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Notifica atto impositivo: nullo se agli eredi del socio

La Corte di Cassazione ha annullato un avviso di accertamento fiscale perché la notifica atto impositivo era stata erroneamente indirizzata agli eredi del socio liquidatore defunto di una società cancellata. La sentenza chiarisce che, per un periodo di cinque anni dalla cancellazione, la società continua a esistere fittiziamente per fini fiscali e deve essere la destinataria di ogni atto impositivo, rendendo nulla la notifica a soggetti diversi.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica Atto Impositivo: Nulla se Indirizzata agli Eredi del Liquidatore

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale in materia fiscale: la corretta notifica atto impositivo a una società cancellata dal registro delle imprese. La decisione stabilisce un principio fondamentale: l’atto è nullo se notificato agli eredi del liquidatore defunto anziché alla società stessa, che per il Fisco continua a ‘vivere’ per cinque anni.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento per IVA, interessi e sanzioni relative all’anno 2013, notificato dall’Amministrazione Finanziaria. I destinatari non erano la società, una S.a.s., ma gli eredi del suo ex socio accomandatario e liquidatore. Due elementi complicavano la vicenda:
1. La società era stata cancellata dal registro delle imprese nel 2015.
2. Il socio liquidatore era deceduto prima della notifica dell’atto, avvenuta nel 2018.

Gli eredi hanno impugnato l’atto, sostenendo l’illegittimità della notifica. Dopo due gradi di giudizio a loro sfavorevoli, la questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Analisi della Corte e la Notifica Atto Impositivo

La Corte Suprema ha ribaltato le decisioni precedenti, accogliendo il ricorso degli eredi e annullando l’atto impositivo. Il ragionamento si fonda su un’interpretazione chiara della normativa fiscale introdotta per gestire i debiti tributari delle società estinte.

La “Fictio Iuris” della Sopravvivenza Fiscale

Il punto centrale della decisione è l’articolo 28, comma 4, del D.Lgs. n. 175/2014. Questa norma crea una “fictio iuris” (finzione giuridica) secondo cui, ai soli fini fiscali, l’estinzione di una società ha effetto solo dopo cinque anni dalla richiesta di cancellazione. In questo lasso di tempo, la società, sebbene civilisticamente estinta, è considerata ancora esistente e capace di essere soggetto passivo di obblighi tributari. Questo differimento quinquennale permette all’Amministrazione Finanziaria di procedere con accertamenti, contenziosi e riscossione.

L’Errore nella Notifica agli Eredi

Stante questa ‘sopravvivenza’ fiscale, la Corte ha stabilito che il corretto destinatario della notifica atto impositivo era e rimaneva la società. La morte del socio liquidatore non cambiava questa realtà. Non vi è alcun automatismo che trasferisca la rappresentanza legale della società agli eredi del suo amministratore. Gli eredi sono considerati soggetti terzi, estranei alla sfera giuridica della società.
L’Amministrazione Finanziaria avrebbe dovuto notificare l’atto alla società presso l’ultimo domicilio fiscale, tramite il suo rappresentante legale. La morte di quest’ultimo imponeva agli altri soci di nominare un nuovo liquidatore, ma non legittimava il Fisco a rivolgersi direttamente agli eredi per un debito sociale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la notifica eseguita nei confronti degli eredi era “incongruamente diretta ad una persona fisica” e “sprovvista d’ogni capacità processuale riferibile all’atto impositivo”. In altre parole, gli eredi non avevano alcun titolo per ricevere un atto destinato a un ente giuridico distinto, la società. L’assenza di un nesso giuridico tra l’atto impositivo (relativo a un debito della società) e i destinatari della notifica (gli eredi del liquidatore) rende la notifica stessa radicalmente nulla e inidonea a produrre qualsiasi effetto giuridico. Di conseguenza, l’avviso di accertamento, non essendo mai stato validamente portato a conoscenza del soggetto obbligato, è stato annullato.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un importante chiarimento pratico: per i debiti tributari di una società cancellata, l’Amministrazione Finanziaria deve, entro i cinque anni successivi, effettuare la notifica atto impositivo direttamente alla società, considerata ancora esistente ai fini fiscali. Qualsiasi notifica indirizzata a soggetti diversi, come gli eredi del socio o del liquidatore, è da considerarsi nulla. Ciò rafforza la tutela dei contribuenti contro notifiche errate e garantisce che il contraddittorio si svolga con il soggetto giuridico corretto, anche se formalmente estinto.

A chi va inviata la notifica di un atto impositivo se la società è cancellata dal registro delle imprese?
Nei cinque anni successivi alla cancellazione, la notifica deve essere indirizzata alla società stessa, che viene considerata ancora esistente ai soli fini della liquidazione, accertamento e riscossione dei tributi.

Se il liquidatore di una società cancellata muore, la notifica atto impositivo può essere inviata ai suoi eredi?
No, la notifica agli eredi è nulla. La morte del liquidatore non trasferisce automaticamente la rappresentanza legale della società ai suoi eredi, i quali sono considerati soggetti estranei alla sfera giuridica dell’ente.

Cosa succede se la notifica di un atto impositivo è inviata a un soggetto sbagliato?
La notifica è considerata nulla e inefficace. Di conseguenza, l’atto impositivo non produce alcun effetto giuridico e, come nel caso deciso dalla Corte, deve essere annullato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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