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Notifica atto impositivo: nulla se all’erede del liquidatore

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21981/2024, ha stabilito che la notifica di un atto impositivo a una società cancellata da meno di cinque anni è nulla se indirizzata all’erede del liquidatore defunto. In base a una ‘fictio iuris’ normativa, la società continua a esistere per fini fiscali per un quinquennio dopo la cancellazione. Pertanto, l’atto deve essere notificato alla società stessa, la quale mantiene la propria soggettività passiva d’imposta, e non a soggetti terzi come gli eredi del rappresentante legale.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica atto impositivo: nulla se all’erede del liquidatore di società cancellata

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 21981/2024) ha chiarito un punto cruciale in materia fiscale: a chi va indirizzata la notifica di un atto impositivo quando una società è stata cancellata dal registro delle imprese? La risposta è netta: l’atto è nullo se notificato all’erede del liquidatore defunto anziché alla società stessa, la quale, per il Fisco, ‘sopravvive’ per cinque anni.

Questo principio protegge gli eredi da pretese fiscali che non li riguardano direttamente e stabilisce regole precise per l’azione dell’Amministrazione Finanziaria. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I fatti del caso: un avviso di accertamento all’erede

Una società in accomandita semplice (s.a.s.) operante nel settore edile veniva cancellata dal registro delle imprese nel 2015. Successivamente, nel 2018, l’Agenzia delle Entrate notificava un avviso di accertamento per IVA, sanzioni e interessi relativi all’anno d’imposta 2013.

La particolarità del caso risiede nel destinatario della notifica. Poiché il socio accomandatario e liquidatore della società era deceduto, l’Agenzia notificava l’atto direttamente alla sua erede. Quest’ultima impugnava l’atto, sostenendo di non essere il soggetto legittimato a riceverlo. Dopo un iter giudiziario nei gradi di merito, la questione è giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La corretta notifica dell’atto impositivo a società cancellate

Il cuore della controversia ruota attorno all’interpretazione dell’art. 28, comma 4, del D.Lgs. n. 175/2014. Questa norma introduce una fictio iuris (finzione giuridica) fondamentale: ai soli fini fiscali, l’estinzione di una società ha effetto solo dopo cinque anni dalla richiesta di cancellazione dal registro delle imprese.

Cosa significa concretamente? Significa che, per l’Amministrazione Finanziaria, la società continua ad esistere come soggetto passivo d’imposta per un quinquennio. Di conseguenza, durante questo periodo:
1. La società mantiene la propria capacità di essere destinataria di atti impositivi.
2. Il liquidatore conserva i poteri di rappresentanza legale della società.

Pertanto, qualsiasi notifica di un atto impositivo deve essere indirizzata alla società presso il suo domicilio fiscale o, in alternativa, notificata direttamente al suo legale rappresentante, ovvero il liquidatore.

La decisione della Corte di Cassazione: la nullità della notifica

La Suprema Corte ha accolto le ragioni dell’erede, dichiarando nullo l’avviso di accertamento. I giudici hanno chiarito che la morte del liquidatore non comporta un automatico trasferimento dei suoi poteri di rappresentanza agli eredi. Questi ultimi sono estranei alla sfera giuridica della società e non possono essere considerati suoi interlocutori fiscali.

L’Agenzia delle Entrate ha errato nel notificare l’atto a un soggetto, l’erede, privo di qualsiasi collegamento con il rapporto tributario della società. La corretta procedura avrebbe imposto la notifica alla società, la quale, seppur cancellata, era ancora ‘in vita’ per il Fisco. La morte del liquidatore avrebbe dovuto, semmai, portare alla nomina di un nuovo rappresentante da parte dei soci superstiti.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il meccanismo di ‘postergazione’ quinquennale degli effetti dell’estinzione, previsto dalla normativa fiscale, opera su un piano sostanziale e non meramente procedurale. Questo implica che la soggettività tributaria dell’ente sopravvive alla sua cancellazione civilistica. La notifica all’erede del liquidatore è stata quindi ritenuta ‘incongruamente diretta ad una persona fisica sprovvista d’ogni capacità processuale riferibile all’atto impositivo’. L’atto, in quanto notificato a un soggetto estraneo al rapporto d’imposta, non era idoneo a raggiungere il suo scopo e, pertanto, era irrimediabilmente nullo.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza stabilisce un principio di diritto chiaro e fondamentale: la notifica di un atto impositivo a una società cancellata da meno di cinque anni deve essere sempre effettuata nei confronti della società stessa, quale soggetto ancora esistente per il Fisco. Indirizzare la notifica all’erede del liquidatore defunto costituisce un vizio insanabile che comporta la nullità dell’atto. Questa decisione rafforza la certezza del diritto e delimita correttamente l’ambito di azione dell’Amministrazione Finanziaria, evitando di coinvolgere soggetti estranei ai debiti tributari societari.

A chi deve essere indirizzata la notifica di un atto impositivo se la società è stata cancellata dal registro delle imprese da meno di cinque anni?
La notifica deve essere indirizzata alla società stessa, in quanto la legge prevede una sua ‘sopravvivenza’ per cinque anni ai soli fini fiscali, mantenendo così la sua soggettività passiva d’imposta.

La morte del liquidatore di una società cancellata trasferisce i suoi poteri di rappresentanza agli eredi?
No, la morte del liquidatore non trasferisce automaticamente i poteri di rappresentanza agli eredi. Gli eredi sono considerati soggetti estranei alla sfera giuridica e fiscale della società.

Cosa succede se la notifica dell’atto impositivo viene effettuata all’erede del liquidatore invece che alla società?
La notifica è radicalmente nulla. Essendo diretta a un soggetto privo di legittimazione a riceverla, l’atto non produce alcun effetto giuridico e la pretesa fiscale in esso contenuta viene annullata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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