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Notifica atto impositivo: la prova con la C.A.D.

Una società cooperativa ha contestato un accertamento fiscale fondato sulla mancata risposta a un invito a produrre documenti. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, chiarendo che la notifica di un atto impositivo, in caso di assenza del destinatario, si perfeziona solo con la produzione in giudizio dell’avviso di ricevimento della raccomandata informativa (C.A.D.). Senza tale prova, la notifica è incompleta e l’accertamento basato su di essa può essere illegittimo.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica Atto Impositivo: La Cassazione Sottolinea l’Importanza della C.A.D.

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di contenzioso tributario: la validità della notifica di un atto impositivo è strettamente legata alla prova del suo perfezionamento. In particolare, quando la consegna non avviene nelle mani del destinatario, spetta all’ente impositore dimostrare di aver completato ogni fase del procedimento, inclusa la corretta ricezione della Comunicazione di Avvenuto Deposito (C.A.D.). Vediamo nel dettaglio come questa pronuncia impatta i diritti del contribuente.

I fatti del caso: un accertamento basato su una notifica contestata

Una società cooperativa edilizia si è vista recapitare un avviso di accertamento con cui l’Agenzia Fiscale ricostruiva induttivamente il suo reddito per l’anno d’imposta 2006, disconoscendo al contempo il diritto alla detrazione dell’IVA. La pretesa del Fisco si basava, tra le altre cose, sulla mancata risposta della società a un precedente invito a produrre documentazione contabile.

La società ha impugnato l’atto, sostenendo di non aver mai ricevuto tale invito e che, di conseguenza, l’accertamento induttivo e la preclusione all’uso dei documenti in giudizio fossero illegittimi. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto le doglianze del contribuente, ritenendo la notifica dell’invito regolare e giustificando l’operato dell’Agenzia.

La notifica dell’atto impositivo e la prova del perfezionamento

Il cuore della questione, giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, riguardava proprio la validità della notifica dell’invito istruttorio. La società lamentava che la procedura di notifica non si era perfezionata, rendendo illegittime tutte le conseguenze negative derivatene.

La Suprema Corte ha accolto questa tesi, richiamando un principio consolidato, espresso in una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 10012/2021). Secondo tale orientamento, nel caso di notifica a mezzo posta, se il destinatario risulta temporaneamente assente (o in caso di assenza di altre persone idonee a ricevere l’atto), la prova del perfezionamento del procedimento notificatorio non può limitarsi alla sola spedizione della C.A.D. È indispensabile, invece, che l’ente notificante produca in giudizio l’avviso di ricevimento della C.A.D. stessa. Solo questo documento, infatti, permette al giudice di verificare la “sorte” della raccomandata informativa e di stabilire se il destinatario sia stato effettivamente messo in condizione di conoscere l’atto depositato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha spiegato che l’obbligo di produrre l’avviso di ricevimento della C.A.D. non è un mero formalismo, ma una garanzia fondamentale del diritto di difesa del contribuente, sancito dall’articolo 24 della Costituzione, e del principio di parità delle parti nel processo. Senza questa prova, non vi è certezza che la notifica si sia perfezionata e che il destinatario abbia avuto una ragionevole possibilità di venire a conoscenza dell’atto a lui destinato.

Nel caso specifico, l’Agenzia Fiscale non aveva fornito tale prova. Di conseguenza, la notifica dell’invito doveva considerarsi incompleta. Questo vizio iniziale inficiava la legittimità delle successive azioni dell’Ufficio, in particolare l’applicazione del metodo di accertamento induttivo e la preclusione all’utilizzo di documenti in sede contenziosa, sanzioni che scattano proprio in caso di inadempimento a una richiesta regolarmente notificata.

La Corte ha inoltre affrontato un secondo aspetto, sollevato dall’Agenzia in un ricorso incidentale, relativo alla validità di una notifica consegnata a una persona presente presso la sede legale della società. Anche su questo punto, i giudici hanno cassato la decisione precedente, sottolineando che il giudice di merito non aveva adeguatamente verificato se la presenza di tale persona fosse puramente occasionale o se derivasse da un rapporto, anche precario, che la autorizzasse a ricevere gli atti.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La decisione in commento rafforza la tutela del contribuente nel processo tributario. Stabilisce in modo inequivocabile che l’onere della prova di una corretta notifica di un atto impositivo grava interamente sull’amministrazione finanziaria. Quando si utilizza il servizio postale e il destinatario non è presente, non è sufficiente affermare di aver spedito la C.A.D.; è necessario dimostrarne l’avvenuta ricezione producendo il relativo avviso. In mancanza, la notifica è viziata e gli atti successivi, basati su quella presunta conoscenza, sono illegittimi. Per i contribuenti, ciò significa avere un’arma processuale in più per contestare pretese fiscali fondate su notifiche non perfezionate secondo le regole stabilite dalla giurisprudenza di legittimità.

Quando una notifica a mezzo posta di un atto impositivo si considera perfezionata se il destinatario è temporaneamente assente?
La notifica si considera perfezionata solo se l’ente notificante fornisce la prova completa del procedimento, che include la produzione in giudizio dell’avviso di ricevimento della raccomandata informativa (C.A.D.) con cui si comunica l’avvenuto deposito dell’atto.

Cosa succede se l’amministrazione finanziaria non produce in giudizio l’avviso di ricevimento della C.A.D.?
In assenza di tale prova, la notifica è considerata non perfezionata. Di conseguenza, l’atto non si ritiene legalmente conosciuto dal contribuente e non possono operare le preclusioni derivanti dalla mancata risposta, come il divieto di utilizzare in giudizio documenti non esibiti su richiesta.

La consegna di un atto a una persona qualsiasi presente nella sede di una società è sempre valida?
No. Affinché la notifica sia valida, è necessario che il consegnatario si trovi presso la sede non in modo meramente occasionale, ma in virtù di un rapporto (anche non lavorativo, provvisorio o precario) che lo qualifichi come persona addetta alla ricezione. Spetta al giudice verificare la natura di tale rapporto in caso di contestazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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