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Notifica atti: essenziale la prova di ricezione CAD

Una contribuente ha impugnato un preavviso di fermo amministrativo sostenendo di non aver mai ricevuto il precedente avviso di accertamento. I giudici di merito le avevano dato torto. La Corte di Cassazione ha invece accolto il suo ricorso, chiarendo un principio fondamentale sulla notifica atti: in caso di irreperibilità relativa del destinatario, l’ente impositore deve produrre in giudizio non solo l’avviso di ricevimento della raccomandata contenente l’atto, ma anche quello della seconda raccomandata (la C.A.D.) che informa del deposito presso l’ufficio postale. Senza questa doppia prova, la notifica è invalida.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica Atti Fiscali: Senza Prova di Ricezione della CAD, la Notifica è Nulla

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale per la validità della notifica atti tributari: la semplice spedizione della raccomandata non basta. Per perfezionare la procedura in caso di assenza del destinatario, è fondamentale che l’amministrazione finanziaria fornisca la prova di ricezione della seconda comunicazione, la cosiddetta C.A.D. (Comunicazione di Avvenuto Deposito). Vediamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una contribuente, di professione avvocato, si vedeva recapitare un preavviso di fermo amministrativo per il mancato pagamento di imposte (Iva, Irap e Irpef). La professionista impugnava immediatamente l’atto, sostenendo di non aver mai ricevuto il presupposto avviso di accertamento. In pratica, era venuta a conoscenza del debito tributario solo nel momento in cui le veniva minacciato il fermo del veicolo.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respingevano il suo ricorso, ritenendo valida la notifica dell’avviso di accertamento. Secondo i giudici di merito, le formalità risultavano adempiute e la contribuente non aveva esperito una querela di falso per contestare le attestazioni del messo notificatore.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Notifica Atti

La contribuente non si arrendeva e portava il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando l’errata applicazione delle norme sulla notifica atti. Il suo motivo di ricorso principale si concentrava proprio sulla violazione delle regole procedurali previste in caso di irreperibilità relativa del destinatario.

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza e rinviando la causa a un nuovo giudice. Il ragionamento dei giudici di legittimità è stato chiaro e in linea con un orientamento ormai consolidato, sancito anche dalle Sezioni Unite.

La Doppia Prova Necessaria

Il punto centrale della questione riguarda la procedura di notifica a mezzo posta quando il destinatario è temporaneamente assente. In questi casi, il procedimento si articola in due fasi:
1. L’invio di una prima raccomandata con avviso di ricevimento, contenente l’atto da notificare.
2. Qualora il destinatario o altre persone abilitate non siano presenti, l’agente postale deposita il plico presso l’ufficio postale e invia una seconda raccomandata con avviso di ricevimento, la C.A.D., per informare il destinatario del deposito.

La Corte ha stabilito che, per considerare la notifica atti perfezionata, non è sufficiente dimostrare di aver spedito la C.A.D., ma è indispensabile produrre in giudizio l’avviso di ricevimento anche di questa seconda comunicazione. Solo così si ha la certezza che il destinatario sia stato messo nelle condizioni di conoscere l’esistenza dell’atto depositato.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando l’errore commesso dal giudice d’appello. Quest’ultimo aveva ritenuto valida la notifica basandosi sulle attestazioni dell’agente postale (immissione dell’avviso in cassetta e spedizione della raccomandata A/R), senza però verificare l’effettiva produzione in giudizio dell’avviso di ricevimento della C.A.D. Questo documento è invece essenziale per provare il completamento dell’iter notificatorio e garantire il diritto di difesa del contribuente. Citando la fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 10012/2021), la Cassazione ha ribadito che la produzione di entrambi gli avvisi di ricevimento è un onere probatorio che incombe sulla parte che notifica l’atto, in questo caso l’amministrazione finanziaria.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio di garanzia fondamentale per i contribuenti. La validità di un atto impositivo e dei conseguenti atti della riscossione, come il fermo amministrativo, dipende dal rigoroso rispetto delle procedure di notificazione. L’onere della prova di una notifica regolarmente eseguita grava interamente sull’ente impositore. Il contribuente che riceve un atto esecutivo senza aver mai avuto notizia dell’atto presupposto ha pieno diritto di contestarlo, e spetterà all’amministrazione dimostrare, senza ombra di dubbio e con tutta la documentazione necessaria – inclusi entrambi gli avvisi di ricevimento – di aver perfezionato correttamente la notifica.

Quando una notifica a mezzo posta di un atto fiscale si considera valida se il destinatario è temporaneamente assente?
La notifica si considera valida solo se l’ente impositore fornisce la prova di ricezione (avviso di ricevimento) sia della prima raccomandata contenente l’atto, sia della seconda raccomandata (c.d. C.A.D.) che comunica l’avvenuto deposito dell’atto presso l’ufficio postale.

È sufficiente provare di aver spedito la seconda raccomandata (C.A.D.) per perfezionare la notifica?
No, secondo la Corte di Cassazione non è sufficiente la prova della sola spedizione. È indispensabile produrre in giudizio l’avviso di ricevimento anche della seconda raccomandata per dimostrare che il destinatario è stato effettivamente messo a conoscenza del deposito.

Cosa succede se l’Agenzia delle Entrate non produce in giudizio l’avviso di ricevimento della C.A.D.?
In tal caso, la notifica dell’atto impositivo è considerata invalida. Di conseguenza, l’atto non diventa definitivo e gli atti successivi, come il preavviso di fermo amministrativo, sono illegittimi perché basati su un presupposto (la valida notifica) che non si è verificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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