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Notifica art 140 cpc: quando è nulla senza la CAD

Un contribuente ha impugnato un’intimazione di pagamento, sostenendo di non aver mai ricevuto la cartella esattoriale presupposta. La questione centrale riguardava la validità della procedura di notificazione in caso di assenza temporanea del destinatario. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito un principio cruciale per la validità della notifica art 140 cpc: l’ente notificante deve fornire la prova non solo della spedizione, ma anche della ricezione della raccomandata informativa (C.A.D.) che comunica il deposito dell’atto presso la casa comunale. La mancanza di tale prova rende la notifica nulla. Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza impugnata, rinviando il caso al giudice di merito per verificare il corretto perfezionamento della procedura.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica art 140 cpc: la Cassazione stabilisce la nullità senza prova della ricezione della C.A.D.

La corretta notificazione degli atti fiscali è un presupposto fondamentale per la validità della pretesa creditoria da parte dello Stato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale: la notifica art 140 cpc e i requisiti per il suo perfezionamento. La pronuncia chiarisce che, in caso di assenza temporanea del destinatario, non è sufficiente spedire la raccomandata informativa (C.A.D.), ma è indispensabile provarne l’effettiva ricezione. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I fatti del caso: la contestazione di una cartella mai ricevuta

Un contribuente si vedeva recapitare un’intimazione di pagamento e decideva di impugnarla, sostenendo di non aver mai ricevuto la cartella esattoriale che ne costituiva il fondamento. La sua difesa si basava sull’omessa notifica dell’atto presupposto, che rendeva illegittima la successiva richiesta di pagamento.
Nei primi due gradi di giudizio, le Commissioni Tributarie davano torto al cittadino. I giudici ritenevano che l’Agenzia delle Entrate – Riscossione avesse fornito prove sufficienti, depositando in giudizio l’estratto di ruolo e la documentazione relativa alla notifica. In particolare, secondo i giudici di merito, la prova del deposito dell’atto presso la casa comunale era sufficiente a dimostrare l’avvenuta notifica.
Il contribuente, non soddisfatto, ricorreva in Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza d’appello, tra cui la violazione delle norme sulla notificazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i quattro motivi di ricorso presentati dal contribuente, accogliendone uno e rigettando gli altri.

L’analisi dei motivi respinti

I giudici di legittimità hanno ritenuto infondati i primi tre motivi. In sintesi, la Corte ha affermato che:
1. Non vi era stata omissione di pronuncia da parte del giudice d’appello, il quale aveva implicitamente rigettato le doglianze del contribuente ritenendo la notifica perfezionata.
2. La produzione dell’estratto di ruolo è considerata prova sufficiente dell’esistenza del credito, identificando debitore, causa e ammontare del debito.
3. La contestazione relativa alla mancata prova che la busta depositata in Comune contenesse effettivamente la cartella di pagamento è stata giudicata inammissibile, in quanto sollevata per la prima volta in sede di legittimità.

Il motivo accolto: il vizio della notifica art 140 cpc

Il quarto motivo, risultato decisivo, denunciava la violazione dell’art. 140 del codice di procedura civile. Il ricorrente sosteneva che la procedura di notifica non poteva considerarsi completa perché mancava la prova dell’avviso di ricevimento della raccomandata informativa (la cosiddetta C.A.D. – Comunicazione di Avvenuto Deposito), spedita per informarlo del deposito della cartella presso la casa comunale.
La Corte di Cassazione ha dato ragione al contribuente, accogliendo questo motivo e cassando la sentenza impugnata.

Le motivazioni: perché la prova della C.A.D. è indispensabile?

La Corte ha ribadito un principio di diritto ormai consolidato, richiamando una sua precedente pronuncia a Sezioni Unite (n. 10012/2021). In tema di notifica art 140 cpc, la procedura si perfeziona solo con la ricezione della C.A.D. da parte del destinatario o, comunque, con il decorso di dieci giorni dalla spedizione.
Questo significa che l’ente notificante non può limitarsi a provare di aver spedito la raccomandata, ma deve produrre in giudizio l’avviso di ricevimento della stessa. Questo documento è l’unica prova che garantisce la conoscibilità dell’atto da parte del destinatario e completa l’iter notificatorio.
Nel caso specifico, i giudici d’appello avevano erroneamente ritenuto la notifica perfezionata senza verificare se agli atti fosse presente l’avviso di ricevimento della C.A.D. L’agente notificatore, inoltre, aveva omesso di indicare sulla cartolina attestante l’irreperibilità il numero di tale raccomandata, un’ulteriore anomalia procedurale.
La Suprema Corte ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte tributaria regionale, in diversa composizione, affinché verifichi se le operazioni di notifica della cartella di pagamento si siano effettivamente perfezionate secondo le regole.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per contribuenti e Fisco

Questa ordinanza rafforza la tutela del contribuente, sottolineando il rigore formale richiesto per le procedure di notificazione. La notifica art 140 cpc è una procedura complessa e ogni suo passaggio è essenziale per garantire il diritto di difesa. Per l’Amministrazione finanziaria e i suoi agenti della riscossione, ciò significa che è necessario conservare e, se richiesto, produrre in giudizio non solo la prova della spedizione della C.A.D., ma anche il relativo avviso di ricevimento. Per i contribuenti, questa pronuncia conferma che è possibile contestare efficacemente un atto fiscale se la notifica dell’atto presupposto presenta vizi procedurali, in particolare la mancata prova del completamento dell’iter previsto dall’art. 140 c.p.c.

In una notifica ai sensi dell’art. 140 c.p.c., è sufficiente per l’ente creditore provare di aver spedito la raccomandata informativa (C.A.D.)?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte di Cassazione, per perfezionare la notifica, l’ente deve produrre in giudizio l’avviso di ricevimento della raccomandata C.A.D., che prova l’effettiva ricezione della comunicazione da parte del destinatario o il compimento della giacenza.

La produzione dell’estratto di ruolo è sufficiente a provare l’esistenza del debito?
Sì. La Corte conferma che l’estratto di ruolo, essendo una riproduzione fedele della parte del ruolo relativa al contribuente, contiene tutti gli elementi essenziali (identità del debitore, causa e importo) per provare la natura e l’entità del credito.

Cosa succede se il giudice d’appello non verifica la presenza dell’avviso di ricevimento della C.A.D.?
La sentenza emessa è viziata per violazione di legge. Come accaduto nel caso di specie, la Corte di Cassazione può cassare la decisione e rinviare il giudizio al giudice di merito affinché compia la verifica omessa, accertando se la procedura di notifica si sia o meno perfezionata correttamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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