LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Notifica all’amministratore di fatto: è valida?

L’Agenzia delle Entrate ha notificato un avviso di accertamento a un amministratore di fatto anziché al rappresentante legale di una società. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, confermando che la notifica all’amministratore di fatto è proceduralmente illegittima. L’atto impositivo deve essere notificato al rappresentante legale, distinguendo la questione della notifica da quella della responsabilità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica all’amministratore di fatto: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27082/2024, ha affrontato un tema cruciale in ambito tributario: la validità della notifica all’amministratore di fatto di un avviso di accertamento destinato a una società. Questa decisione ribadisce un principio procedurale fondamentale, distinguendo nettamente il piano della notifica dell’atto da quello della responsabilità sostanziale di chi gestisce l’impresa. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.

Il caso: un avviso di accertamento al destinatario sbagliato

Una società a responsabilità limitata riceveva un avviso di accertamento per maggiori imposte (Ires, Iva e Irap) relative all’anno 2008. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, notificava l’atto non al rappresentante legale formalmente in carica, ma a un altro soggetto, ritenuto l’amministratore di fatto della società. Quest’ultimo impugnava l’avviso, sostenendo di non essere il legittimo destinatario dell’atto. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale accoglievano le sue ragioni, annullando l’accertamento. Secondo i giudici di merito, era incontestato che il soggetto non fosse il rappresentante legale, e quindi non poteva essere il destinatario di un atto impositivo emesso formalmente nei confronti della società.

La questione della notifica all’amministratore di fatto nel ricorso dell’Agenzia

L’Agenzia delle Entrate ricorreva in Cassazione, lamentando che la sentenza d’appello avesse una “motivazione apparente”. A suo avviso, la notifica all’amministratore di fatto era non solo legittima ma anche “necessaria”, soprattutto nei casi in cui il rappresentante legale fosse una mera “testa di legno”. L’Agenzia sosteneva che la Corte territoriale non avesse adeguatamente considerato le proprie argomentazioni, omettendo di spiegare perché l’amministratore di fatto non potesse ricevere la notifica, anche ai fini di una sua eventuale responsabilità solidale.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che la motivazione della sentenza d’appello, seppur sintetica, era chiara e sufficiente. La ratio decidendi era inequivocabile: l’amministratore di fatto non è legittimato a ricevere un avviso di accertamento rivolto alla società di capitali.

La Corte ha richiamato le norme procedurali (art. 145 c.p.c. e art. 60 d.P.R. 600/1973) che disciplinano la notifica alle persone giuridiche. Tali norme prevedono espressamente che la consegna avvenga alla persona che rappresenta legalmente l’ente o ad altri soggetti specificamente indicati, tra i quali non figura l’amministratore di fatto. Pertanto, la decisione dei giudici di merito era pienamente conforme alla giurisprudenza di legittimità.

Inoltre, la Cassazione ha sottolineato un’importante distinzione: un conto è la questione procedurale della legittimità della notifica, un altro è la questione sostanziale dell’eventuale responsabilità dell’amministratore di fatto. L’Agenzia delle Entrate aveva confuso i due piani. Il processo in esame riguardava esclusivamente la correttezza della notifica, non la responsabilità per le violazioni tributarie. Se l’Agenzia avesse voluto contestare anche questo secondo aspetto, avrebbe dovuto farlo in un contesto diverso e con argomentazioni specifiche.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La decisione della Cassazione ribadisce un principio di rigore formale a tutela del contribuente e della certezza del diritto. La notifica di un atto impositivo deve seguire le regole procedurali stabilite dalla legge per essere valida. Non è possibile superare queste regole sulla base di presunzioni o di indagini sulla gestione effettiva della società. L’individuazione del destinatario dell’atto non può essere lasciata alla discrezionalità dell’ente impositore, ma deve corrispondere a quanto risulta dalla legge e dagli atti formali.

In pratica, l’Agenzia delle Entrate deve notificare l’avviso di accertamento al rappresentante legale della società. La figura dell’amministratore di fatto può assumere rilevanza in un momento successivo, ad esempio per accertarne la responsabilità personale e solidale per i debiti tributari della società, ma non può sanare un vizio procedurale iniziale come quello di una notifica errata. Questa pronuncia serve da monito per l’amministrazione finanziaria a rispettare scrupolosamente le forme previste per la notifica degli atti, pena l’illegittimità degli stessi.

È valida la notifica di un avviso di accertamento fiscale direttamente all’amministratore di fatto di una società?
No, la notifica non è valida. Secondo la Corte di Cassazione, le norme procedurali (art. 145 c.p.c. e art. 60 d.P.R. n. 600/1973) richiedono che l’atto sia notificato al rappresentante legale della società o ad altri soggetti specificamente indicati dalla legge, tra i quali non rientra l’amministratore di fatto.

Perché la Corte distingue tra la legittimità della notifica e la responsabilità dell’amministratore di fatto?
La Corte distingue questi due aspetti perché attengono a piani giuridici differenti. La legittimità della notifica è un requisito procedurale che garantisce la corretta instaurazione del rapporto tra fisco e contribuente. La responsabilità dell’amministratore di fatto è invece una questione di diritto sostanziale, che riguarda l’eventuale obbligo di quest’ultimo di rispondere dei debiti tributari della società. Un vizio nella procedura di notifica rende l’atto nullo, indipendentemente da chi sia il responsabile sostanziale dell’evasione.

Cosa si intende per “motivazione apparente” di una sentenza?
Per “motivazione apparente” si intende un vizio della sentenza che si verifica quando la giustificazione della decisione, pur esistendo formalmente, è talmente generica, contraddittoria o illogica da non permettere di comprendere il ragionamento giuridico seguito dal giudice. In questo caso, la Cassazione ha ritenuto che la motivazione della corte d’appello, sebbene sintetica, fosse chiara e sufficiente a spiegare la decisione, escludendo quindi il vizio di apparenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati