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Notifica al socio: onere della prova sul Fisco

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4812/2025, ha stabilito un importante principio in materia di notifica al socio. Se l’Amministrazione Finanziaria invia più atti in un’unica busta e il destinatario contesta di averli ricevuti tutti, spetta all’ente impositore l’onere di provare l’effettivo contenuto della spedizione. Nel caso specifico, un socio non amministratore aveva ricevuto la notifica di un accertamento destinato alla società. La Corte ha ritenuto infondato il ricorso del Fisco, che non ha fornito la prova di aver inviato al socio anche un atto a lui personalmente destinato, oltre a quello societario.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica al socio: quando l’onere della prova ricade sull’Amministrazione Finanziaria

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 4812 del 2025 affronta una questione cruciale per i rapporti tra Fisco e contribuente: la validità della notifica al socio e, soprattutto, a chi spetta l’onere di provare il contenuto di un plico contestato. La Suprema Corte ha chiarito che la semplice presunzione di conoscenza legata alla ricezione di una raccomandata non è sufficiente quando l’ente impositore sostiene di aver inviato più documenti in un’unica spedizione e il destinatario lo nega. In questo scenario, la palla passa al Fisco.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento per Ires, Iva e Irap relativo all’anno 2013, emesso nei confronti di una Srl a ristretta base partecipativa. L’Amministrazione Finanziaria notificava l’atto non solo alla società, ma anche a uno dei soci, il quale, però, non ricopriva la carica di legale rappresentante.

Il socio decideva di impugnare l’avviso di accertamento, sostenendo di non avere la legittimazione a riceverlo, essendo un atto destinato esclusivamente alla società. L’ente impositore, di contro, affermava il difetto di legittimazione del socio a impugnare un atto societario.

I giudici di primo grado (CTP) davano ragione al Fisco, respingendo il ricorso. Tuttavia, in appello, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) ribaltava la decisione. Pur riconoscendo che un socio non è legittimato a impugnare un atto impositivo indirizzato alla società, la CTR accoglieva il ricorso del contribuente, ritenendo che questi avesse comunque un interesse ad agire, dato che l’atto gli era stato effettivamente notificato. Di conseguenza, l’Amministrazione Finanziaria proponeva ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, confermando, nella sostanza, la decisione dei giudici d’appello. Il punto centrale non era tanto la legittimazione del socio a impugnare, quanto la questione probatoria legata alla notifica.

L’ente impositore sosteneva che nella busta notificata al socio non vi era solo l’avviso di accertamento della società (inviato ‘per conoscenza’), ma anche un distinto avviso di accertamento relativo al reddito di partecipazione del socio stesso. Il contribuente, invece, contestava questa circostanza. Di fronte a questa contrapposizione, la Corte ha applicato un principio fondamentale in materia di onere della prova.

Le Motivazioni: l’onere della prova nella notifica al socio

La Cassazione ha richiamato il proprio consolidato orientamento (Cass. n. 30787/2019) per fare luce sulla presunzione di conoscenza prevista dall’art. 1335 c.c. Questa presunzione, che scatta con l’arrivo della raccomandata all’indirizzo del destinatario, opera pienamente quando si tratta di un singolo atto. In tal caso, spetta al destinatario dimostrare di essere stato, senza sua colpa, nell’impossibilità di averne notizia.

La situazione cambia radicalmente, però, quando il mittente afferma di aver inserito nella busta più di un documento e il destinatario contesta tale circostanza. Secondo la Corte, il principio basato sull’esperienza comune (id quod plerumque accidit) è che a ogni atto da comunicare corrisponde una singola spedizione.

Se il mittente (in questo caso, il Fisco) devia da questa prassi e sceglie di inviare più atti insieme, si assume il rischio di una possibile contestazione. Di conseguenza, grava su di esso l’onere di provare l’avvenuta notifica di tutti i documenti contenuti nel plico. L’Amministrazione Finanziaria, nel caso di specie, non è stata in grado di fornire tale prova, limitandosi ad affermare la presenza di entrambi gli atti senza supportarla con elementi concreti.

Il ricorso è stato quindi giudicato infondato e respinto.

Conclusioni

Questa pronuncia rafforza la tutela del contribuente nel contesto delle notifiche fiscali. Stabilisce un chiaro confine all’operatività della presunzione di conoscenza, ancorandola a un preciso onere probatorio a carico dell’Amministrazione Finanziaria in caso di spedizioni multiple e contestate. Per i soci di società, specialmente quelle a ristretta base partecipativa, ciò significa che una notifica al socio di un atto societario, se contestata, non può essere data per scontata. L’ente impositore deve essere in grado di dimostrare in modo inequivocabile cosa ha effettivamente spedito, non potendo fare affidamento su una presunzione che, come chiarito dalla Corte, non è assoluta.

A chi spetta provare il contenuto di una raccomandata se il mittente dichiara di aver inviato più documenti e il destinatario lo nega?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova grava sul mittente. La presunzione di conoscenza si applica all’arrivo della busta, ma non si estende automaticamente a tutto il contenuto che il mittente afferma di aver inserito, specialmente se si tratta di più atti distinti.

Un socio non amministratore è legittimato a impugnare un avviso di accertamento intestato alla società?
Di norma, no. La Corte ribadisce che il mero socio non ha la legittimazione ad impugnare un atto impositivo indirizzato alla società di capitali. Tuttavia, nel caso specifico, il socio aveva interesse a contestare l’atto perché gli era stato notificato direttamente, creando una situazione anomala che giustificava il suo interesse ad agire.

La presunzione di conoscenza di un atto notificato tramite raccomandata è sempre valida?
No, non è una presunzione assoluta. Opera pienamente per la spedizione di un singolo atto. Se però il mittente invia più atti e sorge una contestazione, la presunzione non è più sufficiente a provare che tutti gli atti fossero nel plico. Il mittente deve fornire una prova ulteriore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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