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Notifica a società cancellata: valida per gli ex soci

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15191/2024, ha stabilito che la notifica di una cartella di pagamento a una società cancellata è valida se l’atto perviene a conoscenza di uno degli ex soci. Questo perché la cancellazione della società dal registro delle imprese innesca un fenomeno successorio, trasferendo i debiti sociali sui soci. Pertanto, la notifica all’ex socio, anche se l’atto è intestato alla società estinta, raggiunge il suo scopo e rende efficace la pretesa fiscale nei confronti dei successori.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Notifica a società cancellata: è valida se raggiunge l’ex socio

La questione dei debiti tributari residui dopo la chiusura di un’attività è un problema comune che affligge molti imprenditori. Cosa succede se arriva una cartella di pagamento intestata a una società che non esiste più? La recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 15191/2024) fornisce una risposta chiara e consolidata: la notifica a una società cancellata è pienamente valida ed efficace se l’atto viene recapitato a uno degli ex soci. Approfondiamo i dettagli di questa importante decisione.

I fatti del caso

Due ex soci di una società in accomandita semplice (s.a.s.) impugnavano una cartella di pagamento relativa a un debito fiscale sorto nel 2004. La particolarità del caso risiedeva nel fatto che la società era stata cancellata dal Registro delle Imprese nel febbraio 2006, mentre la notifica della cartella era avvenuta solo nel 2010. L’atto, sebbene intestato alla società ormai estinta, era stato recapitato presso l’indirizzo della vecchia sede legale, coincidente con la residenza di uno degli ex soci.

I contribuenti sostenevano la nullità della cartella, in quanto notificata a un soggetto giuridicamente inesistente. L’agente della riscossione, invece, si difendeva affermando la propria estraneità ai vizi del ruolo, formato dall’Agenzia delle Entrate quando la società era già cancellata.

La decisione dei giudici di merito

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione ai contribuenti. I giudici di merito avevano annullato la cartella di pagamento, ritenendo fondata l’eccezione di inesistenza della notificazione, poiché era stata effettuata nei confronti di una società non più esistente al momento della notifica.

I motivi del ricorso e la questione della notifica a società cancellata

L’agente della riscossione ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali. Il fulcro della difesa ruotava attorno al primo motivo: la presunta violazione delle norme sulla notifica e sull’estinzione delle società (art. 2495 c.c.).

Secondo il ricorrente, l’estinzione della società produce un fenomeno di tipo successorio. Gli ex soci subentrano nei debiti sociali e diventano coobbligati. Di conseguenza, la notifica, anche se formalmente indirizzata alla società estinta, una volta giunta a conoscenza di uno degli ex soci (successori nel debito), sana qualsiasi vizio e raggiunge il suo scopo. In pratica, l’atto è da considerarsi valido ed efficace nei confronti di chi lo ha ricevuto.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’agente della riscossione, ribaltando le decisioni dei giudici di merito. Analizzando i motivi, ha prima rigettato quelli secondari per poi concentrarsi sulla questione centrale.

In primo luogo, ha escluso la sussistenza di un litisconsorzio necessario con l’ente impositore (Agenzia delle Entrate). È onere del concessionario, se convenuto in giudizio, chiamare in causa l’ente titolare del credito, ma non un obbligo per il giudice ordinarlo d’ufficio.

Successivamente, ha confermato che la norma che estende a cinque anni gli effetti della cancellazione ai fini fiscali (art. 28, D.Lgs. 175/2014) non è retroattiva e si applica solo alle cancellazioni richieste dopo il 13 dicembre 2014.

Il punto cruciale è l’accoglimento del primo motivo. La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato: la cancellazione di una società di persone dal Registro delle Imprese determina un fenomeno successorio. Gli ex soci subentrano nei rapporti debitori che facevano capo alla società. Pertanto, la notifica a una società cancellata non è inesistente ma, al più, nulla. Tale nullità è sanata se l’atto raggiunge il suo scopo, ovvero se viene a conoscenza di uno dei successori (gli ex soci).

La Suprema Corte ha affermato che: “è valida la notifica effettuata a mani di uno dei soci della società di persone dopo la sua estinzione […], giacché […] trova fondamento nel fenomeno successorio che si realizza con riferimento alle situazioni debitorie gravanti sul dante causa”.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per un nuovo esame. Il principio di diritto stabilito è di fondamentale importanza pratica: gli ex soci non possono invocare la semplice cancellazione della società per sottrarsi ai debiti tributari. Se la cartella di pagamento, pur intestata alla società estinta, viene notificata a uno di loro, la pretesa fiscale è legittimamente azionata nei confronti di tutti i successori.

Una cartella di pagamento notificata a una società già cancellata dal registro delle imprese è valida?
Sì, secondo la Corte di Cassazione la notifica è valida ed efficace se l’atto viene ricevuto da uno degli ex soci. Con la cancellazione si verifica un fenomeno successorio in cui i soci subentrano nei debiti della società estinta, e la ricezione dell’atto da parte loro sana ogni eventuale vizio.

Gli ex soci di una società di persone sono responsabili per i debiti tributari dopo la cancellazione?
Sì. La cancellazione non elimina i debiti. Gli ex soci diventano successori ‘ex lege’ della società e rispondono delle obbligazioni sociali, compresi i debiti tributari, illimitatamente e in solido tra loro.

L’agente della riscossione, quando viene citato in giudizio per una cartella, deve obbligatoriamente chiamare in causa l’Agenzia delle Entrate?
No. Non si configura un litisconsorzio necessario. Se l’agente della riscossione è convenuto in giudizio per motivi che attengono al merito del debito, è un suo onere (e non un obbligo imposto dal giudice) chiamare in causa l’ente impositore per non dover rispondere da solo dell’esito della lite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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