Motivazione Sentenza: Quando la Carenza Logica Porta all’Annullamento
L’obbligo di fornire una chiara e completa motivazione della sentenza è un pilastro del nostro ordinamento giuridico, garantito anche a livello costituzionale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce con forza questo principio, annullando una decisione d’appello proprio per un vizio di motivazione. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere perché un giudice non può limitarsi ad affermare una conclusione senza spiegare il percorso logico che l’ha generata, soprattutto quando sono in gioco prove documentali.
I Fatti di Causa: Dalle Cartelle di Pagamento al Ricorso
La vicenda ha origine dall’impugnazione, da parte di un contribuente, di cinque cartelle di pagamento. Il cittadino sosteneva di non averle mai ricevute e di esserne venuto a conoscenza solo dopo aver effettuato un accesso agli atti presso l’Agente della Riscossione. Il giudice di primo grado accoglieva il ricorso, ritenendo non provata la notifica delle cartelle.
L’Agente della Riscossione proponeva appello, ma la Commissione Tributaria Regionale confermava la decisione di primo grado. Insoddisfatto, l’ente riscossore si rivolgeva alla Corte di Cassazione, lamentando un unico, ma decisivo, vizio: la totale assenza di una motivazione comprensibile nella sentenza d’appello.
L’Importanza della Motivazione della Sentenza nel Processo Tributario
Nel suo ricorso, l’Agente della Riscossione ha sostenuto che i giudici d’appello avevano ignorato completamente la documentazione depositata, inclusi gli avvisi di ricevimento che, a suo dire, provavano l’avvenuta notifica delle cartelle. La sentenza impugnata si era limitata a una frase generica, affermando che “l’Ufficio non ha fornito prova certa della notifica delle cartelle di pagamento, né di atti interruttivi della prescrizione“.
Questa affermazione, secondo la ricorrente, non spiegava perché le prove prodotte fossero state considerate inattendibili o insufficienti, rendendo di fatto impossibile comprendere la ratio della decisione e configurando un vizio di motivazione della sentenza solo apparente.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno chiarito che una motivazione si definisce “apparente” quando, pur essendo materialmente presente, non permette di ricostruire il percorso logico-giuridico seguito dal giudice per arrivare alla sua conclusione. Questo vizio si verifica quando la pronuncia “riveli una obiettiva carenza nella indicazione del criterio logico che ha condotto il giudice alla formazione del proprio convincimento“.
Nel caso specifico, la Commissione Tributaria Regionale si era limitata a una dichiarazione apodittica, senza confrontarsi con le specifiche allegazioni documentali fornite dall’Agente della Riscossione. Non ha spiegato perché le prove di notifica fossero state ritenute insufficienti, né ha argomentato sulle ragioni per cui le deduzioni della parte appellante fossero state integralmente disattese. Questo modo di procedere si pone in contrasto frontale con i principi sanciti dagli articoli 132 c.p.c. e 111 della Costituzione.
Le Conclusioni: Un Monito per i Giudici di Merito
La decisione della Cassazione è un importante monito: la giustizia non si esaurisce nel dispositivo, ma vive nel percorso argomentativo che lo sorregge. Un giudice non può liquidare le prove e le argomentazioni delle parti con formule di stile o affermazioni generiche. Ha il dovere di esplicitare il proprio ragionamento, consentendo alle parti di comprenderlo e, se del caso, di impugnarlo efficacemente.
Per questo motivo, la Corte ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa alla Commissione Tributaria Regionale, in diversa composizione, affinché proceda a un nuovo esame del merito, questa volta fornendo una motivazione completa, logica e coerente con le prove agli atti.
Perché la sentenza della Commissione Tributaria Regionale è stata annullata?
È stata annullata perché affetta da un vizio di “motivazione apparente”. I giudici d’appello si sono limitati a confermare la sentenza di primo grado con una frase generica, senza spiegare perché le prove documentali prodotte dall’Agente della Riscossione non fossero state ritenute sufficienti a dimostrare la notifica delle cartelle.
Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ in una sentenza?
Si ha una motivazione apparente quando la sentenza contiene delle frasi che sembrano spiegare la decisione, ma in realtà non permettono di comprendere il percorso logico e giuridico seguito dal giudice. È una motivazione che esiste solo formalmente ma è vuota di contenuto argomentativo effettivo.
Cosa succederà adesso nel processo?
La Corte di Cassazione ha rinviato la causa alla Commissione Tributaria Regionale della Lombardia, che dovrà riesaminare il caso con un collegio di giudici diverso. Questo nuovo collegio dovrà decidere nuovamente sulla questione, ma questa volta sarà obbligato a fornire una motivazione completa e dettagliata che analizzi specificamente le prove presentate dalle parti.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 20909 Anno 2024
Civile Ord. Sez. 5 Num. 20909 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 26/07/2024
ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n. 10670/2021 R.G. proposto da:
RAGIONE_SOCIALE, elettivamente domiciliata in INDIRIZZO, presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO (P_IVAP_IVA che la rappresenta e difende
-ricorrente-
contro
RUGGIERI GIROLAMO
-intimato- avverso SENTENZA di COMM.TRIB.REG. della LOMBARDIA n. 2282/2020 depositata il 12/10/2020.
Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 12/06/2024 dal Consigliere NOME COGNOME.
Fatti di causa
L’RAGIONE_SOCIALE ha proposto appello avverso la sentenza della CTP di Milano che ha accolto il ricorso del contribuente finalizzato all’annullamento di cinque cartelle di pagamento, asseritamente conosciute dal medesimo solo in seguito all’accesso agli Uffici dell’Agenzia della riscossione. Il giudice di primo grado ha accertato la mancata prova della notifica delle cartelle. Il successivo appello di RAGIONE_SOCIALE è stato rigettato dalla CTR della Lombardia, sicché il predetto agente della riscossione ha affidato il proprio ricorso per cassazione ad un solo motivo.
Ragioni della decisione
Con l’unico motivo di ricorso RAGIONE_SOCIALE censura la violazione e falsa applicazione dell’art. 132 c.p.c. e degli artt. 36 e 61 D.Lgs. n. 546 del 1992 nonché dell’art. 118 disp. Att. c.p.c., in relazione all’art. 360, n. 4, c.p.c., per avere la CTR reso una sentenza del tutto priva di apparato motivazionale in punto di rilevata, omessa prova della notifica delle cartelle e della sussistenza di atti interruttivi della prescrizione della pretesa fiscale.
Il ricorso è fondato.
In ossequio al principio di specificità dei motivi di cui all’art. 366, co. 1, n. 6, c.p.c., la ricorrente ha puntualmente indicato il contenuto degli atti richiamati all’interno della censura, segnalandone la presenza negli atti del giudizio svolto innanzi alla CTR. Segnatamente, la ricorrente, nell’enucleare il proprio motivo di ricorso, ha fatto specifico riferimento alla documentazione notificatoria depositata con riferimento alle cartelle di pagamento oggetto di causa, riproducendo, peraltro, gli avvisi di ricevimento. Pur
a fronte di tali specifiche allegazioni documentali, la CTR si è limitata apoditticamente a osservare che ‘ La Commissione ritiene che vada confermata la sentenza di 1° grado, ritenendo che l’Ufficio non ha fornito prova certa della notifica delle cartelle di pagamento, né di atti interruttivi della prescrizione dei crediti ‘. L’asserzione del giudice d’appello non dà conto in alcun modo della ratio su cui poggia, né delle motivazioni per le quali, da un lato, il compendio documentale depositato dall’ente sia stato reputato inattendibile, dall’altro lato, le argomentazioni e deduzioni di RAGIONE_SOCIALE siano state intergralmente disattese.
In tal guisa, la CTR si è posta in urto frontale con il principio in base al quale ‘ In tema di contenuto della sentenza, il vizio di motivazione previsto dall’art. 132, comma 2, n. 4, c.p.c. e dall’art. 111 Cost. sussiste quando la pronuncia riveli una obiettiva carenza nella indicazione del criterio logico che ha condotto il giudice alla formazione del proprio convincimento, come accade quando non vi sia alcuna esplicitazione sul quadro probatorio, né alcuna disamina logicogiuridica che lasci trasparire il percorso argomentativo seguito’ (Cass. n. 3819 del 2020; Cass n. 25866 del 2010; Cass. n. 12664 del 2014).
Il ricorso va, in ultima analisi, accolto, con la cassazione della sentenza d’appello e il rinvio per un nuovo esame alla Commissione Tributaria di Secondo Grado della Lombardia in diversa composizione.
P.Q.M.
Accoglie il ricorso; cassa la sentenza d’appello e rinvia la causa per un nuovo esame e per la regolazione delle spese del giudizio alla Commissione Tributaria di Secondo Grado della Lombardia in diversa composizione.
Così deciso nella camera di consiglio della Sezione Tributaria del 12