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Motivazione per relationem: sentenza nulla in appello

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale che aveva respinto l’opposizione di una contribuente contro un’iscrizione ipotecaria. Il motivo della nullità risiede nella cosiddetta motivazione per relationem: i giudici d’appello si erano limitati ad aderire alle argomentazioni dell’Agente della Riscossione senza fornire un’autonoma e comprensibile spiegazione della loro decisione, violando il diritto a un giusto processo. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione per Relationem: Quando la Sentenza del Giudice Tributario è Nulla

Il diritto a una decisione giusta passa anche attraverso il diritto a una decisione comprensibile. Ogni cittadino deve poter capire perché un giudice ha deciso in un certo modo. Quando questa chiarezza manca, la sentenza può essere considerata nulla. È il principio riaffermato dalla Corte di Cassazione in una recente ordinanza, che ha sanzionato l’uso della cosiddetta motivazione per relationem da parte di una commissione tributaria, annullandone la decisione.

Il Caso: Dall’Iscrizione Ipotecaria alla Cassazione

Una contribuente si vedeva notificare un avviso di iscrizione ipotecaria per presunti debiti IVA e altre imposte risalenti a decenni prima (1987-1989). La contribuente impugnava l’atto, sostenendo che il credito dello Stato fosse ormai estinto per prescrizione.

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale le dava ragione, ritenendo che l’Agente della Riscossione non avesse provato di aver interrotto i termini di prescrizione.

In appello, però, la situazione si ribaltava. La Commissione Tributaria Regionale accoglieva il ricorso dell’Agente della Riscossione, affermando in modo sbrigativo che la pretesa non era prescritta, menzionando una notifica del 2004 e un periodo di sospensione previsto per legge. La contribuente, ritenendo la sentenza ingiusta e, soprattutto, immotivata, decideva di ricorrere in Cassazione.

Il Vizio della Motivazione per Relationem in Appello

Il cuore del ricorso in Cassazione non era tanto (o non solo) la questione della prescrizione, quanto un vizio procedurale gravissimo: la mancanza di una motivazione adeguata. La contribuente lamentava che i giudici d’appello non avessero affatto esaminato le sue argomentazioni, limitandosi a “sposare” in toto le tesi dell’Agente della Riscossione.

Questo modo di operare del giudice, definito tecnicamente motivazione per relationem, si verifica quando la sentenza non sviluppa un proprio ragionamento, ma si limita a fare un mero rinvio al contenuto degli atti di una delle parti (in questo caso, l’appello dell’ente riscossore). In pratica, è come se il giudice dicesse: “Ha ragione l’appellante per i motivi che ha scritto nel suo atto”, senza spiegare il perché e senza confutare le tesi della controparte.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato questo motivo di ricorso, giudicandolo prioritario su quello relativo alla prescrizione. Ha stabilito che la sentenza della Commissione Tributaria Regionale era nulla proprio a causa di questo vizio. L’accoglimento del ricorso per un vizio di procedura ha “assorbito” l’esame nel merito della prescrizione, che dovrà essere nuovamente valutata da un altro giudice.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che una sentenza è completamente priva di motivazione quando non illustra le censure mosse dall’appellante (in questo caso, la contribuente) e le considerazioni che hanno indotto i giudici a respingerle. Limitarsi ad aderire alla sentenza impugnata o, come in questo caso, all’atto di appello della controparte, rende impossibile l’individuazione del “thema decidendum” (cioè, l’oggetto del decidere) e delle ragioni alla base della decisione.

Citando un proprio precedente (Cass. n. 24452/2018), la Corte ha ribadito che la condivisione della motivazione di un altro atto deve essere raggiunta “attraverso l’esame e la valutazione dell’infondatezza dei motivi di gravame”. Il giudice non può semplicemente ignorare le argomentazioni della parte soccombente, ma deve esplicitare il percorso logico-giuridico seguito per arrivare alle proprie conclusioni, anche alla luce delle controdeduzioni presentate.

Le conclusioni

La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado del Lazio, in diversa composizione, per un nuovo esame. Questo significa che il processo d’appello dovrà essere rifatto. Il nuovo collegio giudicante dovrà analizzare nel dettaglio sia le ragioni dell’Agente della Riscossione sia quelle della contribuente, e solo allora potrà emettere una nuova sentenza, questa volta dotata di una motivazione completa e comprensibile. Questa ordinanza rappresenta un’importante garanzia per i cittadini, ribadendo che il diritto di difesa non si esaurisce nel poter presentare le proprie ragioni, ma include il diritto di vederle prese in seria considerazione da un giudice che ha il dovere di spiegare in modo chiaro il perché della sua decisione.

Un giudice può motivare una sentenza semplicemente affermando di essere d’accordo con una delle parti?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che è nulla la sentenza che si limita a motivare “per relationem”, aderendo agli atti di una parte senza illustrare le censure della controparte e le ragioni per cui vengono disattese.

Cosa succede se una sentenza d’appello viene annullata per vizio di motivazione?
La Corte di Cassazione “cassa” la sentenza, cioè la annulla, e “rinvia” la causa allo stesso giudice di secondo grado (ma in diversa composizione). Questo nuovo giudice dovrà riesaminare l’appello e decidere di nuovo, fornendo una motivazione adeguata.

In questo caso specifico, la Cassazione ha deciso se il debito tributario era prescritto?
No, la Corte non è entrata nel merito della questione della prescrizione. Ha accolto il motivo procedurale relativo alla motivazione nulla, il che ha reso superfluo (“assorbito”) l’esame della questione sulla prescrizione. Sarà il giudice del rinvio a dover decidere su questo punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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