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Motivazione per relationem: quando la sentenza è nulla

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Commissione tributaria regionale che aveva rigettato l’appello di alcuni contribuenti con una motivazione per relationem. La Suprema Corte ha stabilito che una sentenza è nulla se si limita a richiamare la decisione di primo grado senza un’analisi critica e autonoma degli specifici motivi di appello, configurando così una motivazione solo apparente e violando il diritto a una giusta decisione.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

La Motivazione per Relationem nel Processo Tributario: i Limiti Imposti dalla Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale per la validità delle sentenze: l’obbligo del giudice di fornire una motivazione effettiva e comprensibile. Il caso in esame riguarda l’annullamento di una sentenza d’appello tributaria a causa di una motivazione per relationem ritenuta meramente apparente, poiché non affrontava in modo critico le specifiche doglianze dell’appellante. Analizziamo la vicenda per comprendere i limiti di questa tecnica motivazionale e le garanzie per il contribuente.

I Fatti di Causa

La controversia nasce da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di alcuni contribuenti, eredi di un soggetto deceduto, per l’anno d’imposta 2006. In particolare, veniva contestata l’omessa tenuta delle scritture contabili. I contribuenti impugnavano l’atto dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale. Quest’ultima, con una prima sentenza, dichiarava parzialmente cessata la materia del contendere ma confermava la sanzione per l’omessa contabilità.

L’Appello e la Decisione della Commissione Tributaria Regionale

I contribuenti decidevano di appellare la decisione di primo grado, contestandone le conclusioni. La Commissione Tributaria Regionale, tuttavia, rigettava l’appello. Il punto cruciale, che ha portato la questione fino alla Suprema Corte, risiede nel modo in cui i giudici di secondo grado hanno motivato la loro decisione: si sono limitati a confermare la sentenza precedente, condividendone integralmente le conclusioni senza un’autonoma analisi delle critiche sollevate dagli appellanti.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della motivazione per relationem

I contribuenti hanno proposto ricorso per Cassazione, lamentando, con il primo motivo, la nullità della sentenza d’appello per violazione di legge. Sostenevano che i giudici regionali avessero fornito una motivazione solo apparente. Utilizzando la tecnica della motivazione per relationem (cioè per riferimento alla sentenza di primo grado), avevano di fatto omesso di motivare la propria pronuncia, non prendendo in esame gli specifici motivi di impugnazione formulati.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondato il primo motivo. I giudici di legittimità hanno chiarito che, sebbene la motivazione per relationem sia una tecnica ammissibile, non può tradursi in un’adesione acritica e passiva alla decisione impugnata.

Il giudice d’appello ha l’obbligo di dare conto, sia pur sinteticamente, delle ragioni per cui ha ritenuto infondati i motivi di gravame. Deve emergere dalla lettura della sentenza che le questioni sollevate dall’appellante siano state effettivamente esaminate. Quando, come nel caso di specie, la corte territoriale si limita a condividere la pronuncia di primo grado senza alcun esame critico autonomo, la motivazione diventa meramente apparente. Questo vizio viola il “minimo costituzionale” richiesto dall’art. 111 della Costituzione, che garantisce il diritto a una decisione giusta e motivata.

La Corte ha specificato che una motivazione di questo tipo non permette di ricostruire l’iter logico-giuridico seguito dal giudice, rendendo impossibile per le parti comprendere le ragioni della decisione e per la stessa Cassazione esercitare il proprio controllo di legittimità. Di conseguenza, la sentenza è stata cassata.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione è di fondamentale importanza pratica. La Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Sicilia, in diversa composizione, affinché emetta una nuova pronuncia che sia adeguatamente motivata. Questo principio rafforza le tutele del contribuente, assicurando che ogni grado di giudizio si concluda con una decisione le cui ragioni siano chiare e trasparenti. Non è sufficiente che un giudice “confermi” una decisione precedente; è necessario che spieghi perché la conferma, rispondendo puntualmente alle critiche e agli argomenti sollevati dalla parte che ha presentato l’appello.

È legittima una sentenza d’appello che si limita a confermare la decisione di primo grado senza analizzare i motivi di appello?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una sentenza d’appello che si limita ad aderire acriticamente alla pronuncia di primo grado, senza una valutazione autonoma e critica dei motivi di gravame, è nulla per “motivazione meramente apparente”.

Che cos’è la “motivazione per relationem”?
È una tecnica con cui il giudice motiva la propria decisione facendo riferimento alle argomentazioni contenute in un’altra sentenza o in un altro atto. Tuttavia, per essere valida, deve dare conto delle ragioni della conferma in relazione agli specifici motivi di impugnazione.

Qual è la conseguenza di una motivazione giudicata “meramente apparente”?
La conseguenza è la nullità della sentenza. In questo caso, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa al giudice di secondo grado per una nuova decisione che rispetti l’obbligo di motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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