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Motivazione per relationem: quando la sentenza è nulla

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della commissione tributaria regionale a causa di una ‘motivazione apparente’. Il giudice d’appello aveva confermato la decisione di primo grado utilizzando una generica motivazione per relationem, omettendo di analizzare criticamente i motivi di ricorso dell’Agenzia delle Entrate in un caso di presunta frode fiscale. La Suprema Corte ha ribadito che il semplice rinvio a una sentenza precedente, senza un autonomo processo deliberativo, rende il provvedimento nullo, ordinando un nuovo esame del caso.

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Pubblicato il 22 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione per Relationem: La Cassazione Annulla Sentenza Fiscale per Difetto di Analisi Critica

Una sentenza deve sempre spiegare perché il giudice ha deciso in un certo modo. Questo principio, cardine del nostro ordinamento, è stato riaffermato con forza dalla Corte di Cassazione in una recente ordinanza. Il caso in esame riguardava una complessa vicenda tributaria, ma la lezione è universale: una motivazione per relationem, ovvero che si limita a richiamare la decisione precedente, non è ammissibile se non è accompagnata da un’analisi critica dei motivi di appello. Vediamo nel dettaglio perché la Suprema Corte ha annullato la decisione del giudice tributario.

I Fatti del Contenzioso Tributario

Una società a responsabilità limitata si è vista recapitare due avvisi di accertamento dall’Agenzia delle Entrate per le annualità 2010 e 2011. L’amministrazione finanziaria contestava l’indebita deduzione di costi derivanti da fatture emesse da alcuni fornitori, ritenute relative a operazioni fraudolente. In sostanza, si ipotizzava che la società fosse consapevole di partecipare a una frode fiscale.

Il caso è approdato prima alla Commissione Tributaria Provinciale, che ha parzialmente accolto il ricorso della società, annullando i rilievi per alcuni fornitori ma confermandoli per altri. Insoddisfatte, sia l’Agenzia delle Entrate che la società hanno impugnato la decisione davanti alla Commissione Tributaria Regionale (CTR). Quest’ultima, però, ha respinto entrambi gli appelli, confermando integralmente la sentenza di primo grado.

Il Ricorso dell’Agenzia e la Critica alla Motivazione per Relationem

L’Agenzia delle Entrate ha portato il caso in Cassazione, sollevando tre motivi di ricorso. Il primo, e decisivo, denunciava la nullità della sentenza della CTR per motivazione apparente. Secondo l’Agenzia, i giudici d’appello si erano limitati a un generico rinvio alla decisione di primo grado, senza esporre le ragioni per cui ritenevano infondate le specifiche critiche mosse nell’atto di appello. In pratica, mancava un’autonoma e critica valutazione delle argomentazioni della parte appellante.

Gli altri due motivi, di natura subordinata, contestavano la valutazione delle prove sull’inesistenza soggettiva delle operazioni e l’interpretazione di alcune dichiarazioni rese dal rappresentante legale della società.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto agli altri. I giudici hanno chiarito che, sebbene sia possibile per un giudice d’appello motivare “per relationem”, questa tecnica deve rispettare limiti ben precisi per non tradursi in un diniego di giustizia.

Citando consolidati principi giurisprudenziali, anche delle Sezioni Unite, la Corte ha specificato che una sentenza d’appello può rinviare alla pronuncia di primo grado solo se:
1. Dimostra di aver preso in esame le censure specifiche mosse dall’appellante.
2. Espone, anche sinteticamente, le ragioni per cui tali censure non sono idonee a scalfire il ragionamento del primo giudice.

Nel caso di specie, la CTR si era limitata ad affermare che l’Agenzia delle Entrate non aveva “fornito elementi idonei a dimostrare l’erroneità dell’analisi compiuta dalla Commissione Tributaria Provinciale”. Questa, secondo la Cassazione, non è una motivazione, ma una mera clausola di stile. Si tratta di una motivazione apparente perché non permette di ricostruire l’iter logico-giuridico seguito dal collegio giudicante. In sostanza, la CTR ha eluso il suo dovere di rispondere puntualmente ai motivi di gravame, limitandosi ad aderire acriticamente e genericamente alla decisione precedente.

Questo vizio procedurale è così grave da determinare la nullità della sentenza, in quanto viola il diritto della parte a ottenere una decisione motivata che prenda effettivamente in considerazione le proprie argomentazioni.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Commissione Tributaria Regionale del Veneto, in diversa composizione, affinché proceda a un nuovo esame dell’appello. Questa volta, i giudici dovranno confrontarsi analiticamente con i motivi sollevati dall’Agenzia delle Entrate, fornendo una motivazione reale e non apparente.

La decisione rappresenta un importante monito per i giudici di merito: confermare una sentenza non significa poter evitare la fatica di motivare. Ogni fase del giudizio deve essere caratterizzata da un’autonoma valutazione e da una risposta puntuale alle questioni sollevate dalle parti. Un semplice “copia-incolla” o un generico richiamo non solo è illegittimo, ma lede il fondamentale diritto a una giustizia trasparente e comprensibile.

Quando una motivazione “per relationem” è considerata valida dalla Cassazione?
Una motivazione per relationem è valida solo se il giudice d’appello dimostra di aver preso in esame le specifiche censure mosse con l’atto di impugnazione e spiega, anche sinteticamente, le ragioni per cui queste non sono sufficienti a modificare la decisione di primo grado. Non basta una generica adesione.

Cosa si intende per “motivazione apparente” in una sentenza?
Per motivazione apparente si intende una motivazione che esiste solo formalmente ma che, a causa della sua estrema genericità, contraddittorietà o tautologia, non rende comprensibile il percorso logico-giuridico seguito dal giudice. Equivale a un’assenza di motivazione e causa la nullità della sentenza.

Qual è stata la conseguenza della motivazione apparente nel caso specifico?
La conseguenza è stata la cassazione, cioè l’annullamento, della sentenza della Commissione Tributaria Regionale. La Corte di Cassazione ha rinviato il caso allo stesso organo giudiziario, ma in diversa composizione, che dovrà riesaminare l’appello e fornire una nuova decisione basata su una motivazione completa ed effettiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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