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Motivazione per relationem: quando è valido l’avviso

La Cassazione chiarisce i limiti della motivazione per relationem negli avvisi di accertamento. Un atto fiscale è valido se riproduce il contenuto essenziale di un documento non allegato, come un PVC di terzi, consentendo al contribuente di difendersi. La mancata allegazione non comporta nullità automatica se l’avviso è autosufficiente.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Avviso di Accertamento e Motivazione per Relationem: La Cassazione Fa Chiarezza

L’obbligo di motivazione degli atti tributari è un pilastro fondamentale a garanzia del diritto di difesa del contribuente. Ma cosa succede quando un avviso di accertamento si basa su documenti relativi a un’altra società? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, interviene per definire i contorni della motivazione per relationem, stabilendo che la mancata allegazione di un atto esterno non rende automaticamente nullo l’avviso, a patto che il suo contenuto essenziale sia stato trascritto. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Una Verifica Fiscale a Catena

Una società a responsabilità limitata in liquidazione impugnava un avviso di accertamento con cui l’Amministrazione Finanziaria contestava maggiori redditi per l’anno d’imposta 2007, con conseguente omesso versamento di IRES, IVA e IRAP. La particolarità del caso risiedeva nel fatto che l’accertamento scaturiva dalle risultanze di una verifica fiscale condotta presso un’altra società, considerata un fornitore della prima. L’Amministrazione Finanziaria, basandosi su un Processo Verbale di Constatazione (P.V.C.) redatto nei confronti della società terza, non aveva però allegato tale documento all’avviso di accertamento notificato alla società contribuente.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

In secondo grado, la Commissione Tributaria Regionale (C.T.R.) accoglieva le ragioni della società, annullando l’atto impositivo. Secondo i giudici regionali, la mancata allegazione del P.V.C. della società terza violava le norme sulla motivazione degli atti tributari (in particolare, l’art. 42 del d.P.R. 600/1973 e l’art. 7 della L. 212/2000, lo Statuto del Contribuente). Questa omissione, a loro avviso, impediva di fatto al contribuente di conoscere pienamente gli elementi alla base della pretesa fiscale, ledendo così il suo diritto di difesa.

Il Ricorso in Cassazione e la corretta applicazione della motivazione per relationem

L’Amministrazione Finanziaria ricorreva per la cassazione della sentenza, sostenendo che l’obbligo di motivazione era stato comunque assolto. La difesa dell’ente si basava su due motivi principali.

Primo Motivo: La Presunta Motivazione Apparente

L’Ufficio lamentava che la C.T.R. avesse adottato una motivazione solo apparente, trascurando di valutare le prove fornite che dimostravano come la società contribuente fosse già a conoscenza della documentazione extracontabile trovata presso la terza società. La Cassazione ha respinto questo motivo, chiarendo che la motivazione della C.T.R., seppur sintetica e basata su un principio giuridico poi ritenuto errato, non era inesistente o puramente di facciata.

Secondo Motivo: La Violazione dell’Obbligo di Allegazione

Il secondo motivo, che è stato accolto, verteva sul cuore della questione: la corretta interpretazione della motivazione per relationem. L’Amministrazione Finanziaria sosteneva di aver adempiuto al proprio dovere trascrivendo, all’interno dell’avviso di accertamento, il contenuto essenziale del P.V.C. relativo alla società terza. La C.T.R., invece, aveva ritenuto la mancata allegazione fisica del documento un vizio insanabile, senza verificare se l’avviso fosse, di per sé, sufficientemente chiaro e completo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per ribadire e consolidare i suoi principi in materia. L’art. 7 dello Statuto del Contribuente, che impone di allegare gli atti richiamati nella motivazione, ha lo scopo di garantire al contribuente la piena conoscenza dei presupposti della pretesa fiscale. Tuttavia, la stessa normativa mitiga questo onere, consentendo in alternativa la riproduzione del “contenuto essenziale” dell’atto richiamato.

Secondo la Corte, per “contenuto essenziale” si intende l’insieme di quelle parti del documento (oggetto, contenuto, destinatari) che sono necessarie e sufficienti per sostenere la decisione e permettere al contribuente e al giudice di individuare con precisione le fonti della motivazione. L’obbligo di allegazione riguarda quindi solo gli atti non già trascritti nella loro parte essenziale.

Nel caso specifico, l’avviso di accertamento riportava esplicitamente che, durante la verifica presso la società terza, era stata rinvenuta documentazione extracontabile, incluso un prospetto riepilogativo che indicava chiaramente le merci acquistate dalla società contribuente per un importo specifico. La C.T.R. ha errato nel non valutare l’adeguatezza di questa trascrizione, limitandosi a sanzionare la mera assenza dell’allegato. La sentenza è stata quindi cassata con rinvio, affinché il giudice di merito valuti se il contenuto dell’avviso fosse sufficiente a informare compiutamente il contribuente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è di fondamentale importanza pratica. Essa stabilisce che non esiste un automatismo tra mancata allegazione e nullità dell’atto impositivo. Il focus si sposta dalla presenza fisica dell’allegato alla sostanza informativa dell’avviso di accertamento. Se l’atto, pur richiamando un documento esterno, ne riproduce fedelmente le parti essenziali per la comprensione della pretesa, il diritto di difesa del contribuente è salvo e l’atto è valido. Spetterà al giudice di merito, caso per caso, compiere questa valutazione di autosufficienza informativa, evitando decisioni formalistiche e concentrandosi sulla tutela effettiva del contraddittorio.

È sempre obbligatorio allegare all’avviso di accertamento gli atti esterni in esso richiamati, come un PVC relativo a un’altra società?
No, non è sempre obbligatorio. L’obbligo di allegazione è soddisfatto anche se l’avviso di accertamento riproduce il “contenuto essenziale” dell’atto richiamato, permettendo al contribuente di comprendere pienamente le ragioni della pretesa fiscale.

Cosa si intende per “contenuto essenziale” di un atto che deve essere riprodotto nell’avviso di accertamento?
Per contenuto essenziale si intende l’insieme di quelle parti del documento (come oggetto, contenuto e destinatari) che sono necessarie e sufficienti a sostenere il provvedimento e a consentire al contribuente di individuare i luoghi specifici dell’atto richiamato che formano la base della motivazione.

La semplice mancata allegazione di un atto richiamato rende automaticamente nullo l’avviso di accertamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la nullità non è automatica. Il giudice deve prima verificare se l’avviso di accertamento, attraverso la trascrizione delle parti rilevanti dell’atto non allegato, sia comunque in grado di garantire al contribuente l’effettiva conoscenza degli elementi posti a fondamento della pretesa e, di conseguenza, il pieno esercizio del suo diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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