LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Motivazione per relationem: quando è valida in appello?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società tipografica contro un avviso di accertamento per plusvalenza non dichiarata. Il caso è centrale per definire i limiti della motivazione per relationem, con la Corte che ha stabilito la validità della decisione d’appello in quanto basata su un’autonoma valutazione critica e non su un mero rinvio alla sentenza di primo grado. La sentenza sottolinea l’onere probatorio a carico del contribuente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione per relationem: La Cassazione fissa i paletti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui criteri di validità della motivazione per relationem in ambito tributario. Il caso riguarda una società che si è vista respingere il ricorso contro un accertamento fiscale per una plusvalenza non dichiarata. La decisione della Suprema Corte è cruciale perché non solo conferma la legittimità dell’operato dell’Agenzia delle Entrate, ma stabilisce anche principi chiari sull’onere della prova e sui limiti del sindacato di legittimità.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla cessione di un ramo d’azienda, specificamente un laboratorio di tipografia, da parte di una società in nome collettivo. L’Agenzia delle Entrate, rilevando che la plusvalenza derivante dalla cessione non era stata indicata nella dichiarazione dei redditi per l’anno d’imposta 2004, notificava un avviso di accertamento sia alla società che ai singoli soci per la loro quota di reddito.

I contribuenti impugnavano l’atto, ma i loro ricorsi venivano riuniti e rigettati sia in primo grado che in appello. Secondo i giudici di merito, i ricorrenti non avevano fornito prove sufficienti a dimostrare la correttezza della mancata dichiarazione della plusvalenza. Di qui, il ricorso per Cassazione, articolato su tre motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorrenti hanno basato la loro impugnazione su tre censure principali:

1. Violazione di legge sulla motivazione: Sostenevano che la sentenza d’appello fosse nulla perché la sua motivazione era meramente per relationem, cioè si limitava a richiamare la decisione di primo grado senza un’autonoma e critica valutazione delle argomentazioni proposte.
2. Omessa valutazione e vizio di motivazione: Lamentavano che i giudici d’appello non avessero considerato tutte le loro doglianze, in particolare la circostanza che il registro dei beni ammortizzabili, documento essenziale per calcolare l’eventuale plusvalenza, non era più nella loro disponibilità a seguito di un sequestro penale.
3. Falsa applicazione delle norme fiscali: Contestavano la violazione delle norme sulla determinazione delle plusvalenze (artt. 58 e 86 del DPR 917/1986), poiché i giudici non avrebbero esaminato le risultanze del libro giornale.

Le Motivazioni della Corte Suprema

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo tutti i motivi infondati o inammissibili.

Sulla validità della motivazione per relationem

Il punto centrale della decisione riguarda il primo motivo. La Corte ha chiarito che, nel processo tributario, una sentenza può motivare per relationem rispetto a una decisione precedente, a condizione che resti “autosufficiente”. Ciò significa che deve riprodurre i contenuti rilevanti e sottoporli a una propria valutazione critica nel contesto della causa. Una motivazione è nulla solo se si limita a indicare la fonte di riferimento senza rendere comprensibili le ragioni della decisione. Nel caso di specie, i giudici di legittimità hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse operato un’autonoma valutazione, facendo proprie le conclusioni del primo grado solo dopo un vaglio critico e non limitandosi a un rinvio acritico. La sentenza impugnata, quindi, superava ampiamente il “limite minimo” richiesto per una motivazione valida.

Sull’onere della prova e i limiti del giudizio di legittimità

Anche gli altri due motivi sono stati respinti. La Corte ha sottolineato che il secondo motivo era in parte inammissibile a causa della cosiddetta “doppia conforme”, che impedisce di censurare in Cassazione la motivazione sui fatti quando le due sentenze di merito sono concordi. Per quanto riguarda il terzo motivo, è stato giudicato inammissibile perché si traduceva in una richiesta di rivalutazione delle prove, compito che spetta esclusivamente al giudice di merito e non alla Corte di Cassazione, il cui ruolo è limitato al controllo della corretta applicazione della legge.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce alcuni principi fondamentali del contenzioso tributario e del processo civile:

1. Validità della motivazione per relationem: Una sentenza d’appello è legittima anche se fa riferimento a quella di primo grado, purché dimostri di aver condotto un’analisi critica e autonoma delle questioni e non si limiti a un rinvio passivo.
2. Onere della prova: Spetta al contribuente dimostrare i fatti a sostegno delle proprie ragioni. La mera indisponibilità di documenti, se non adeguatamente provata come causa di forza maggiore, non è sufficiente a superare le pretese del Fisco.
3. Limiti del giudizio in Cassazione: La Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio sul merito della controversia. Il suo compito è garantire l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali, non riesaminare i fatti o le prove.

Una motivazione del giudice d’appello che si limita a richiamare quella di primo grado è valida?
No, non è valida se si tratta di un mero e acritico rinvio. Secondo la Cassazione, la motivazione ‘per relationem’ è legittima solo se la sentenza riproduce i contenuti rilevanti della decisione richiamata e li sottopone a un’autonoma e critica valutazione, rendendo così comprensibili le ragioni del proprio convincimento.

Cosa succede se un contribuente non può produrre documenti contabili perché sotto sequestro?
La sola indisponibilità dei documenti non è sufficiente a giustificare la mancata prova delle proprie ragioni. Il contribuente deve dimostrare di non aver potuto fornire la prova per causa di forza maggiore. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che la documentazione offerta non fosse comunque sufficiente a giustificare la mancata dichiarazione della plusvalenza.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, non è possibile. Il ricorso per Cassazione non conferisce al giudice di legittimità il potere di riesaminare il merito della vicenda processuale. Il suo ruolo è limitato al controllo della correttezza giuridica e della coerenza logico-formale delle argomentazioni del giudice di merito, non alla rivalutazione delle prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati