LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Motivazione per relationem: oneri del ricorrente

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un contribuente contro un accertamento fiscale milionario. La corte d’appello aveva confermato la decisione di primo grado con una motivazione per relationem. La Cassazione ha chiarito che, per contestare tale motivazione, il ricorrente deve trascrivere nel proprio atto sia la motivazione della sentenza di primo grado sia le critiche specifiche mosse in appello. Avendo omesso di farlo, il ricorso è stato dichiarato inammissibile per carenza di specificità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione per Relationem: L’Onere della Prova in Cassazione

La motivazione per relationem è una tecnica giuridica con cui un giudice fonda la propria decisione richiamando le argomentazioni di un’altra sentenza, tipicamente quella del grado precedente. Sebbene legittima, questa pratica impone oneri precisi a chi intende contestarla in Cassazione. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce quali sono i requisiti di specificità del ricorso, pena la sua inammissibilità. Analizziamo il caso per comprendere le implicazioni pratiche di questa decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un atto di contestazione emesso dall’Agenzia delle Dogane nei confronti di un contribuente per il recupero di accise per un importo superiore a 1,3 milioni di euro, oltre a sanzioni. Il contribuente ha impugnato l’atto, ma il suo ricorso è stato respinto sia dalla Commissione Tributaria Provinciale (CTP) in primo grado, sia dalla Commissione Tributaria Regionale (CTR) in appello.

La sentenza della CTR, in particolare, ha confermato la decisione di primo grado, motivando la propria scelta richiamando integralmente le ragioni esposte dalla CTP. Ritenendo tale motivazione apparente e lesiva del proprio diritto di difesa, il contribuente ha presentato ricorso per cassazione.

La contestazione della Motivazione per Relationem

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su tre motivi principali, tutti incentrati sulla nullità della sentenza d’appello per vizio di motivazione. In sintesi, sosteneva che la CTR avesse completamente omesso di motivare il rigetto dell’appello, limitandosi a un richiamo acritico e pedissequo alla sentenza di primo grado. Secondo la difesa, questo non era sufficiente a superare le specifiche critiche sollevate nell’atto di appello, specialmente quella relativa alla carenza di motivazione della prima sentenza.

Il cuore della questione era stabilire se un semplice rinvio alla decisione precedente potesse considerarsi una motivazione valida, soprattutto quando l’appellante aveva espressamente contestato la logica e la completezza di quella stessa decisione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, esaminando congiuntamente i motivi, ha rigettato il ricorso, ma non perché la motivazione per relationem sia sempre e comunque valida. Al contrario, ha evidenziato un onere fondamentale e non adempiuto da parte del ricorrente.

I giudici hanno ribadito un principio consolidato: quando si impugna in Cassazione una sentenza d’appello motivata per relationem, non è sufficiente lamentare la laconicità della motivazione. Il ricorrente ha l’onere, derivante dal principio di specificità e autosufficienza del ricorso, di:
1. Identificare e trascrivere il tenore della motivazione del primo giudice, a cui la sentenza d’appello ha fatto riferimento.
2. Indicare puntualmente le critiche specifiche che erano state mosse a quella motivazione con l’atto di appello.

Senza questi elementi, la Corte di Cassazione non è in grado di apprezzare la censura. Non può, infatti, verificare se il giudice d’appello abbia effettivamente esaminato i motivi di gravame o se il suo richiamo sia stato meramente formale. Nel caso di specie, il ricorrente aveva del tutto omesso di riportare la motivazione della CTP, né l’aveva allegata al ricorso. Questa lacuna è stata ritenuta decisiva e sufficiente a concludere che la critica alla motivazione per relationem era stata svolta in modo inidoneo.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per chiunque si appresti a un ricorso in Cassazione. La Corte non entra nel merito della validità della motivazione della CTR, ma si ferma a un gradino prima, sanzionando un difetto formale del ricorso. La decisione sottolinea che il ricorso per cassazione deve essere “autosufficiente”: deve contenere tutti gli elementi necessari a permettere alla Corte di decidere senza dover cercare e consultare altri atti o documenti processuali. Contestare una motivazione per relationem richiede quindi una diligenza particolare, imponendo di “mettere sul tavolo” del giudice di legittimità non solo la critica, ma anche l’oggetto della critica (la motivazione richiamata) e il contesto in cui essa è stata mossa (i motivi d’appello). In assenza di tale completezza, il ricorso rischia di essere rigettato in rito, indipendentemente dalla fondatezza delle proprie ragioni.

È sempre valida una sentenza d’appello che si limita a richiamare la motivazione della sentenza di primo grado?
No, non sempre. Una sentenza motivata per relationem è nulla se la sua laconicità non permette di capire se il giudice d’appello abbia effettivamente esaminato e valutato i motivi specifici del gravame e le relative allegazioni difensive.

Quale onere specifico ha chi ricorre in Cassazione per contestare una sentenza motivata per relationem?
Il ricorrente deve soddisfare l’onere di specificità. Deve non solo criticare la scelta del giudice d’appello, ma anche trascrivere nel proprio ricorso sia la motivazione della sentenza di primo grado (quella richiamata) sia le specifiche critiche che erano state mosse contro di essa nell’atto di appello. In questo modo la Corte di Cassazione può valutare la censura.

Perché il ricorso del contribuente è stato rigettato in questo specifico caso?
Il ricorso è stato rigettato perché il contribuente ha omesso completamente di riportare nel suo atto la motivazione della sentenza di primo grado. Questa omissione ha reso impossibile per la Corte di Cassazione valutare se la critica alla motivazione per relationem fosse fondata, portando a una dichiarazione di inammissibilità del motivo per carenza di autosufficienza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati