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Motivazione per relationem: nullità della sentenza

Un contribuente ha impugnato due cartelle esattoriali per vizi di notifica e calcolo. Dopo due gradi di giudizio sfavorevoli, si è rivolto alla Corte di Cassazione lamentando, tra l’altro, la totale assenza di motivazione della sentenza d’appello. La Corte ha accolto il ricorso, stabilendo che la motivazione per relationem è invalida se il giudice si limita a un acritico riferimento all’operato dell’Amministrazione Finanziaria senza esporre un proprio percorso logico-giuridico. La sentenza è stata quindi cassata per vizio di motivazione.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione per Relationem: Quando una Sentenza è Nulla

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: l’obbligo del giudice di fornire una motivazione effettiva e non meramente apparente. Il caso in esame riguarda l’annullamento di una sentenza tributaria a causa di una motivazione per relationem ritenuta illegittima, poiché il giudice si era limitato a un riferimento acritico all’operato dell’Agenzia delle Entrate. Analizziamo la vicenda e le importanti conclusioni della Corte.

I Fatti del Caso

Un contribuente, professionista, aveva ricevuto un avviso di accertamento per gli anni d’imposta 2006 e 2007. A seguito di un primo giudizio, il calcolo delle imposte dovute era stato rimodulato. Successivamente, l’Amministrazione Finanziaria notificava due cartelle esattoriali basate su quella prima sentenza. Il contribuente impugnava anche queste cartelle, lamentando vizi di notifica ed errori di calcolo. Tuttavia, sia in primo che in secondo grado, i giudici davano torto al contribuente, confermando la legittimità degli atti.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Arrivato dinanzi alla Corte di Cassazione, il contribuente ha sollevato cinque motivi di ricorso. Il punto cruciale, che si è rivelato decisivo, era la censura relativa alla motivazione della sentenza di secondo grado. In particolare, si lamentava che il giudice d’appello avesse omesso di esaminare un fatto decisivo e avesse fornito una motivazione solo apparente, criticando il generico riferimento all’operato dell’Ufficio, senza esplicitare le ragioni del proprio convincimento.

La Valutazione sulla Motivazione per Relationem

La Corte di Cassazione, applicando il principio della “ragione più liquida”, ha deciso di esaminare e accogliere il secondo motivo di ricorso, ritenendolo assorbente rispetto a tutti gli altri. La Corte ha ribadito che una sentenza è affetta da vizio di omessa o apparente motivazione quando il giudice non indica gli elementi su cui ha fondato la sua decisione o lo fa senza una disamina logica e giuridica approfondita. Questo vizio priva la sentenza del cosiddetto “minimo costituzionale” e la rende nulla.

I Limiti della Motivazione per Relationem

La Suprema Corte ha chiarito che la motivazione per relationem è legittima solo a condizioni molto stringenti. In particolare, è valida se:
1. Si riferisce a una sentenza che ha già valore di giudicato tra le stesse parti.
2. Riproduce la motivazione di riferimento, facendola oggetto di una valutazione critica autonoma e sufficiente nel contesto della nuova decisione.

Al contrario, la sentenza è nulla se si limita alla mera indicazione della fonte di riferimento (come l’operato dell’Ufficio), senza rendere possibile l’individuazione delle ragioni che sostengono il dispositivo. Nel caso specifico, il giudice di merito si era limitato a un generico riferimento all’operato dell’Amministrazione, ritenendolo corretto, senza alcuna ulteriore argomentazione che permettesse di ricostruire il suo ragionamento.

Le Conclusioni: l’Accoglimento del Ricorso

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che il motivo di ricorso era fondato. La sentenza impugnata, facendo un riferimento acritico all’operato dell’Ufficio, era di fatto priva di una motivazione autonoma. Questo l’ha resa nulla. Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado, in diversa composizione, affinché si attenga ai principi enunciati. Questa decisione sottolinea l’importanza per ogni giudice di esplicitare il proprio percorso logico-giuridico, garantendo così il diritto delle parti a comprendere le ragioni della decisione e a esercitare un controllo effettivo su di essa.

Quando una sentenza è considerata nulla per vizio di motivazione?
Una sentenza è nulla quando la motivazione è omessa o solo apparente, cioè quando il giudice non indica gli elementi da cui ha tratto il proprio convincimento oppure li indica senza un’approfondita disamina logica e giuridica, rendendo impossibile il controllo sul suo ragionamento.

La motivazione per relationem è sempre illegittima?
No, non sempre. È legittima solo a condizioni precise: deve fare riferimento a una sentenza già passata in giudicato tra le stesse parti, oppure deve riprodurre i contenuti dell’atto richiamato e sottoporli a un’autonoma valutazione critica nel contesto della nuova causa. È nulla se si limita a indicare la fonte senza esporre le ragioni della decisione.

Qual è la conseguenza di una sentenza la cui motivazione si limita a un riferimento acritico all’operato dell’Ufficio?
La conseguenza è la nullità della sentenza. La Corte di Cassazione cassa la decisione e rinvia il caso a un altro giudice di merito, che dovrà emettere una nuova pronuncia fornendo una motivazione completa e autonoma, in linea con i principi di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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