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Motivazione per relationem: legittimità e limiti

La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla legittimità di una sentenza d’appello che conferma la decisione di primo grado attraverso la tecnica della motivazione per relationem. Nel caso specifico, una società turistica aveva impugnato un avviso di accertamento per la tassa sui rifiuti (TARSU), ma il suo ricorso è stato respinto in tutti i gradi di giudizio. La Suprema Corte ha chiarito che tale motivazione è ammissibile a condizione che il giudice d’appello dimostri di aver esaminato i motivi di gravame, consentendo di ricostruire l’iter logico-giuridico della decisione e non limitandosi a una mera adesione acritica alla sentenza precedente.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione per relationem: quando è valida una sentenza d’appello che richiama il primo grado?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti e la validità della motivazione per relationem nei giudizi tributari. La questione, di grande rilevanza pratica, riguarda la possibilità per un giudice d’appello di confermare una sentenza di primo grado semplicemente richiamandone le argomentazioni. La Suprema Corte, nel respingere il ricorso di una società turistica contro un Comune, ha stabilito i paletti entro cui questa tecnica motivazionale può considerarsi legittima, sottolineando l’importanza di un’effettiva valutazione dei motivi di gravame.

I fatti del caso: la controversia sulla tassa rifiuti

Una nota società operante nel settore turistico-alberghiero ha impugnato un avviso di accertamento emesso da un Comune per il pagamento della Tassa sui Rifiuti (TARSU) relativa all’anno 2011, per un importo superiore a 300.000 euro. La società lamentava diversi vizi, tra cui l’errata determinazione della superficie tassabile, il mancato riconoscimento della stagionalità dell’attività (che avrebbe dato diritto a una riduzione) e l’illegittimità delle delibere comunali alla base della pretesa fiscale.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale (primo grado) che la Commissione Tributaria Regionale (appello) hanno respinto le doglianze della contribuente. In particolare, la sentenza di secondo grado si era limitata a rigettare l’appello richiamando, per relationem, le motivazioni della decisione di primo grado. Contro questa sentenza, la società ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando, tra gli altri motivi, proprio la nullità della pronuncia per vizio di motivazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato integralmente il ricorso della società, condannandola al pagamento delle spese processuali. La Corte ha ritenuto infondati tutti gli otto motivi sollevati, fornendo precisazioni cruciali su diversi aspetti del contenzioso tributario, dalla motivazione degli atti alla ripartizione dell’onere della prova.

Le motivazioni: i limiti della motivazione per relationem

Il punto centrale della decisione riguarda il primo motivo di ricorso, relativo alla nullità della sentenza d’appello per difetto di motivazione. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la motivazione per relationem è legittima a patto che non si traduca in una passiva adesione alla sentenza impugnata.

Secondo gli Ermellini, il giudice d’appello può richiamare le argomentazioni del primo giudice, ma deve dimostrare di aver effettivamente esaminato e valutato i motivi di gravame proposti dall’appellante. La sentenza deve, anche in modo sintetico, esprimere le ragioni della conferma, permettendo così di ricostruire l’iter logico-giuridico che ha portato alla decisione. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che i giudici d’appello avessero adempiuto a tale obbligo, precisando che l’appellante si era limitato a riproporre le stesse questioni già adeguatamente esaminate e risolte in primo grado, senza contrapporre valide argomentazioni contrarie. La motivazione, seppur sintetica, era quindi sufficiente a soddisfare il minimum costituzionale.

Le motivazioni: onere della prova e stagionalità dell’attività

La Corte ha colto l’occasione per ribadire altri importanti principi in materia di tributi locali. In particolare, per quanto riguarda la richiesta di riduzione della tariffa per l’attività stagionale, i giudici hanno sottolineato che l’onere di provare la sussistenza dei presupposti grava interamente sul contribuente. Tale prova deve essere fornita non in sede di contenzioso, ma attraverso la presentazione di una denuncia (originaria o di variazione) in cui si allega e documenta il carattere stagionale dell’utilizzo dei locali. In mancanza di ciò, la circostanza non può essere fatta valere successivamente per impugnare l’atto impositivo.

Analogamente, la Corte ha dichiarato inammissibili i motivi relativi alla presunta erronea determinazione della superficie tassabile, in quanto volti a ottenere una revisione del giudizio di fatto, preclusa in sede di legittimità, e carenti del requisito di autosufficienza.

Conclusioni: implicazioni pratiche per contribuenti e Comuni

La pronuncia in commento consolida l’orientamento giurisprudenziale sulla motivazione per relationem, tracciando un confine chiaro tra un rinvio legittimo e una motivazione apparente. Per i contribuenti, emerge la necessità di articolare motivi di appello specifici e critici rispetto alla sentenza di primo grado, evitando una mera riproposizione delle difese già svolte. Per i giudici, viene confermata la possibilità di utilizzare una motivazione sintetica e relazionale, purché sia evidente l’effettivo vaglio delle censure mosse dall’appellante. Infine, la decisione ribadisce la centralità dell’onere della prova a carico del contribuente per ottenere riduzioni o agevolazioni fiscali, sottolineando l’importanza di adempiere correttamente agli obblighi dichiarativi.

Quando è considerata valida una sentenza d’appello con motivazione per relationem?
Secondo la Corte, la motivazione per relationem è valida quando il giudice d’appello fa proprie le argomentazioni del primo giudice, esprimendo, anche sinteticamente, le ragioni della conferma in relazione ai motivi di impugnazione proposti, in modo da consentire la ricostruzione del percorso logico-giuridico della sua decisione. Non deve essere una mera adesione acritica, ma deve dimostrare che vi è stato un esame e una valutazione dell’infondatezza dei motivi di gravame.

A chi spetta l’onere di provare i presupposti per una riduzione della TARSU per stagionalità?
L’onere di allegare e documentare il carattere stagionale dell’uso dei locali, ai fini della riduzione della tariffa, spetta al contribuente. Questa prova deve essere fornita in sede di denuncia originaria o di variazione dei presupposti della tassa; in mancanza, la circostanza non può essere fatta valere successivamente nel giudizio di impugnazione dell’atto impositivo.

L’annullamento di una delibera tariffaria di un anno ha effetto automatico sulle delibere degli anni successivi?
No, l’annullamento giurisdizionale della delibera comunale di determinazione della tariffa per un’annualità precedente non ha efficacia caducante sulle delibere (non impugnate) meramente “ripetitive” degli anni successivi. Ogni deliberazione tariffaria, infatti, regola la materia in modo autonomo per il proprio anno di riferimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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