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Motivazione per relationem: legittima per l’Agenzia

Una società cooperativa ha impugnato un avviso di accertamento fiscale, lamentando vizi procedurali tra cui una motivazione carente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo la piena legittimità della “motivazione per relationem”, ovvero il rinvio al contenuto di un altro atto (in questo caso, il processo verbale di constatazione) già noto al contribuente. Secondo la Corte, tale pratica non viola il diritto di difesa quando il contribuente è già in possesso dei documenti richiamati.

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Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione per Relationem: Quando l’Avviso di Accertamento è Valido Anche se Rimanda ad Altri Atti

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio cruciale nel diritto tributario: la validità della motivazione per relationem negli avvisi di accertamento. Questa pronuncia chiarisce che l’Agenzia delle Entrate può legittimamente motivare un atto impositivo facendo riferimento a un Processo Verbale di Constatazione (PVC) già noto al contribuente, senza che ciò leda il diritto di difesa di quest’ultimo. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Controversia tra Società e Fisco

Una società cooperativa in liquidazione si è vista notificare un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2016, basato su un’analisi analitico-induttiva condotta dall’amministrazione finanziaria. La società ha impugnato l’atto, ma i giudici di primo e secondo grado hanno dato ragione all’Agenzia delle Entrate. Ritenendo la decisione ingiusta, la società ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre distinti motivi di presunta illegittimità.

I Motivi del Ricorso e la questione della motivazione per relationem

Il contribuente ha contestato la sentenza d’appello lamentando principalmente tre vizi:

1. Errata applicazione delle norme sull’accertamento: La società sosteneva che i giudici avessero erroneamente confermato l’utilizzo del metodo induttivo, ignorando la documentazione fornita.
2. Omissione di pronuncia: Si lamentava il fatto che la Corte territoriale non si fosse espressa su specifiche eccezioni sollevate in appello, violando il principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato.
3. Violazione dello Statuto del Contribuente: Il motivo centrale verteva sulla mancata allegazione, all’avviso di accertamento, degli atti su cui si fondava la pretesa fiscale. Secondo la ricorrente, questa omissione, riconducibile a una scorretta motivazione per relationem, comprometteva gravemente il diritto di difesa.

La Decisione della Corte: Perché il Ricorso è Stato Rigettato

La Suprema Corte ha dichiarato tutti e tre i motivi infondati, consolidando orientamenti giurisprudenziali già esistenti.

Rigetto Implicito e Validità della Motivazione

In risposta ai primi due motivi, la Corte ha chiarito che non sussiste un vizio di omessa pronuncia quando la decisione finale è logicamente incompatibile con le richieste della parte. Se il giudice accoglie la tesi dell’Agenzia, sta implicitamente rigettando quella del contribuente, anche senza confutarla punto per punto. La motivazione non deve essere un’analisi minuziosa di ogni singola argomentazione, ma deve esporre un percorso logico coerente che giustifichi la decisione.

Il Cuore della Questione: la legittima motivazione per relationem

Sul terzo e più significativo motivo, la Corte ha affermato con forza la legittimità della motivazione per relationem. Ha stabilito che l’avviso di accertamento non deve necessariamente replicare per intero il contenuto di altri atti, come il PVC. È sufficiente che vi faccia chiaro riferimento, a una condizione essenziale: che tali atti siano già stati portati a conoscenza del contribuente. Nel caso specifico, il PVC era stato redatto in contraddittorio con il rappresentante della società e a lui consegnato alla chiusura dell’ispezione. Di conseguenza, il contribuente era già pienamente consapevole delle conclusioni e degli elementi su cui si basava la pretesa fiscale. In queste circostanze, rinviare al PVC rappresenta una legittima “economia di scrittura” che non pregiudica in alcun modo il diritto di difesa.

le motivazioni

La Corte fonda la sua decisione sul principio di non aggravamento del procedimento e sul presupposto della conoscenza pregressa degli atti da parte del contribuente. La ratio è chiara: se il contribuente ha già ricevuto e discusso il contenuto del verbale durante la fase di verifica, obbligare l’Amministrazione a ricopiarne il contenuto nell’avviso di accertamento sarebbe un formalismo inutile. Il diritto di difesa è garantito dalla piena conoscibilità degli elementi posti a fondamento della pretesa, e tale conoscibilità era già assicurata dalla consegna del PVC. La Corte sottolinea che la motivazione “per relationem” è illegittima solo quando il rinvio riguarda atti non conosciuti o non facilmente reperibili dal destinatario, situazione che non ricorreva nel caso di specie.

le conclusioni

In definitiva, la sentenza conferma che l’efficienza amministrativa può coesistere con la tutela dei diritti del contribuente. L’avviso di accertamento che si fonda, per la sua motivazione, su un PVC precedentemente notificato è pienamente valido. Per i contribuenti, ciò significa che la fase di verifica e la redazione del verbale sono momenti cruciali: è lì che si forma il nucleo probatorio della futura pretesa fiscale. Diventa quindi fondamentale partecipare attivamente al contraddittorio e conservare con cura tutta la documentazione rilasciata dagli ispettori, poiché costituirà la base per ogni eventuale successiva contestazione.

È valido un avviso di accertamento che non spiega nel dettaglio i calcoli ma rimanda a un altro documento?
Sì, è valido. Questa pratica, chiamata “motivazione per relationem”, è legittima a condizione che il documento richiamato (ad esempio, un Processo Verbale di Constatazione) sia stato precedentemente portato a conoscenza del contribuente.

Se il giudice non risponde esplicitamente a una mia specifica obiezione, la sentenza è nulla?
Non necessariamente. Secondo la Corte, non si ha omissione di pronuncia se la decisione finale è logicamente incompatibile con l’accoglimento dell’obiezione. L’accoglimento della tesi di una parte comporta il rigetto implicito delle tesi contrarie.

Cosa succede se l’Agenzia delle Entrate non allega il verbale (PVC) all’avviso di accertamento?
Se il PVC è stato già consegnato al contribuente al termine della verifica ispettiva, la sua mancata allegazione all’avviso di accertamento non rende quest’ultimo nullo, in quanto il contribuente ne conosce già il contenuto e il suo diritto di difesa non è pregiudicato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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