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Motivazione per relationem: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato alcuni avvisi di accertamento ICI emessi da un Comune, poiché basati su una perizia di stima e altri atti mai allegati né resi disponibili ai contribuenti. La Corte ha ribadito che la motivazione per relationem è valida solo se i documenti richiamati, essenziali per comprendere la pretesa fiscale, sono allegati all’atto o già noti al contribuente, garantendo così il pieno diritto di difesa. La loro produzione solo in corso di causa non può sanare il vizio originario dell’atto.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

La Motivazione per Relationem negli Atti Tributari: Quando è Obbligatorio Allegare i Documenti?

L’obbligo di motivazione degli atti tributari rappresenta un pilastro fondamentale per la tutela del contribuente, consentendogli di comprendere appieno le ragioni della pretesa fiscale e di esercitare efficacemente il proprio diritto di difesa. Una delle tecniche più comuni è la motivazione per relationem, ovvero il rinvio a documenti esterni. Ma cosa succede se tali documenti non vengono allegati? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui limiti di questa pratica, sancendo la nullità dell’atto impositivo.

I Fatti di Causa: Un Accertamento ICI Basato su Documenti Sconosciuti

Il caso trae origine da alcuni avvisi di accertamento ai fini ICI notificati da un Comune a un gruppo di contribuenti, eredi di due distinti proprietari terrieri. L’Ente impositore contestava un maggior valore di alcuni terreni per gli anni dal 2004 al 2007, liquidando una maggiore imposta e le relative sanzioni.

I contribuenti impugnavano gli atti, lamentando, tra le varie cose, un grave difetto di motivazione. In particolare, gli avvisi facevano generico riferimento a una “stima” e a dei “contratti depositati” per giustificare il maggior valore accertato, senza però allegare né la perizia né i contratti stessi. Questi documenti erano stati prodotti dal Comune solo successivamente, nel corso del giudizio di appello.

Dopo un complesso iter giudiziario, che aveva già visto un precedente intervento della Cassazione, la questione è tornata al vaglio della Suprema Corte.

La Questione Giuridica e la Motivazione per Relationem

Il cuore del problema risiede nell’interpretazione dell’art. 7 della Legge n. 212/2000 (Statuto del Contribuente). Questa norma consente la motivazione degli atti tributari per relationem, ma a precise condizioni. L’obiettivo è bilanciare l’esigenza di snellezza dell’azione amministrativa con l’imprescindibile diritto di difesa del cittadino.

La domanda a cui la Corte ha dovuto rispondere è: quando il riferimento a un documento esterno è legittimo, e quando invece l’Amministrazione ha l’obbligo di allegarlo fisicamente all’atto notificato? La risposta a questa domanda determina la validità o meno dell’intero accertamento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi di ricorso dei contribuenti, annullando la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha annullato gli avvisi di accertamento originari. I giudici hanno ritenuto fondata la doglianza relativa al difetto di motivazione, chiarendo in modo netto i confini della motivazione per relationem.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha affermato che l’obbligo di allegazione sussiste per tutti quegli atti che, non essendo già integralmente e legalmente conosciuti dal contribuente, sono necessari per comprendere le ragioni della pretesa impositiva.

Nel caso specifico, la perizia di stima redatta dal tecnico incaricato dal Comune era un documento decisivo. Era proprio su quella valutazione che si fondava la rettifica dei valori ICI. Tuttavia, la perizia non solo non era stata allegata, ma era stata a malapena menzionata negli avvisi con un generico riferimento a una “stima”. Ciò ha reso la motivazione contenuta negli avvisi “del tutto inadeguata”.

La Corte ha specificato che la produzione del documento solo in corso di causa non può sanare il vizio originario. Il processo tributario ha natura impugnatoria: il contribuente deve essere messo in condizione di conoscere tutte le ragioni della pretesa prima di dover avviare un contenzioso, non durante.

Lo stesso principio è stato applicato ai “contratti depositati” richiamati negli avvisi. La mancata allegazione o, quantomeno, la mancata riproduzione del loro contenuto essenziale, ha impedito ai contribuenti di conoscere la base della pretesa e di preparare una difesa adeguata. La Corte ha chiarito che sono esclusi dall’obbligo di allegazione solo gli atti normativi (leggi, regolamenti, delibere comunali) in quanto giuridicamente noti a tutti per effetto della loro pubblicazione ufficiale.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di garanzia fondamentale per i contribuenti. Un atto tributario che fonda le sue ragioni su documenti esterni, come perizie di stima o atti di compravendita, è illegittimo se tali documenti non sono allegati o, comunque, non sono già nella piena disponibilità del destinatario.

L’Amministrazione Finanziaria non può integrare la motivazione carente in un secondo momento, durante il processo. Il diritto di difesa si esercita pienamente solo quando le ragioni della pretesa sono chiare, complete e documentate sin dal principio. Per i contribuenti, ciò significa che un avviso di accertamento con una motivazione per relationem “al buio” è un atto viziato e può essere annullato dal giudice tributario.

Un avviso di accertamento può motivare facendo riferimento a un altro documento?
Sì, la legge lo consente. Questa tecnica è chiamata “motivazione per relationem”. Tuttavia, è valida solo a condizione che il documento richiamato sia allegato all’atto o sia già integralmente conosciuto dal contribuente.

L’Amministrazione finanziaria è sempre obbligata ad allegare i documenti che richiama nell’avviso di accertamento?
No, non sempre. L’obbligo di allegazione non sussiste per gli atti che sono già noti al contribuente o per gli atti a contenuto normativo (come leggi, regolamenti o delibere comunali) che si presumono conosciuti da tutti in quanto pubblicati ufficialmente. L’obbligo riguarda invece gli atti specifici, come perizie o contratti, che costituiscono il fondamento della pretesa fiscale.

Cosa succede se un documento essenziale per la motivazione, come una perizia, non viene allegato all’avviso di accertamento?
Secondo la Corte di Cassazione, se il documento non allegato è decisivo per comprendere le ragioni della pretesa fiscale, la sua assenza rende la motivazione dell’avviso di accertamento inadeguata. Di conseguenza, l’avviso è illegittimo e può essere annullato. La produzione del documento solo durante il processo non sana questo vizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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