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Motivazione per relationem: i limiti della Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale che si basava su una motivazione per relationem. I giudici di merito avevano annullato un avviso di accertamento richiamando una loro precedente decisione relativa all’anno d’imposta precedente, senza verificare se le condizioni di fatto fossero ancora le stesse. La Suprema Corte ha ritenuto tale motivazione solo apparente, ribadendo il principio di autonomia dei periodi d’imposta e la necessità di una valutazione specifica per ogni annualità.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione per Relationem: la Cassazione Stabilisce i Paletti

La tecnica della motivazione per relationem, con cui un giudice fa riferimento alle argomentazioni di un’altra sentenza, è uno strumento utile ma non privo di rischi. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta per tracciare una linea netta, specialmente in ambito tributario, dove l’autonomia di ogni periodo d’imposta è un principio cardine. Il caso analizzato riguarda l’annullamento di un avviso di accertamento basato sul mero richiamo a una decisione relativa all’anno precedente, una pratica giudicata insufficiente e lesiva del diritto a una decisione motivata.

I Fatti del Caso: Un Accertamento Fiscale e due Anni d’Imposta

Una società operante nel settore della torrefazione riceveva un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate per l’anno d’imposta 2009. L’Ufficio, basandosi sugli studi di settore, rideterminava il reddito d’impresa e il volume d’affari della società, con conseguente richiesta di maggiori imposte (IRES e IVA). La società impugnava l’atto e, in secondo grado, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) accoglieva l’appello, annullando completamente l’accertamento. La decisione dei giudici di merito si fondava su un’argomentazione semplice: le questioni erano le stesse già decise in favore della società con una precedente sentenza del 2015, relativa all’anno d’imposta 2008, in cui era stato riconosciuto lo status di “start-up”. La CTR concludeva affermando di non ravvisare alcun motivo per discostarsi da quella precedente valutazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Motivazione per Relationem

L’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando che la motivazione della CTR fosse del tutto omessa o meramente apparente. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza e rinviando la causa a un’altra sezione della CTR per un nuovo esame. Il punto centrale della decisione è che i giudici di merito hanno errato nell’estendere meccanicamente le conclusioni di una sentenza relativa al 2008 alla controversia per il 2009. Hanno omesso un passaggio logico fondamentale: verificare se la situazione di fatto – in particolare, lo status di “start-up” – fosse rimasta invariata anche nell’anno successivo. La Cassazione ha sottolineato che una sentenza relativa a un periodo d’imposta non costituisce un giudicato esterno vincolante per gli anni successivi, specialmente quando si basa su presupposti fattuali che possono cambiare nel tempo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ritenuto la motivazione della CTR solo “apparente”, in quanto non permetteva di ricostruire il percorso logico-giuridico seguito per arrivare alla decisione. La formula utilizzata dai giudici, secondo cui “non si ravvisa alcun diverso motivo per potersene discostare”, è stata definita una proposizione generica, assertiva e apodittica. In sostanza, una frase di stile che non costituisce una vera motivazione. Questo vizio, secondo la Cassazione, determina la nullità della sentenza per violazione del “minimo costituzionale” imposto dall’articolo 111 della Costituzione. Un giudice può richiamare un precedente, anche tra le stesse parti, ma deve sempre spiegare perché quel precedente è rilevante e applicabile al caso specifico, verificando la persistenza dei presupposti di fatto e di diritto. In questo caso, la CTR avrebbe dovuto accertare se nel 2009 la società potesse ancora essere considerata in fase di “start-up”, un elemento cruciale che aveva giustificato la decisione favorevole per il 2008.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione rafforza un principio fondamentale del diritto tributario: l’autonomia dei periodi d’imposta. Ogni anno fiscale è una storia a sé e deve essere valutato sulla base delle circostanze specifiche di quel periodo. La decisione ha importanti implicazioni pratiche: i giudici tributari non possono adottare scorciatoie motivazionali, limitandosi a “copiare” decisioni precedenti. Essi hanno il dovere di condurre un’analisi approfondita e specifica per ogni controversia, garantendo che la loro decisione sia comprensibile e trasparente. Questo tutela sia il contribuente, che ha diritto a una valutazione equa della sua posizione, sia l’Amministrazione finanziaria, che ha diritto a vedere le proprie pretese esaminate nel merito e non respinte sulla base di automatismi ingiustificati.

Un giudice può motivare una sentenza semplicemente richiamando una decisione precedente relativa a un diverso anno d’imposta?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice non può limitarsi a richiamare una sentenza precedente, ma deve verificare se la situazione di fatto esaminata nel primo giudizio sia rimasta immutata nel periodo d’imposta successivo, spiegando le ragioni per cui quel precedente è ancora applicabile.

Cosa si intende per “motivazione apparente” in una sentenza tributaria?
Si ha una motivazione apparente quando il giudice usa formule generiche, assertive o si limita a richiamare un’altra decisione senza spiegare perché le conclusioni di quel caso siano applicabili alla controversia attuale. Tale motivazione non permette di comprendere il percorso logico-giuridico seguito e viola il “minimo costituzionale” richiesto.

Una sentenza su un anno d’imposta crea un vincolo automatico per gli anni successivi?
No. Secondo la Corte, una sentenza relativa a un determinato periodo d’imposta non costituisce “giudicato esterno” per i periodi successivi se riguarda elementi non permanenti e basati su presupposti di fatto che possono cambiare di anno in anno, come lo status di “start-up” di un’impresa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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