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Motivazione per relationem: ecco quando è valida

Un soggetto, ritenuto amministratore di fatto di una società, impugnava un atto di contestazione fiscale perché i verbali richiamati non erano allegati. Le corti di merito gli davano ragione. La Corte di Cassazione, invece, ha annullato la decisione, stabilendo che la motivazione per relationem è valida se l’atto principale riproduce il ‘contenuto essenziale’ dei documenti richiamati, garantendo così al contribuente il pieno diritto di difesa.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione per relationem: La Cassazione chiarisce quando è valida

L’obbligo di motivazione degli atti tributari è un pilastro fondamentale a garanzia del contribuente. Ma cosa succede quando un atto, per motivare le proprie pretese, fa riferimento ad altri documenti non allegati? Con l’Ordinanza in esame, la Corte di Cassazione torna sul tema della motivazione per relationem, definendo i confini tra un rinvio legittimo e una violazione del diritto di difesa.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un atto di contestazione notificato dall’Agenzia delle Entrate a un soggetto, ritenuto l’amministratore di fatto di una società a responsabilità limitata in liquidazione. L’atto contestava violazioni tributarie relative all’anno d’imposta 2009.

Il contribuente impugnava il provvedimento lamentando un vizio di motivazione: l’atto faceva riferimento a dei processi verbali di constatazione (PVC), ma tali verbali non erano stati né allegati né notificati. Secondo il contribuente, questa omissione gli impediva di comprendere appieno le accuse e di difendersi adeguatamente.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale accoglievano le ragioni del contribuente, annullando l’atto per difetto di motivazione. L’Agenzia delle Entrate, non rassegnata, proponeva ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte e la motivazione per relationem

La Corte di Cassazione ha ribaltato il verdetto dei giudici di merito, accogliendo il motivo di ricorso principale dell’Agenzia. Il cuore della decisione ruota attorno all’interpretazione dell’obbligo di motivazione, in particolare quando questa avviene per relationem, cioè tramite rinvio ad altri documenti.

Il principio, consolidato in giurisprudenza e sancito anche dallo Statuto del Contribuente (L. 212/2000), è chiaro: un atto può essere motivato facendo riferimento a un altro documento, a due condizioni alternative:

1. Il documento richiamato è allegato all’atto notificato.
2. L’atto notificato ne riproduce il contenuto essenziale.

Nel caso di specie, il dibattito si è concentrato su questo secondo punto.

Il Principio del “Contenuto Essenziale”

La Corte ha precisato che per “contenuto essenziale” si deve intendere l’insieme di quelle parti del documento richiamato che sono necessarie e sufficienti a sostenere la pretesa dell’Ufficio. L’obiettivo è consentire al contribuente, e successivamente al giudice, di individuare con precisione gli elementi fondanti dell’accusa, senza dover reperire autonomamente atti esterni.

Secondo i giudici di legittimità, l’atto di contestazione notificato al contribuente rispettava questo requisito. Infatti, come emerso dalla stessa sentenza d’appello, il provvedimento:

* Riepilogava i rilievi formulati nei confronti della società.
* Riportava le dichiarazioni della liquidatrice della società, la quale aveva indicato il contribuente come “autore materiale delle violazioni”.
* Imputava espressamente al contribuente la qualifica di amministratore di fatto della società.

Questi elementi, nel loro insieme, sono stati ritenuti sufficienti per permettere al destinatario di comprendere le contestazioni mosse a suo carico e di predisporre un’adeguata difesa.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si fonda su un’interpretazione sostanziale, e non meramente formale, del diritto di difesa. La Corte ha stabilito che la Commissione Tributaria Regionale aveva errato nel dichiarare la nullità dell’atto per “assoluta carenza di motivazione”. Sebbene i PVC non fossero allegati, il loro contenuto essenziale era stato trasfuso nell’atto di contestazione, rendendolo autonomo e completo ai fini della comprensione delle accuse. Gli altri motivi di ricorso dell’Agenzia, relativi ad aspetti secondari della sentenza d’appello, sono stati invece giudicati inammissibili, in quanto riguardanti argomentazioni svolte ad abundantiam (in aggiunta) dai giudici di merito e non costituenti la vera ratio decidendi della loro decisione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante chiarimento pratico: l’omessa allegazione di un documento richiamato non determina automaticamente la nullità dell’atto tributario. La validità dipende dalla completezza informativa dell’atto stesso. Se questo riproduce gli elementi chiave e sufficienti a delineare la pretesa fiscale, la motivazione per relationem è legittima e il diritto di difesa del contribuente è salvo. Per le amministrazioni finanziarie, ciò significa curare con attenzione la redazione degli atti, assicurandosi di includere tutti i dati essenziali. Per i contribuenti, significa che un’impugnazione basata sulla sola mancata allegazione, in presenza di una motivazione sostanzialmente chiara, potrebbe non avere successo.

Un atto di contestazione tributaria è nullo se non allega i documenti a cui fa riferimento?
No, non necessariamente. Secondo la Corte, l’atto è valido se riproduce il “contenuto essenziale” dei documenti richiamati, ovvero quelle informazioni necessarie e sufficienti a permettere al contribuente di comprendere le accuse e di esercitare pienamente il proprio diritto di difesa.

Cosa si intende per “contenuto essenziale” nella motivazione per relationem?
Si intende l’insieme delle parti dei documenti richiamati che sono indispensabili per sostenere il provvedimento. L’obiettivo è indicare chiaramente le basi dell’accusa, consentendo al contribuente di difendersi senza dover ricercare autonomamente atti esterni.

Perché la Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia Fiscale in questo caso specifico?
Perché ha ritenuto che l’atto di contestazione, pur senza allegare i verbali di ispezione, conteneva tutti gli elementi essenziali per la difesa: un riassunto dei rilievi fiscali, il riferimento alle dichiarazioni accusatorie della liquidatrice e l’imputazione esplicita al soggetto della qualifica di amministratore di fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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