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Motivazione per relationem: Cassazione sui limiti

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società, confermando la legittimità di avvisi di accertamento la cui motivazione per relationem rinviava integralmente a un Processo Verbale di Constatazione (PVC) della Guardia di Finanza. La Corte ha chiarito che tale prassi è valida e che il sindacato sulla motivazione in sede di legittimità è limitato a vizi gravi, escludendo la mera insufficienza. È stato inoltre ribadito il principio di autosufficienza del ricorso, che impone al ricorrente di trascrivere gli atti contestati.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione per Relationem: La Cassazione Conferma la Validità negli Avvisi di Accertamento

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sul tema cruciale della motivazione per relationem negli atti impositivi. La decisione chiarisce i confini di questa pratica, confermando la sua legittimità quando l’atto di accertamento rinvia a un Processo Verbale di Constatazione (PVC) della Guardia di Finanza. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: La Controversia Fiscale

Una società a responsabilità limitata si vedeva notificare tre avvisi di accertamento per gli anni d’imposta 2007, 2008 e 2009, relativi a IRES, IRAP e IVA. Tali avvisi scaturivano da una verifica fiscale condotta dalla Guardia di Finanza e si basavano interamente sulle risultanze di un PVC.

La società impugnava gli atti dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale (CTP), che accoglieva il ricorso ritenendo insufficiente la motivazione degli avvisi. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, proponeva appello e la Commissione Tributaria Regionale (CTR) ribaltava la decisione di primo grado. Secondo la CTR, gli avvisi erano correttamente motivati “per relationem”, ossia tramite il richiamo al contenuto del PVC, in linea con la giurisprudenza di legittimità.

Insoddisfatta, la società contribuente portava la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza d’appello.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La contribuente articolava il proprio ricorso su quattro motivi principali, tra cui:
1. Violazione di norme processuali e motivazione apparente: Si sosteneva che la sentenza d’appello fosse priva di un’adeguata esposizione dei fatti e delle questioni di diritto, alterando il thema decidendum.
2. Motivazione esclusivamente “per relationem” ad altre pronunce: La società lamentava che la CTR avesse motivato la propria decisione rinviando a principi giurisprudenziali senza un’analisi concreta del caso.
3. Omessa pronuncia: Si denunciava che il giudice d’appello non avesse risposto alla specifica doglianza sulla carenza informativa degli avvisi, che non esplicitavano il metodo di accertamento utilizzato (induttivo o sintetico).
4. Omesso esame di un fatto decisivo: La ricorrente evidenziava come la CTR non avesse considerato l’assenza, negli avvisi, dell’indicazione del metodo di accertamento e dei suoi presupposti.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Validità della Motivazione per Relationem

La Suprema Corte ha dichiarato i motivi di ricorso inammissibili e infondati, rigettando integralmente le pretese della società. Il ragionamento dei giudici si è sviluppato su diversi punti cardine.

In primo luogo, la Corte ha stabilito che la sentenza della CTR non presentava un vizio di motivazione apparente. Al contrario, la decisione era effettiva e basata su un richiamo specifico a consolidati orientamenti giurisprudenziali in tema di legittimità della motivazione per relationem. La Cassazione ha ricordato che, a seguito della riforma dell’art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c., il suo sindacato sulla motivazione è ridotto al “minimo costituzionale”, potendo censurare solo anomalie gravi come la mancanza assoluta di motivi, la contraddittorietà insanabile o la perplessità oggettiva, ma non la semplice “insufficienza” motivazionale.

In secondo luogo, e con particolare enfasi, la Corte ha ribadito la piena validità della motivazione per relationem di un avviso di accertamento a un PVC. L’obbligo dell’Amministrazione Finanziaria di indicare i presupposti di fatto e di diritto della pretesa tributaria, incluse le ragioni del ricorso a metodi di accertamento sintetico o deduttivo, può essere assolto mediante il riferimento a elementi di fatto contenuti in altri documenti, a condizione che questi siano noti al contribuente.

Infine, la Corte ha censurato la carenza di “autosufficienza” del ricorso. La società, infatti, non aveva trascritto nelle sue difese le parti rilevanti degli avvisi di accertamento contestati. Tale omissione ha impedito alla Corte di Cassazione di valutare concretamente la fondatezza delle censure, poiché il principio di autosufficienza impone al ricorrente di fornire tutti gli elementi necessari per la decisione, senza costringere il giudice a ricercarli in altri fascicoli.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale nel diritto tributario: un avviso di accertamento è legittimo anche se la sua motivazione è affidata integralmente al rinvio a un Processo Verbale di Constatazione. Per i contribuenti, ciò significa che, per contestare efficacemente un atto impositivo, non è sufficiente lamentare genericamente una carenza motivazionale se l’atto rinvia a un verbale di cui si è avuta piena conoscenza. Diventa essenziale, invece, contestare nel merito le specifiche risultanze del PVC.

Per l’Amministrazione Finanziaria, la decisione conferma la correttezza di una prassi operativa che snellisce la redazione degli atti impositivi. Resta fermo, tuttavia, l’obbligo di mettere il contribuente nella condizione di conoscere pienamente il contenuto dell’atto richiamato. La sentenza, inoltre, funge da monito per i difensori: un ricorso per cassazione deve essere redatto nel rigoroso rispetto del principio di autosufficienza, pena l’inammissibilità.

Un avviso di accertamento può essere motivato facendo riferimento a un altro documento, come un PVC della Guardia di Finanza?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la motivazione “per relationem” è una pratica legittima. L’obbligo di motivare l’atto impositivo può essere assolto anche con il rinvio a un Processo Verbale di Constatazione (PVC), a condizione che questo sia stato reso disponibile al contribuente.

Cosa si intende per “autosufficienza” del ricorso per cassazione in materia tributaria?
Significa che il ricorso deve contenere tutti gli elementi necessari perché la Corte possa decidere sulla base del solo testo presentato. Se si contesta la motivazione di un avviso di accertamento, è necessario trascrivere nel ricorso le parti testuali dell’avviso che si ritengono viziate, altrimenti il motivo viene considerato inammissibile.

Quali vizi di motivazione di una sentenza tributaria possono essere fatti valere in Cassazione?
Dopo la riforma del 2012, il controllo della Cassazione sulla motivazione è limitato al “minimo costituzionale”. Si può denunciare solo un’anomalia motivazionale grave, come la mancanza assoluta di motivi, una motivazione meramente apparente, un contrasto irriducibile tra affermazioni o una motivazione perplessa e oggettivamente incomprensibile. Non è più sufficiente lamentare una semplice insufficienza della motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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