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Motivazione per relationem: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5112/2025, ha chiarito i limiti della motivazione per relationem negli atti tributari. Il caso riguardava una sanzione per mancata emissione di scontrini fiscali. La Corte ha stabilito che non è necessario allegare all’atto impositivo i documenti in esso richiamati se il contribuente ne ha già legale conoscenza. La sentenza di secondo grado, che aveva annullato l’atto per la mancata allegazione dei verbali di constatazione, è stata cassata perché basata su una motivazione apparente e giuridicamente errata.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione per relationem: quando non serve allegare i documenti

L’obbligo di motivazione degli atti tributari è un pilastro fondamentale per la tutela del diritto di difesa del contribuente. Ma cosa succede quando un atto richiama altri documenti? È sempre necessario allegarli? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, offre un’importante precisazione sulla motivazione per relationem, stabilendo un principio di concretezza: se il contribuente è già a conoscenza dell’atto richiamato, l’Amministrazione Finanziaria non è obbligata ad allegarlo. Analizziamo insieme questa decisione.

I Fatti del Caso

Una società cooperativa riceveva un atto di contestazione dall’Agenzia delle Entrate per una sanzione di quasi 30.000 euro, dovuta alla mancata emissione di alcuni scontrini fiscali. Le violazioni erano state accertate dalla Guardia di Finanza attraverso due processi verbali di constatazione (PVC), notificati alla società in un momento precedente.

La società impugnava l’atto di contestazione, lamentando, tra le altre cose, un difetto di motivazione, poiché i PVC non erano stati allegati all’atto stesso. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale accoglievano le ragioni della società, ritenendo che la mancata allegazione dei verbali avesse leso il diritto di difesa del contribuente.

L’Agenzia delle Entrate, non condividendo la decisione dei giudici di merito, proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo che la motivazione dell’atto fosse valida e che la corte regionale avesse errato nell’interpretare le norme sulla motivazione per relationem.

La Decisione della Corte sulla motivazione per relationem

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale. I giudici supremi hanno definito la motivazione della sentenza d’appello come “del tutto apodittica” ed “erronea”.

Il punto centrale della decisione è il principio consolidato secondo cui l’obbligo di allegare i documenti richiamati nell’atto impositivo, previsto dall’art. 7 dello Statuto del Contribuente, non si applica agli atti di cui il contribuente “abbia già integrale e legale conoscenza”.

Nel caso specifico, i verbali della Guardia di Finanza erano già stati notificati alla società prima dell’invio dell’atto di contestazione. Pertanto, la società era perfettamente a conoscenza del loro contenuto e in grado di esercitare pienamente il proprio diritto di difesa. Affermare, come aveva fatto il giudice di secondo grado, che l’allegazione fosse comunque necessaria a prescindere dalla conoscenza effettiva dell’atto, costituisce un errore di diritto.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha ribadito la distinzione tra “mancanza di motivazione” e “motivazione apparente”. Quest’ultima si verifica quando le argomentazioni, pur presenti graficamente, sono talmente generiche, contraddittorie o incomprensibili da non permettere di ricostruire l’iter logico-giuridico che ha portato alla decisione. Tale vizio, che porta alla nullità della sentenza, era presente nel provvedimento impugnato.

Il giudice d’appello si era limitato ad affermare che l’Ufficio aveva omesso di allegare i PVC “senza riferire compiutamente in merito ai termini della questione”, compromettendo così il diritto di difesa. Questa, secondo la Cassazione, è un’affermazione meramente apodittica e priva di effettiva motivazione, in quanto non esamina il contenuto dell’atto e ignora la circostanza, decisiva, della previa notifica dei verbali al contribuente.

In base all’art. 42 del D.P.R. 600/1973 e alla giurisprudenza costante, la motivazione per relationem è legittima. L’Amministrazione Finanziaria può limitarsi a riprodurre il contenuto essenziale degli atti richiamati, ma non è tenuta a farlo né ad allegarli se questi sono già noti al destinatario. Pretendere il contrario significherebbe imporre un formalismo eccessivo e inutile, contrario ai principi di efficienza e buona fede che devono regolare i rapporti tra Fisco e contribuente.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio di ragionevolezza e concretezza nel contenzioso tributario. La tutela del diritto di difesa del contribuente è sacrosanta, ma non può essere invocata attraverso eccezioni puramente formali quando, nella sostanza, il contribuente possiede tutti gli elementi per difendersi.

Per i professionisti e le aziende, la lezione è chiara: un’impugnazione basata sulla mancata allegazione di un documento già ricevuto e conosciuto ha scarse probabilità di successo. La giurisprudenza è ormai consolidata nel ritenere che la conoscenza legale dell’atto richiamato sana il vizio della mancata allegazione. Di conseguenza, la strategia difensiva deve concentrarsi sui vizi sostanziali della pretesa tributaria, piuttosto che su formalismi procedurali superabili.

Cosa significa “motivazione per relationem” in un atto tributario?
Significa che l’atto, per spiegare le sue ragioni, fa riferimento al contenuto di un altro documento (ad esempio, un verbale di constatazione) senza riportarlo integralmente.

È sempre obbligatorio allegare un documento richiamato in un atto di contestazione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo di allegare il documento viene meno se il contribuente ne ha già ricevuto notifica e quindi ne possiede “integrale e legale conoscenza”.

Cosa succede se la motivazione di una sentenza è considerata “apparente”?
Una sentenza con motivazione apparente è nulla. La Corte di Cassazione la annulla (cassa) e, come in questo caso, può rinviare la causa a un altro giudice perché decida nuovamente la questione applicando i corretti principi di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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