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Motivazione per relationem: Cassazione annulla sentenza

Un contribuente ha impugnato degli avvisi di accertamento basati su movimenti bancari non giustificati. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello perché viziata da una motivazione per relationem meramente apparente. Il giudice d’appello si era limitato a un generico rinvio alla sentenza di primo grado e agli atti della controparte, senza fornire un’autonoma argomentazione sulle specifiche censure sollevate, violando così l’obbligo di una motivazione effettiva.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione per Relationem: Quando il Giudice Deve Spiegare di Più

L’obbligo di motivazione dei provvedimenti giudiziari è un pilastro del nostro ordinamento. Ma cosa succede quando un giudice, per motivare la sua decisione, si limita a richiamare le argomentazioni di un’altra sentenza o di un atto di parte? Questa tecnica, nota come motivazione per relationem, è stata al centro di una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha annullato una sentenza tributaria proprio per un suo uso improprio, ribadendo il diritto del cittadino a una decisione spiegata in modo chiaro e autonomo.

I Fatti del Caso: Accertamenti Fiscali e Movimenti Bancari

Un contribuente si vedeva notificare tre avvisi di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate per gli anni d’imposta 2007 e 2008. Le contestazioni, relative a IRPEF, IRAP e IVA, nascevano da indagini bancarie che avevano evidenziato versamenti e prelievi ritenuti non giustificati, ricondotti dall’Ufficio a redditi d’impresa non dichiarati.

Il contribuente impugnava gli atti, sostenendo che le somme derivassero da redditi già tassati, incassi aziendali, fitti e aiuti familiari. La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglieva parzialmente il ricorso, annullando le riprese sui prelievi ma confermando quelle sui versamenti.

Non soddisfatto, il contribuente proponeva appello. La Commissione Tributaria Regionale (CTR), tuttavia, rigettava integralmente l’impugnazione, ritenendo le giustificazioni fornite prive di valore probatorio. È contro questa decisione che il contribuente si è rivolto alla Corte di Cassazione, lamentando, tra le altre cose, un grave vizio di motivazione.

La Decisione della Cassazione e la Motivazione per Relationem

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del contribuente, ma solo in relazione a un motivo specifico: la nullità della sentenza per motivazione assente o meramente apparente. Gli Ermellini hanno rilevato che la CTR non aveva sviluppato un percorso argomentativo autonomo per respingere le specifiche censure dell’appellante. Al contrario, si era limitata a un generico rinvio sia alla sentenza di primo grado sia alle controdeduzioni dell’Agenzia delle Entrate, con la seguente formula:

> «Con riguardo agli ulteriori motivi di gravame, si rinvia alla motivazione della sentenza impugnata ed alle controdeduzioni dell’Ufficio impositore, che si condividono integralmente.»

Questa modalità, secondo la Cassazione, equivale a una sostanziale abdicazione della funzione giurisdizionale. Non permette di comprendere se e come il giudice d’appello abbia effettivamente esaminato le questioni sollevate, né consente di ricostruire il percorso logico-giuridico seguito per arrivare al rigetto.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha chiarito che, sebbene la motivazione per relationem sia in astratto ammissibile, essa deve essere supportata da un’argomentazione che dia conto delle ragioni per cui il giudice condivide le conclusioni dell’atto richiamato. Non può risolversi in una mera adesione acritica e indifferenziata. Nel caso di specie, la motivazione della CTR è stata giudicata generica e non autosufficiente.

Questo approccio impedisce di verificare se il giudice d’appello abbia effettivamente esaminato le questioni a lui devolute e se abbia valutato in modo autonomo e consapevole le difese dell’appellante. Una motivazione così strutturata si traduce in un vizio che porta alla nullità della sentenza.

Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria della Puglia, in diversa composizione, per un nuovo esame che dovrà essere supportato da una motivazione completa ed effettiva.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale del diritto processuale: ogni parte ha diritto a una risposta giurisdizionale che non sia solo un risultato, ma anche una spiegazione. Per i giudici, rappresenta un monito a non ricorrere a formule sbrigative, specialmente in appello, dove l’analisi deve concentrarsi criticamente sulle censure mosse alla prima decisione. Per i cittadini e i loro difensori, è una conferma che una sentenza la cui motivazione è solo apparente può e deve essere impugnata, garantendo così un più alto standard di tutela dei diritti.

Un giudice d’appello può motivare la sua sentenza semplicemente richiamando la decisione di primo grado?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un rinvio generico (motivazione per relationem) non è sufficiente. Il giudice d’appello deve fornire una motivazione autonoma che dimostri di aver esaminato criticamente le censure specifiche sollevate dall’appellante, non potendosi limitare a una mera adesione acritica.

I versamenti su un conto corrente possono essere considerati reddito non dichiarato dall’Agenzia delle Entrate?
Sì. Secondo la giurisprudenza citata, esiste una presunzione legale secondo cui i versamenti bancari non giustificati costituiscono maggior reddito. Spetta al contribuente fornire una prova contraria specifica, analitica e documentale per superare tale presunzione.

Cosa succede se una sentenza d’appello viene annullata per difetto di motivazione?
La causa viene rinviata a un altro giudice dello stesso grado (in questo caso, alla Corte di Giustizia Tributaria della Puglia in diversa composizione) per un nuovo esame del merito della questione. Il nuovo giudice dovrà decidere nuovamente la controversia, fornendo una motivazione completa ed effettiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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