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Motivazione apparente: sentenza tributaria annullata

Una contribuente ha impugnato un avviso di rettifica dell’Agenzia delle Entrate relativo al valore di due terreni. Dopo la reiezione nei primi due gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza d’appello per vizio di motivazione apparente. La Corte ha ritenuto che la decisione impugnata fosse basata su frasi stereotipate e insufficienti, non permettendo di comprendere il percorso logico-giuridico seguito dai giudici. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione Apparente: perché la Cassazione annulla la sentenza del giudice tributario

Una sentenza deve sempre spiegare chiaramente perché è stata presa una certa decisione. Quando questa spiegazione manca o è solo di facciata, si parla di motivazione apparente, un vizio grave che può portare all’annullamento dell’intero provvedimento. L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione ci offre un esempio lampante di come questo principio sia fondamentale anche nel diritto tributario, a garanzia dei diritti del contribuente.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di rettifica e liquidazione notificato dall’Agenzia delle Entrate a una contribuente per l’anno d’imposta 2013. L’avviso riguardava due operazioni immobiliari: la cessione di un terreno a un parente per un valore dichiarato di 38.000 euro e l’acquisto di un altro terreno da un terzo per 149.500 euro.

L’Agenzia, ritenendo i valori dichiarati inferiori a quelli di mercato, li ha rettificati rispettivamente a 79.440 euro e 306.800 euro, richiedendo il pagamento di maggiori imposte di registro, ipotecarie e catastali, oltre a sanzioni e interessi.

La contribuente ha impugnato l’avviso, ma il suo ricorso è stato respinto sia dalla Commissione Tributaria Provinciale sia, in appello, dalla Commissione Tributaria Regionale. Quest’ultima ha motivato la sua decisione affermando genericamente che le doglianze della contribuente erano generiche e non supportate da prove. Insoddisfatta, la contribuente ha proposto ricorso in Cassazione.

La motivazione apparente e la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso della contribuente, incentrato proprio sulla motivazione apparente della sentenza d’appello, ritenendolo assorbente rispetto a tutte le altre censure.

I giudici di legittimità hanno chiarito che una motivazione è solo ‘apparente’ quando, pur esistendo graficamente, è costruita in modo tale da rendere impossibile qualsiasi controllo sulla logicità e correttezza del ragionamento del giudice. Questo accade quando le argomentazioni sono stereotipate, perplesse o incomprensibili.

Nel caso specifico, la Commissione Tributaria Regionale si era limitata ad affermare che le contestazioni della contribuente sulla non omogeneità dei terreni usati per la comparazione “appaiono generici e non documentati” e che, di conseguenza, “l’appello deve essere rigettato”.

Le motivazioni

Secondo la Cassazione, una simile affermazione è “evidentemente stereotipata ed insufficiente”. Non spiega perché le contestazioni siano state ritenute generiche né quali prove sarebbero mancate. In pratica, il giudice d’appello non ha esposto le ragioni di fatto e di diritto della sua decisione, violando l’obbligo di rendere comprensibile il percorso logico-giuridico che lo ha portato a confermare la decisione di primo grado.

Questa mancanza non permette di raggiungere la soglia del “minimo costituzionale” richiesto dall’art. 111 della Costituzione, che garantisce il diritto a un giusto processo e a provvedimenti giurisdizionali motivati. Una motivazione che si esaurisce in una formula di stile non è una vera motivazione e, pertanto, rende la sentenza nulla.

Le conclusioni

La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Sicilia, in diversa composizione, per un nuovo esame. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: il giudice non può liquidare le argomentazioni delle parti con frasi fatte. Ha il dovere di analizzare le specifiche censure e di spiegare in modo chiaro e comprensibile perché le accoglie o le respinge. Per il contribuente, ciò significa che, se presenta argomenti validi, ha diritto a una risposta puntuale e non a un rigetto sbrigativo e non motivato.

Che cos’è una motivazione apparente?
È un vizio della sentenza che si verifica quando la motivazione, pur essendo scritta, è talmente generica, stereotipata o illogica da non far capire le ragioni reali della decisione del giudice, rendendo impossibile un controllo sulla sua correttezza.

Perché la sentenza della Commissione Tributaria Regionale è stata annullata?
È stata annullata perché la sua motivazione era considerata apparente. I giudici si sono limitati a definire le lamentele della contribuente come “generiche e non documentate” senza spiegare il perché, usando una formula stereotipata e insufficiente a giustificare la decisione.

Cosa succede dopo che la Cassazione ha annullato la sentenza?
La Corte di Cassazione ha “cassato con rinvio”. Ciò significa che la sentenza annullata viene eliminata e la causa viene rinviata a un’altra sezione della stessa Corte di giustizia tributaria di secondo grado, che dovrà riesaminare il caso tenendo conto dei principi stabiliti dalla Cassazione e fornire una motivazione adeguata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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