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Motivazione Apparente Sentenza: Quando è Inammissibile

Una società ha impugnato una sentenza tributaria sostenendo la tesi della motivazione apparente sentenza. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la motivazione è ‘apparente’ solo in casi estremi di totale assenza di logica o incomprensibilità, e non per mera sinteticità o insufficienza. Nel caso di specie, la motivazione della corte d’appello, seppur concisa, è stata ritenuta adeguata e conforme al ‘minimo costituzionale’, in quanto ha esaminato i punti cruciali della controversia.

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Pubblicato il 22 luglio 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione Apparente della Sentenza: Limiti e Inammissibilità secondo la Cassazione

L’obbligo di motivazione dei provvedimenti giurisdizionali è un pilastro del nostro ordinamento. Ma cosa succede quando una motivazione, pur essendo scritta, non spiega nulla? In questi casi si parla di motivazione apparente della sentenza, un vizio che può portare alla nullità della decisione. Con l’ordinanza n. 34139/2019, la Corte di Cassazione torna su questo tema cruciale, tracciando confini netti tra una motivazione sintetica ma valida e una motivazione realmente inesistente.

Il Contesto del Caso: Dalla Notifica di Pagamento al Ricorso in Cassazione

Una società si vedeva recapitare un’intimazione di pagamento da parte dell’Agenzia Fiscale per imposte dirette e IVA relative all’anno 2008. Tale intimazione derivava da un precedente avviso di accertamento che era stato oggetto di un contenzioso, conclusosi con una sentenza definitiva di accoglimento solo parziale delle ragioni del contribuente.

La società decideva di impugnare anche l’intimazione di pagamento, ma il suo ricorso veniva rigettato sia in primo grado (Commissione Tributaria Provinciale) sia in appello (Commissione Tributaria Regionale). I giudici di merito ritenevano infatti che l’atto fosse adeguatamente motivato e che non vi fossero errori nella liquidazione delle imposte dovute a seguito della sentenza passata in giudicato.

L’Unico Motivo di Ricorso: La Presunta Motivazione Apparente della Sentenza

Giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, la società contribuente lamentava, con un unico motivo, la nullità della sentenza d’appello. La tesi difensiva era chiara: la Commissione Tributaria Regionale aveva emesso una pronuncia affetta da motivazione apparente della sentenza. Secondo la ricorrente, le argomentazioni dei giudici di secondo grado erano talmente generiche da non permettere di comprendere l’iter logico-giuridico seguito per giungere alla decisione di rigetto, configurando così un error in procedendo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire i suoi consolidati principi in materia. I giudici di legittimità hanno chiarito che il vizio di motivazione apparente non può essere confuso con una semplice critica alla sufficienza o alla condivisibilità del ragionamento del giudice.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su due pilastri giurisprudenziali delle Sezioni Unite (sentenze n. 22232/2016 e n. 8053/2014). Secondo questi principi, una sentenza è nulla per motivazione apparente solo quando questa, pur esistendo graficamente, si traduce in una delle seguenti anomalie:

1. Mancanza assoluta di motivi: Il testo non contiene alcuna argomentazione a sostegno del dispositivo.
2. Contrasto irriducibile tra affermazioni inconciliabili: La motivazione contiene affermazioni che si elidono a vicenda, rendendo impossibile capire la logica della decisione.
3. Motivazione perplessa ed obiettivamente incomprensibile: Le argomentazioni sono talmente astruse o criptiche da non poter essere comprese.

La Corte ha specificato che la riforma dell’art. 360, n. 5, c.p.c. ha ridotto il sindacato sulla motivazione al “minimo costituzionale”. Pertanto, è denunciabile solo una violazione di legge che attiene all’esistenza stessa della motivazione, non un semplice difetto di “sufficienza”.

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che la sentenza della Commissione Tributaria Regionale avesse ampiamente superato questa soglia minima. I giudici d’appello si erano espressi chiaramente sia sulla questione preliminare della motivazione dell’atto impugnato, sia nel merito sulla correttezza della riliquidazione dell’imposta. Le rationes decidendi erano presenti e comprensibili, rendendo l’attacco della ricorrente un tentativo mascherato di ottenere un riesame del merito, inammissibile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che la via del ricorso per motivazione apparente è stretta e percorribile solo in casi patologici. Una motivazione sintetica, concisa o non pienamente condivisa dal ricorrente non è, di per sé, una motivazione apparente. Per ottenere la nullità della sentenza, è necessario dimostrare che il ragionamento del giudice è inesistente o talmente viziato da risultare indecifrabile. Questa pronuncia serve da monito: il ricorso in Cassazione non è una terza istanza di giudizio e le censure, specialmente quelle procedurali, devono colpire vizi gravi e manifesti, non semplici divergenze interpretative.

Quando una motivazione di una sentenza può essere considerata ‘apparente’?
Una motivazione è ‘apparente’ quando, pur essendo scritta, non rende percepibile il fondamento della decisione. Ciò accade in caso di mancanza assoluta di motivi, contrasto irriducibile tra affermazioni o quando risulta perplessa e obiettivamente incomprensibile.È sufficiente che la motivazione di una sentenza sia sintetica per renderla nulla?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un semplice difetto di ‘sufficienza’ o la sinteticità della motivazione non sono cause di nullità. La motivazione è valida se raggiunge il ‘minimo costituzionale’, ovvero se permette di comprendere le ragioni giuridiche alla base della decisione.

Cosa ha deciso la Corte nel caso specifico riguardo alla motivazione della Commissione Tributaria Regionale?
La Corte ha stabilito che la motivazione della Commissione Tributaria Regionale non era affatto apparente. I giudici d’appello avevano affrontato in modo chiaro e comprensibile sia la questione della motivazione dell’atto fiscale impugnato sia la correttezza della successiva liquidazione delle imposte, soddisfacendo pienamente i requisiti minimi richiesti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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