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Motivazione apparente: sentenza nulla senza spiegazioni

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di una Commissione Tributaria Regionale per motivazione apparente. La commissione aveva condannato l’Amministrazione finanziaria al pagamento delle spese legali affermando una “evidente inesistenza della notifica” dell’avviso di accertamento, senza però spiegare le ragioni giuridiche di tale affermazione. La Suprema Corte ha ritenuto che tale motivazione, pur esistendo graficamente, non rendesse comprensibile il percorso logico-giuridico seguito, configurando un vizio procedurale che ha portato alla cassazione con rinvio della decisione.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione Apparente: Perché una Sentenza Deve Essere Chiara e Comprensibile

La motivazione apparente è un vizio grave che può portare all’annullamento di una sentenza. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per analizzare cosa succede quando un giudice non spiega in modo chiaro e compiuto le ragioni della propria decisione, specialmente in materia di condanna alle spese legali. Questo principio fondamentale garantisce la trasparenza e la controllabilità delle decisioni giudiziarie.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Amministrazione finanziaria nei confronti del gestore di un centro trasmissione dati. L’accertamento contestava l’evasione dell’imposta unica sulla raccolta di scommesse sportive per l’anno 2010, giocate per conto di un bookmaker estero.

Il contribuente aveva impugnato l’atto impositivo, ma il ricorso era stato respinto in primo grado dalla Commissione Tributaria Provinciale. Successivamente, in appello, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) dichiarava la cessazione della materia del contendere, poiché l’Amministrazione aveva nel frattempo annullato l’accertamento. Tuttavia, la CTR condannava l’Amministrazione a pagare le spese legali di entrambi i gradi di giudizio, basando la sua decisione sulla «evidente inesistenza della notifica effettuata erroneamente».

Il Problema della Motivazione Apparente della CTR

L’Amministrazione finanziaria ha proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza della CTR, lamentando diversi vizi. Il motivo principale, e quello che si rivelerà decisivo, riguardava la violazione dell’art. 132 del codice di procedura civile. Secondo l’Amministrazione, la CTR aveva fornito una motivazione apparente in merito alla condanna alle spese.

Il punto critico era che i giudici d’appello si erano limitati ad affermare l’esistenza di una notifica inesistente ed erronea, senza tuttavia spiegare quali fossero le ragioni giuridiche e fattuali a sostegno di tale conclusione. Mancava, in altre parole, l’indicazione del percorso logico che aveva portato a ritenere “evidente” quella presunta inesistenza.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto agli altri. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: una motivazione è solo apparente quando, pur essendo graficamente presente, non rende percepibile il fondamento della decisione.

Citando una pronuncia delle Sezioni Unite (Cass. S.U. n. 22232/2016), la Corte ha specificato che una motivazione è nulla quando contiene “argomentazioni obbiettivamente inidonee a far conoscere il ragionamento seguito dal giudice per la formazione del proprio convincimento”. In questi casi, non si può lasciare all’interprete il compito di integrare la decisione con “ipotetiche congetture”.

Nel caso specifico, la CTR aveva semplicemente asserito l’inesistenza della notificazione senza spiegare perché. Questa affermazione, priva di ogni supporto argomentativo, non consente di comprendere l’iter logico-giuridico che ha fondato la decisione sulla condanna alle spese. Pertanto, la sentenza è stata ritenuta affetta da un error in procedendo, un vizio procedurale che ne determina la nullità.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Toscana, in diversa composizione, per un nuovo esame. La nuova decisione dovrà essere adeguatamente motivata, spiegando chiaramente le ragioni per cui la notifica dell’avviso di accertamento dovrebbe essere considerata inesistente. Questo caso sottolinea l’importanza cruciale dell’obbligo di motivazione, un pilastro dello stato di diritto che assicura che ogni decisione giudiziaria sia il risultato di un ragionamento trasparente e verificabile, e non di un’affermazione arbitraria.

Cos’è la motivazione apparente in una sentenza?
Secondo la Corte, la motivazione è apparente quando, pur essendo scritta, non rende comprensibile il fondamento della decisione perché contiene argomentazioni non idonee a far conoscere il ragionamento seguito dal giudice, costringendo chi legge a fare congetture.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza in questo caso?
La Corte ha annullato la sentenza perché la Commissione Tributaria Regionale ha condannato l’Amministrazione al pagamento delle spese legali affermando l'”evidente inesistenza della notifica” senza spiegare le ragioni giuridiche e fattuali alla base di tale conclusione, rendendo di fatto la motivazione incomprensibile e, quindi, solo apparente.

Quali sono le conseguenze di una sentenza con motivazione apparente?
Una sentenza con motivazione apparente è considerata nulla perché affetta da un “error in procedendo” (errore procedurale). Di conseguenza, viene annullata e la causa viene rinviata a un altro giudice dello stesso grado per un nuovo esame che dovrà concludersi con una decisione correttamente motivata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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