LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Motivazione apparente: sentenza nulla se incomprensibile

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale per motivazione apparente. La decisione di appello si era limitata a rinviare a un’altra sentenza emessa nei confronti della società, senza esporre un iter logico-giuridico comprensibile per giustificare il rigetto dell’appello dell’Agenzia delle Entrate. Questo vizio, che impedisce di comprendere il fondamento della decisione, determina la nullità della sentenza per error in procedendo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione Apparente: perché una sentenza incomprensibile è nulla?

L’obbligo di motivazione dei provvedimenti giurisdizionali è un pilastro del nostro ordinamento. Ma cosa succede quando una motivazione esiste solo sulla carta, ma è di fatto incomprensibile? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25349/2024, torna sul tema della motivazione apparente, chiarendo che una sentenza priva di un ragionamento percepibile è affetta da nullità. Questo principio è fondamentale per garantire il diritto di difesa e la trasparenza della giustizia.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato a una socia, detentrice del 40% delle quote di una S.r.l. a ristretta base societaria. L’Agenzia delle Entrate le imputava un maggior reddito non dichiarato, derivante da utili extra-contabili accertati in capo alla società per l’anno d’imposta 2006. La contribuente impugnava l’atto, sostenendo che il suo maggior reddito poteva essere determinato solo dopo la definizione di quello della società.

La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglieva il ricorso. L’ufficio finanziario proponeva appello, ma la Commissione Tributaria Regionale (CTR) lo rigettava. La criticità emergeva proprio qui: la CTR, per motivare la sua decisione, si limitava a rinviare a un’altra sentenza emessa dalla stessa sezione nei confronti della società, confermando la decisione di primo grado senza aggiungere altro. L’Agenzia delle Entrate, ritenendo tale motivazione inesistente, ha proposto ricorso per Cassazione.

La Decisione e la Motivazione Apparente

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza della CTR con rinvio. Il fulcro della decisione risiede nel concetto di motivazione apparente. Secondo gli Ermellini, la CTR si è limitata a un mero rinvio per relationem a una precedente decisione, omettendo di esplicitare l’iter logico-giuridico che l’ha portata a confermare la sentenza di primo grado.

Manca, infatti, una effettiva e necessaria motivazione idonea a rivelare la ratio decidendi e a rendere comprensibile la regola di giudizio applicata. La sentenza di appello è nulla per difetto di motivazione se è completamente priva dell’illustrazione delle censure sollevate dall’appellante e delle considerazioni che hanno indotto la Commissione a disattenderle.

Il Principio del “Minimo Costituzionale”

La Cassazione ha ribadito che, sebbene il sindacato di legittimità sulla motivazione sia stato ridotto al cosiddetto “minimo costituzionale” (a seguito della riforma e dell’interpretazione fornita dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 8053/2014), tale soglia non è raggiunta in caso di motivazione obiettivamente incomprensibile.

Una motivazione apparente si verifica quando, pur esistendo graficamente, reca argomentazioni inidonee a far conoscere il ragionamento seguito dal giudice, lasciando all’interprete il compito di integrarla con “ipotetiche congetture”. Di conseguenza, la sentenza è nulla per error in procedendo, poiché non rende percepibile il fondamento della decisione.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che il vizio di motivazione non poteva essere sanato dalla produzione in giudizio, da parte della controricorrente, della sentenza a cui la CTR aveva fatto riferimento. Il problema non era l’accesso a quel documento, ma l’assenza, nella sentenza impugnata, di una qualsiasi illustrazione delle ragioni per cui le critiche dell’appellante (l’Agenzia delle Entrate) erano state ritenute infondate. Un giudice non può semplicemente aderire a una decisione precedente; deve spiegare perché lo fa, confrontandosi con le argomentazioni specifiche proposte dalle parti nel giudizio che è chiamato a definire.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale a tutela del giusto processo: ogni decisione giurisdizionale deve essere trasparente e comprensibile. I giudici non possono abdicare al loro dovere di motivare, nascondendosi dietro rinvii generici che svuotano di significato la sentenza. La motivazione apparente equivale a una non-motivazione e rende il provvedimento nullo, garantendo che le parti possano comprendere le ragioni della decisione e, se del caso, impugnarle efficacemente. La causa è stata quindi rinviata alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado in diversa composizione per un nuovo esame che rispetti l’obbligo di una motivazione effettiva.

Quando una motivazione è considerata “apparente”?
Secondo la Corte, la motivazione è apparente quando, benché graficamente esistente, non rende percepibile il fondamento della decisione perché reca argomentazioni obiettivamente inidonee a far conoscere il ragionamento seguito dal giudice per la formazione del proprio convincimento.

È sufficiente che una sentenza d’appello rinvii a un’altra decisione per essere considerata motivata?
No, non è sufficiente. Se la sentenza si limita a richiamare per relationem un’altra decisione, senza illustrare le censure sollevate dall’appellante e le ragioni per cui vengono disattese, la motivazione è carente e la sentenza è nulla. Il rinvio deve permettere di individuare il thema decidendum e le ragioni della decisione.

Qual è la conseguenza di una motivazione apparente in una sentenza?
La conseguenza è la nullità della sentenza per vizio di motivazione, qualificabile come error in procedendo. Ciò comporta la cassazione della sentenza e il rinvio della causa a un altro giudice per un nuovo esame nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati