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Motivazione apparente: sentenza nulla e da rifare

Un contribuente impugna un accertamento fiscale. La Commissione Tributaria Regionale conferma la decisione di primo grado con una motivazione apparente, limitandosi a respingere i motivi di appello senza analizzarli. La Cassazione accoglie il ricorso, cassa la sentenza e rinvia il caso, stabilendo che la mera adesione alla pronuncia precedente, senza un esame critico delle censure, rende la decisione nulla.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione Apparente: Quando la Sentenza è Nulla e il Processo da Rifare

L’obbligo di motivazione dei provvedimenti giurisdizionali è un pilastro del nostro ordinamento, sancito anche a livello costituzionale. Ma cosa succede quando una motivazione esiste sulla carta, ma è talmente generica o evasiva da non spiegare realmente le ragioni della decisione? In questi casi si parla di motivazione apparente, un vizio grave che può portare all’annullamento della sentenza. Con la recente sentenza n. 2707/2025, la Corte di Cassazione è tornata su questo tema cruciale, offrendo importanti chiarimenti.

Il Contesto del Caso: Un Accertamento Fiscale Contestato

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate rettificava il reddito di un imprenditore individuale per l’anno 2011, portandolo da circa 15.000 euro a oltre 157.000 euro. Il contribuente impugnava l’atto, ma il suo ricorso veniva rigettato sia in primo grado dalla Commissione Tributaria Provinciale (CTP) sia in appello dalla Commissione Tributaria Regionale (CTR).

Non ritenendosi soddisfatto, l’imprenditore presentava ricorso per cassazione, lamentando, tra i vari motivi, la nullità della sentenza d’appello proprio a causa di una motivazione apparente e incomprensibile.

Il Vizio di Motivazione Apparente al Centro del Ricorso

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

Il cuore della critica mossa dal ricorrente riguardava il modo in cui i giudici d’appello avevano gestito il caso. Secondo la difesa, la CTR si era limitata a confermare la decisione di primo grado senza aggiungere nulla di sostanziale e, soprattutto, senza esaminare criticamente le specifiche censure sollevate nell’atto di appello. La motivazione della sentenza regionale era, di fatto, un mero rinvio a quella del primo giudice, senza che fosse possibile comprendere l’iter logico-giuridico seguito per rigettare le argomentazioni del contribuente.

Le Censure del Contribuente in Cassazione

Il ricorrente ha sostenuto che tale modo di operare violasse diverse norme procedurali e il principio costituzionale del giusto processo (art. 111 Cost.), che impone che tutti i provvedimenti giurisdizionali siano motivati. Una decisione che non consente di ricostruire il ragionamento del giudice equivale, nella sostanza, a una decisione non motivata.

I Principi della Cassazione sulla Motivazione Apparente

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto agli altri. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia.

Quando una Motivazione è Inesistente o Apparente?

Richiamando un consolidato orientamento, la Corte ha specificato che la nullità della sentenza si verifica non solo in caso di ‘mancanza assoluta di motivi sotto l’aspetto materiale e grafico’, ma anche quando la motivazione è ‘perplessa ed obiettivamente incomprensibile’ o presenta un ‘contrasto irriducibile tra affermazioni inconciliabili’. In sostanza, si ha motivazione apparente quando il giudice omette di indicare gli elementi da cui ha tratto il proprio convincimento, oppure li indica in modo tale da non permettere la ricostruzione del suo ragionamento.

L’errore del Giudice d’Appello

Nel caso specifico, la CTR si era limitata a elencare i motivi d’appello e ad affermarne genericamente l’infondatezza, senza svolgere alcuna considerazione critica. Aveva fatto un rinvio generico ad altre due sentenze, una delle quali, peraltro, era già stata cassata dalla stessa Corte Suprema per il medesimo vizio. Questo approccio, secondo la Cassazione, rende impossibile individuare il ‘thema decidendum’ (cioè l’oggetto della decisione) e le ragioni poste a fondamento della stessa. Non è sufficiente aderire alla sentenza di primo grado; è necessario dimostrare di aver raggiunto tale condivisione attraverso un esame e una valutazione dell’infondatezza dei motivi di gravame proposti dalla parte.

le motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano sulla necessità di garantire l’effettività del diritto di difesa e la trasparenza delle decisioni giudiziarie. Una motivazione che si limita a una mera clausola di stile o a un’adesione acritica a una precedente decisione non soddisfa il requisito imposto dalla legge. Il giudice d’appello ha il dovere di confrontarsi con le critiche mosse alla sentenza di primo grado e di spiegare perché tali critiche non sono meritevoli di accoglimento. Omettere questo passaggio significa svuotare di contenuto il giudizio di appello e violare il diritto della parte a ottenere una risposta giurisdizionale concreta ed effettiva sulle proprie doglianze.

le conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Commissione Tributaria Regionale in diversa composizione. Il nuovo giudice dovrà riesaminare l’appello del contribuente, attenendosi ai principi espressi dalla Suprema Corte e, quindi, fornendo una motivazione completa ed esaustiva che dia conto dell’analisi critica dei motivi di appello. Questa pronuncia ribadisce con forza che la qualità della motivazione non è un mero formalismo, ma un requisito sostanziale che garantisce la correttezza del processo e la comprensibilità del potere esercitato in nome del popolo italiano.

Quando una sentenza può essere considerata nulla per ‘motivazione apparente’?
Una sentenza ha una motivazione apparente quando, pur esistendo graficamente, è talmente generica, contraddittoria o evasiva da non permettere di comprendere il percorso logico-giuridico seguito dal giudice per arrivare alla sua decisione. Ciò si verifica, ad esempio, quando il giudice non analizza le specifiche critiche mosse dalle parti.

È sufficiente che un giudice d’appello dichiari di aderire alla sentenza di primo grado per motivare la propria decisione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la mera adesione alla sentenza di primo grado (motivazione ‘per relationem’) non è sufficiente se non è accompagnata da una valutazione critica e da una confutazione specifica dei motivi di appello. Il giudice deve dimostrare di aver esaminato le censure dell’appellante e spiegare perché le ritiene infondate.

Quali sono le conseguenze di una sentenza con motivazione apparente?
Una sentenza affetta da vizio di motivazione apparente è nulla. Se impugnata in Cassazione, la Corte Suprema la cassa e rinvia il caso al giudice del grado precedente, il quale dovrà emettere una nuova decisione, questa volta fornendo una motivazione effettiva e completa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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