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Motivazione apparente: sentenza fiscale annullata

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale per motivazione apparente. I giudici d’appello si erano limitati a richiamare la decisione di primo grado e le difese del contribuente, senza esporre un proprio autonomo ragionamento logico-giuridico in risposta ai motivi di appello dell’Agenzia delle Entrate. Tale modo di procedere, secondo la Suprema Corte, equivale a un’abdicazione del compito istituzionale del giudice, rendendo la sentenza nulla.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione Apparente: La Cassazione Annulla la Sentenza Fiscale

Una sentenza deve sempre spiegare in modo chiaro e comprensibile le ragioni della decisione. Quando questo non avviene e il giudice si limita a un vago riferimento ad altri atti, si cade nel vizio di motivazione apparente, una grave patologia che porta alla nullità dell’atto. La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 24350/2024, è tornata su questo principio fondamentale, annullando una decisione in materia fiscale e ribadendo il dovere del giudice di esplicitare il proprio percorso logico-giuridico.

I Fatti del Caso: Dall’Accertamento al Contenzioso

La vicenda nasce da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a un contribuente, titolare di un’attività commerciale (una macelleria), per l’anno d’imposta 2004. L’Ufficio contestava, sulla base di una rettifica induttiva, maggiori ricavi ai fini IRPEF, IRAP e IVA.

Il contribuente impugnava l’atto e la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglieva parzialmente il suo ricorso. Successivamente, l’Agenzia delle Entrate proponeva appello dinanzi alla Commissione Tributaria Regionale (CTR). Quest’ultima, però, rigettava l’appello dell’Ufficio con una motivazione molto sintetica, affermando che i rilievi della CTP e le difese del contribuente erano ‘pertinenti e condivisibili’ e richiamandoli integralmente.

Il Ricorso in Cassazione e la Motivazione Apparente

Insoddisfatta, l’Agenzia delle Entrate si rivolgeva alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente un vizio procedurale: la violazione dell’obbligo di motivazione. Secondo l’Agenzia, la CTR non aveva fornito una vera motivazione, ma si era limitata a un rinvio generico agli atti precedenti, senza spiegare perché ritenesse infondati i specifici motivi di appello. Questa tecnica, secondo la ricorrente, dava luogo a una motivazione apparente, che equivale a una motivazione inesistente e rende nulla la sentenza.

Le Motivazioni della Suprema Corte: Il Dovere del Giudice di Spiegare

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, ritenendo fondata la censura sulla motivazione apparente. Gli Ermellini hanno richiamato la loro consolidata giurisprudenza, secondo cui una motivazione è solo apparente quando, ‘benché graficamente esistente, non renda, tuttavia, percepibile il fondamento della decisione, perché recante argomentazioni obbiettivamente inidonee a far conoscere il ragionamento seguito dal giudice’.

In altre parole, il giudice non può limitarsi a ‘sposare’ la tesi di una parte o la decisione del giudice precedente senza aggiungere nulla di proprio. Deve, al contrario, dimostrare di aver esaminato le critiche mosse con l’atto di appello e spiegare le ragioni per cui le ritiene infondate. Nel caso di specie, la CTR si era limitata a un mero riferimento alla sentenza della CTP e alle difese del contribuente, senza nemmeno riprodurre i motivi di impugnazione proposti dall’Ufficio. Questo comportamento, secondo la Cassazione, costituisce una vera e propria ‘abdicazione al suo compito istituzionale’. Non è dato evincere le ragioni logico-giuridiche che hanno condotto al rigetto dell’appello, lasciando all’interprete il compito di ‘integrarla con le più varie, ipotetiche congetture’.

Le Conclusioni: Annullamento con Rinvio

La Corte ha concluso che la sentenza impugnata è nulla per apparenza della motivazione. Di conseguenza, ha cassato la decisione della CTR e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Sicilia, in diversa composizione, per un nuovo esame del merito. Il nuovo collegio giudicante dovrà riesaminare l’appello dell’Agenzia delle Entrate, questa volta fornendo una motivazione completa, chiara e autonoma, che dia conto delle ragioni che supportano la decisione finale.

Che cos’è una motivazione apparente secondo la Corte di Cassazione?
È una motivazione che, pur essendo scritta nella sentenza, non permette di comprendere il percorso logico-giuridico seguito dal giudice, perché contiene argomentazioni troppo generiche, contraddittorie o che si limitano a parafrasare la norma senza applicarla al caso concreto.

Un giudice d’appello può motivare la sua sentenza semplicemente confermando la decisione di primo grado?
No, non può farlo in modo acritico. Sebbene sia permessa la motivazione ‘per relationem’ (cioè per rinvio a un altro atto), il giudice deve comunque dimostrare di aver preso in esame i motivi di appello e spiegare perché li ritiene infondati, fornendo un proprio percorso argomentativo autonomo e non limitandosi a un generico riferimento.

Qual è la conseguenza di una sentenza con motivazione apparente?
La sentenza è considerata nulla per ‘error in procedendo’. Se impugnata in Cassazione, viene annullata con rinvio a un altro giudice, il quale dovrà decidere nuovamente la controversia, questa volta fornendo una motivazione completa ed effettiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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