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Motivazione apparente: sentenza fiscale annullata

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza tributaria per motivazione apparente. Il giudice di rinvio aveva respinto l’appello dell’Agenzia delle Entrate con una frase generica e non argomentata, violando l’obbligo di spiegare il percorso logico della sua decisione. Il caso riguardava l’accertamento di utili extrabilancio in una società a ristretta base sociale, con la presunzione di distribuzione estesa attraverso la catena societaria. La Suprema Corte ha rinviato la causa per un nuovo esame che dovrà avere una motivazione completa.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione apparente: perché la Cassazione annulla una sentenza fiscale

Una decisione del giudice deve essere sempre supportata da un percorso logico-giuridico chiaro e comprensibile. Quando ciò non accade e la giustificazione è solo di facciata, si parla di motivazione apparente, un vizio grave che porta all’annullamento della sentenza. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce questo principio fondamentale, cassando una decisione della Corte di Giustizia Tributaria che si era limitata a una frase apodittica per respingere le pretese del Fisco.

I fatti di causa

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un contribuente per gli anni d’imposta 2007 e 2008. L’Agenzia contestava la percezione di maggiori redditi, qualificati come utili extrabilancio, derivanti dalla sua partecipazione in una società a responsabilità limitata. Quest’ultima era, a sua volta, socia di un’altra S.r.l., definita “cartiera”, alla quale gli utili non dichiarati erano riconducibili.

L’accertamento si basava sulla presunzione che, in una società a ristretta base sociale, gli utili non contabilizzati vengano distribuiti ai soci. Il caso presentava una particolarità: la presunzione veniva applicata attraverso una catena di partecipazioni societarie.

Il contribuente aveva impugnato l’atto e, dopo un percorso giudiziario complesso che aveva già visto un primo intervento della Corte di Cassazione (con l’ordinanza n. 13841/2021), la causa era tornata davanti alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per un nuovo esame.

Il giudizio di rinvio e la motivazione apparente

La precedente ordinanza della Cassazione aveva stabilito un principio di diritto chiaro: la presunzione di riparto degli utili extrabilancio tra i soci di una società di capitali a ristretta base partecipativa non è bloccata dalla personalità giuridica, ma si estende a tutti i livelli della catena societaria in cui si riscontri una compagine sociale ristretta.

Nonostante questa indicazione, il giudice del rinvio ha nuovamente respinto l’appello dell’Agenzia con una motivazione estremamente sintetica e generica:

> “Pur operando, nel caso di specie, la presunzione di distribuzione dell’utile occulto tra i soci, vi è da osservare che gli elementi offerti dal contribuente appaiono idonei ad invalidare la meccanicistica ricostruzione operata dall’Ufficio.”

Questa frase, secondo l’Agenzia delle Entrate, non costituiva una motivazione reale, ma solo apparente, e per questo ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, ritenendo il motivo fondato. Gli Ermellini hanno chiarito che una motivazione soddisfa il requisito costituzionale solo se permette di ricostruire l’iter logico seguito dal giudice per arrivare alla sua decisione. Una motivazione è apparente quando, pur esistendo, non svolge questa funzione perché è basata su affermazioni apodittiche, generiche o tautologiche.

Nel caso specifico, la Corte di Giustizia Tributaria non ha spiegato quali fossero gli “elementi offerti dal contribuente” né perché fossero “idonei ad invalidare” la ricostruzione del Fisco. Questa omissione ha reso impossibile comprendere il ragionamento del giudice, violando di fatto l’obbligo di motivazione.

Le conclusioni

La Suprema Corte ha dunque cassato la sentenza impugnata e ha rinviato nuovamente la causa alla Corte di Giustizia Tributaria del Veneto, in diversa composizione. Il nuovo collegio dovrà riesaminare la controversia attenendosi al principio di diritto già fissato nella prima ordinanza e, soprattutto, fornendo una motivazione completa e specifica per la decisione che prenderà. Questa pronuncia sottolinea l’importanza cruciale della motivazione come garanzia di trasparenza e controllo sull’esercizio del potere giurisdizionale, un pilastro dello Stato di diritto.

Che cos’è una motivazione apparente e perché rende nulla una sentenza?
È una motivazione che esiste solo formalmente ma non spiega il percorso logico-giuridico seguito dal giudice. Rende la sentenza nulla perché viola l’obbligo costituzionale di motivare i provvedimenti giurisdizionali, impedendo di comprendere le ragioni della decisione.

La presunzione di distribuzione degli utili non dichiarati si applica anche attraverso una catena di società?
Sì. Secondo il principio affermato dalla Corte di Cassazione, la presunzione di distribuzione degli utili extrabilancio in società a ristretta base partecipativa si estende a tutti i livelli di una catena societaria, a condizione che a ogni livello si riscontri la medesima ristrettezza della compagine sociale.

Cosa succede quando la Cassazione annulla una sentenza per motivazione apparente?
La Corte cassa la sentenza e rinvia la causa a un altro giudice dello stesso grado (o allo stesso in diversa composizione). Questo nuovo giudice dovrà decidere di nuovo la controversia, attenendosi ai principi di diritto indicati dalla Cassazione e fornendo questa volta una motivazione completa e adeguata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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