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Motivazione apparente: quando la sentenza è nulla

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale per motivazione apparente. I giudici d’appello avevano confermato l’annullamento di un avviso di accertamento per sovrafatturazione, basandosi acriticamente sulle conclusioni di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) senza però esaminare e confutare le specifiche contestazioni mosse dall’Agenzia Fiscale a tale perizia. Secondo la Suprema Corte, tale adesione passiva, che non dà conto del percorso logico-giuridico seguito, integra un vizio di motivazione che rende nulla la decisione.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione Apparente: La Sentenza è Nulla se il Giudice non Spiega le sue Scelte

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento: ogni decisione giudiziaria deve essere sorretta da una motivazione reale, comprensibile e non solo di facciata. Quando ciò non accade, si parla di motivazione apparente, un vizio grave che porta alla nullità della sentenza. Questo caso, nato da un contenzioso tributario, offre uno spunto prezioso per comprendere quando l’adesione del giudice alle conclusioni di un perito non è sufficiente a giustificare la sua decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una verifica fiscale condotta dalla Guardia di Finanza nei confronti di una società a responsabilità limitata per gli anni d’imposta 2009, 2010 e 2011. Al termine del controllo, l’Agenzia Fiscale emetteva un avviso di accertamento, contestando la deduzione di costi relativi a fatture emesse da un fornitore per l’acquisto di casseri per calcestruzzo. Secondo l’Amministrazione Finanziaria, si trattava di un’ipotesi di sovrafatturazione, in quanto il prezzo pagato era notevolmente superiore a quello di mercato.

La società contribuente impugnava l’atto impositivo dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale, la quale, dopo aver disposto una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), accoglieva il ricorso. L’Agenzia Fiscale proponeva appello, ma la Commissione Tributaria Regionale confermava la decisione di primo grado, ritenendola adeguatamente motivata sulla base delle conclusioni della CTU. Secondo i giudici d’appello, la perizia aveva escluso l’incongruità dei prezzi, e i rilievi dell’Agenzia erano “inconsistenti”. Contro questa sentenza, l’Agenzia Fiscale ricorreva in Cassazione.

Il Vizio di Motivazione Apparente secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, ravvisando proprio un vizio di motivazione apparente. Il problema non risiedeva nel fatto che i giudici d’appello avessero deciso di seguire le conclusioni del consulente tecnico, ma nel modo in cui lo avevano fatto.

L’Agenzia Fiscale, sia nelle memorie critiche alla CTU sia nell’atto di appello, aveva mosso censure puntuali e specifiche alla perizia. In particolare, aveva evidenziato che:

1. Una delle fatture contestate riportava espressamente la quantità e il prezzo al metro quadro (70 euro/mq), un dato ritenuto incongruo e confermato da dichiarazioni dello stesso fornitore.
2. L’accertamento era corroborato da altri elementi, come i prelievi di denaro contante effettuati dal fornitore subito dopo aver ricevuto i bonifici dalla società e l’incongruità dei dati rispetto agli studi di settore.

Di fronte a queste precise contestazioni, la Commissione Tributaria Regionale si era limitata a definire i rilievi dell’ufficio come “inconsistenti”, senza spiegare il perché di tale valutazione e senza entrare nel merito delle argomentazioni proposte. Questo, per la Suprema Corte, equivale a non motivare affatto.

Le Motivazioni

La Cassazione ha chiarito che il giudice di merito, quando decide di aderire alle conclusioni del CTU, non può limitarsi a un’accettazione passiva, specialmente se la perizia è stata oggetto di critiche specifiche e dettagliate da una delle parti. La sentenza deve dare conto di aver esaminato tali critiche e deve spiegare le ragioni per cui le ha ritenute infondate.

Una motivazione che si limita a una generica affermazione di “inconsistenza” delle censure avversarie o che afferma l’irrilevanza di altri elementi probatori senza alcuna argomentazione, è del tutto apodittica. Non consente di ricostruire l’iter logico che ha portato il giudice a formare il proprio convincimento, violando così l’obbligo costituzionale e processuale di motivazione (art. 111 Cost. e art. 132 c.p.c.).

In sostanza, la sentenza d’appello era nulla perché, pur esistendo graficamente un testo motivazionale, questo era privo di un reale contenuto argomentativo in grado di giustificare la decisione di disattendere le specifiche obiezioni dell’Agenzia Fiscale.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per i giudici di merito. L’affidamento a un consulente tecnico non esonera il giudice dal suo dovere di valutare criticamente tutte le prove e le argomentazioni delle parti. La decisione finale deve essere il frutto di un percorso logico-giuridico trasparente e comprensibile.

Per le parti in causa, la lezione è altrettanto chiara: non è sufficiente contestare genericamente una CTU, ma è necessario formulare critiche puntuali, specifiche e ben documentate. Solo così si può sperare di indurre il giudice a un esame approfondito e, in caso di mancata risposta, avere solidi argomenti per un eventuale ricorso per vizio di motivazione. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame che tenga conto dei principi enunciati.

Che cos’è una motivazione apparente e perché rende nulla una sentenza?
Si ha una motivazione apparente quando il ragionamento del giudice, pur essendo scritto, è talmente generico, contraddittorio o apodittico da non rendere comprensibile il percorso logico che ha portato alla decisione. Questo vizio viola l’obbligo di motivazione e determina la nullità della sentenza, perché non permette di capire le ragioni della scelta del giudice.

Il giudice è obbligato a seguire le conclusioni della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU)?
No, il giudice non è obbligato a seguire le conclusioni del CTU. Tuttavia, se decide di aderirvi, deve motivare la sua scelta, specialmente se una delle parti ha mosso critiche specifiche e puntuali alla perizia. La sentenza deve dimostrare di aver preso in considerazione tali critiche e spiegare perché le ha ritenute infondate.

Cosa succede quando la Cassazione annulla una sentenza per un vizio di motivazione?
Quando la Corte di Cassazione annulla una sentenza per un vizio come la motivazione apparente, non decide nel merito della causa. ‘Cassa’ la sentenza impugnata e rinvia il caso a un altro giudice dello stesso grado di quello che ha emesso la decisione annullata (in questo caso, alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado in diversa composizione). Questo nuovo giudice dovrà riesaminare la questione, attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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