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Motivazione apparente: Cassazione annulla sentenza

Una Commissione Tributaria Regionale ha confermato una decisione di primo grado con una motivazione estremamente generica. La Corte di Cassazione ha annullato tale sentenza per “motivazione apparente”, stabilendo che un giudice deve sempre esplicitare il percorso logico-giuridico seguito, soprattutto in risposta ai motivi di appello. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame, sottolineando la nullità delle sentenze con ragionamenti solo formali o superficiali.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione Apparente: Quando la Sentenza è Nulla per Mancanza di Ragioni

Una sentenza deve sempre essere fondata su un percorso logico e giuridico chiaro e comprensibile. Quando ciò non avviene, si incorre nel vizio di motivazione apparente, un difetto grave che può portare alla sua nullità. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ribadisce questo principio fondamentale, annullando una decisione di una Commissione Tributaria Regionale che si era limitata a una frase di stile per rigettare un appello dell’Agenzia delle Entrate.

I Fatti del Caso: Un Accertamento Fiscale e un Errore Riconosciuto

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate alla legale rappresentante di un’associazione culturale. L’atto contestava l’omessa dichiarazione dei redditi per l’anno 2006 e veniva notificato alla contribuente sia in qualità di rappresentante dell’ente, sia a titolo personale come “autrice della violazione”.

La contribuente ha impugnato l’avviso, sostenendo di non avere alcuna responsabilità personale e che, in ogni caso, l’accertamento era infondato. Durante il primo grado di giudizio, la stessa Agenzia delle Entrate ha ammesso di aver commesso un errore nell’individuare la persona fisica quale destinataria della notifica.

La Commissione Tributaria Provinciale ha accolto il ricorso, evidenziando un fatto decisivo: la contribuente era diventata segretaria dell’associazione solo nel gennaio 2007, e quindi non poteva avere alcuna funzione di rappresentanza o gestione nel 2006, anno oggetto dell’accertamento.

La Decisione della Commissione Tributaria e la sua Motivazione Apparente

Nonostante l’esito del primo grado, l’Agenzia delle Entrate ha proposto appello. La Commissione Tributaria Regionale (CTR) ha rigettato il gravame con una motivazione estremamente sintetica e generica: “quanto emerso in odierna udienza convince questa Commissione a confermare il giudizio di primo grado, stante l’errore dell’Ufficio”.

Questa frase, pur esistente graficamente, non offre alcun elemento per comprendere le ragioni della decisione. Non specifica quali elementi emersi in udienza siano stati decisivi, né come si concili l’appello dell’Ufficio con il suo stesso errore ammesso. È proprio questa laconicità a configurare il vizio di motivazione apparente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, incentrato proprio sulla violazione di legge per motivazione inesistente. Gli Ermellini hanno richiamato la loro consolidata giurisprudenza, secondo cui una motivazione è “apparente” quando:

* Pur essendo presente materialmente, non rende percepibile il fondamento della decisione.
* Utilizza argomentazioni inidonee a far conoscere il ragionamento seguito dal giudice.
* Costringe l’interprete a formulare ipotesi e congetture per integrare il ragionamento mancante.

La Corte ha sottolineato che il giudice d’appello, anche quando conferma la sentenza di primo grado, ha l’obbligo di esplicitare le ragioni della sua decisione, confrontandosi con i motivi di impugnazione proposti. Una motivazione per relationem (cioè per rinvio alla decisione precedente) è valida solo se dimostra una valutazione autonoma e critica dei motivi di appello, non un’adesione passiva.

Nel caso specifico, la CTR non ha in alcun modo dato conto delle ragioni dell’appello dell’Ufficio né del percorso logico che l’ha portata a confermare la decisione, limitandosi a una formula vuota.

Le Conclusioni: L’Importanza di una Motivazione Chiara e Completa

La decisione della Cassazione ribadisce un principio cardine dello Stato di diritto: ogni provvedimento giurisdizionale deve essere trasparente e consentire alle parti di comprendere l’iter logico-giuridico che lo sorregge. Una motivazione meramente formale, che non affronta nel merito le questioni sollevate, equivale a un’assenza di motivazione e rende la sentenza nulla.

Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza della CTR e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Liguria, in diversa composizione, affinché proceda a un nuovo esame del merito, questa volta fornendo una motivazione completa ed esaustiva.

Quando una motivazione di una sentenza può essere considerata “apparente”?
Una motivazione è considerata apparente quando, pur essendo graficamente presente, consiste in argomentazioni obiettivamente inidonee a far conoscere il ragionamento seguito dal giudice, utilizzando frasi di stile, generiche o tautologiche che non permettono di comprendere il fondamento logico-giuridico della decisione.

È valida una motivazione che si limita a confermare la sentenza precedente senza aggiungere altro?
No, non è sufficiente. Il giudice d’appello è tenuto a esplicitare le ragioni della conferma della pronuncia di primo grado, con particolare riguardo ai motivi di impugnazione proposti. Una motivazione che si limita a rinviare alla sentenza precedente (per relationem) senza dimostrare un esame critico e una valutazione autonoma dei motivi di gravame è considerata nulla.

Qual è la conseguenza di una sentenza con motivazione apparente?
La conseguenza è la nullità della sentenza. Come nel caso di specie, la Corte di Cassazione cassa (cioè annulla) la decisione viziata e rinvia il procedimento a un altro giudice dello stesso grado per un nuovo esame della controversia, che dovrà concludersi con una sentenza dotata di una motivazione completa ed effettiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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