LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Motivazione apparente: Cassazione annulla sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato parzialmente una sentenza della Commissione Tributaria Regionale per vizio di motivazione apparente. La controversia riguardava accertamenti fiscali su sopravvenienze attive e costi indeducibili. Mentre i motivi relativi alle sopravvenienze sono stati rigettati per inammissibilità, la Corte ha accolto la censura sulla motivazione, ritenendo che il giudice d’appello non avesse spiegato adeguatamente le ragioni della sua decisione sui costi, limitandosi a un generico richiamo alla documentazione prodotta. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione Apparente: la Cassazione Stabilisce i Limiti per i Giudici Tributari

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sul delicato tema dell’obbligo di motivazione delle sentenze, sanzionando un caso di motivazione apparente da parte di una Commissione Tributaria Regionale. La decisione sottolinea un principio fondamentale: una sentenza non può limitarsi a formule di stile o a generici rinvii, ma deve rendere comprensibile l’iter logico che ha portato alla decisione. Questa pronuncia offre spunti essenziali per contribuenti e professionisti del settore fiscale.

I Fatti del Contenzioso Tributario

La vicenda trae origine da tre avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società in nome collettivo operante nel settore dei pneumatici e dei suoi soci. L’amministrazione finanziaria contestava, per l’anno d’imposta 2009, la presenza di sopravvenienze attive non dichiarate e di costi ritenuti indeducibili.

I contribuenti impugnavano gli atti impositivi e la Commissione Tributaria Provinciale accoglieva parzialmente i ricorsi. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale, in sede di appello, accoglieva l’appello principale dei contribuenti e rigettava quello incidentale proposto dall’Agenzia delle Entrate. Insoddisfatta, l’Agenzia ricorreva per la cassazione della sentenza d’appello.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’Agenzia delle Entrate basava il proprio ricorso su tre motivi distinti:

1. Violazione di legge (art. 88 del TUIR): Si sosteneva che la CTR avesse errato nel non qualificare come sopravvenienza attiva la cancellazione di un debito che, a dire dell’Ufficio, non era più esistente nel 2009.
2. Omesso esame di un fatto decisivo: Collegato al primo motivo, si lamentava che i giudici d’appello non avessero adeguatamente considerato elementi che provavano l’insussistenza del debito in questione.
3. Nullità della sentenza per motivazione omessa o apparente: Si contestava il rigetto dell’appello incidentale, relativo ai costi indeducibili, avvenuto con una motivazione apodittica e generica, incapace di spiegare perché la documentazione prodotta dai contribuenti fosse stata ritenuta sufficiente a superare i rilievi fiscali.

L’Analisi della Corte e la Motivazione Apparente

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi con esiti differenti.

I primi due motivi, relativi alla sopravvenienza attiva, sono stati dichiarati inammissibili. La Corte ha rilevato come il ricorso fosse un “confuso assemblaggio” di atti precedenti, redatto tramite la tecnica del “copia e incolla” di porzioni di testo. Tale modalità di redazione viola i principi di chiarezza, sintesi e autosufficienza, poiché non consente alla Corte di comprendere chiaramente le censure mosse alla sentenza impugnata. Nel merito, la Corte ha comunque osservato che la CTR aveva fornito una motivazione logica, accertando che il debito si era estinto solo nell’anno successivo (2010) e non in quello oggetto di verifica.

Il terzo motivo è stato invece ritenuto parzialmente fondato. Qui emerge il concetto chiave di motivazione apparente. La CTR aveva rigettato l’appello dell’Ufficio con la seguente frase: “il primo collegio ha ritenuto sufficiente ed idonea la documentazione deposita dalla società contribuente, motivando in tal senso la propria decisione e l’iter logico seguito per l’assunzione della stessa che va pertanto confermata”.

Le Motivazioni della Decisione

Secondo la Cassazione, una simile argomentazione non rispetta il “minimo costituzionale” richiesto per una motivazione valida. Essa è, appunto, solo apparente perché non spiega le ragioni della decisione. Il giudice di secondo grado non può limitarsi a confermare la sentenza precedente con una formula generica. Deve, al contrario, esporre in modo chiaro e comprensibile perché ha ritenuto non condivisibili le critiche mosse dall’appellante (in questo caso, l’Agenzia delle Entrate) e perché ha considerato sufficiente la prova fornita dalla controparte.

Citando la giurisprudenza delle Sezioni Unite (in particolare la sentenza n. 8053/2014), la Corte ricorda che si ha motivazione apparente quando le argomentazioni sono “obbiettivamente inidonee a far conoscere il ragionamento seguito dal giudice”. In questo caso, la CTR ha omesso di spiegare perché la documentazione prodotta dalla società fosse idonea a dimostrare la deducibilità dei costi contestati, scaricando sulla Corte di Cassazione il compito, non suo, di ricostruire il percorso logico della decisione. Questo vizio, qualificabile come error in procedendo, comporta la nullità della sentenza per la parte viziata.

Conclusioni: L’Obbligo di una Motivazione Effettiva

In conclusione, la Corte ha cassato la sentenza impugnata limitatamente al motivo accolto e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Lombardia, in diversa composizione, per un nuovo esame del merito. Questo nuovo esame dovrà essere supportato da una motivazione effettiva e non apparente, che dia conto delle ragioni per cui i costi contestati sono (o non sono) deducibili. La decisione riafferma con forza che il dovere di motivazione è una garanzia essenziale del giusto processo, che non può essere eluso attraverso l’uso di clausole di stile o affermazioni apodittiche.

Cos’è una motivazione apparente e perché rende nulla la sentenza?
È una motivazione che esiste solo formalmente ma non spiega il percorso logico-giuridico seguito dal giudice. Utilizza frasi generiche o formule di stile che non permettono di comprendere le reali ragioni della decisione. Rende la sentenza nulla perché viola il diritto a una decisione motivata, considerato un requisito minimo costituzionale.

Perché i primi due motivi del ricorso dell’Agenzia delle Entrate sono stati dichiarati inammissibili?
Perché erano formulati attraverso un “confuso assemblaggio” di precedenti atti processuali, riprodotti in fotocopia. Questa tecnica redazionale viola i principi di chiarezza, sintesi e autosufficienza del ricorso per cassazione, in quanto non espone in modo chiaro e organizzato le censure, ma demanda alla Corte il compito di ricercare gli elementi rilevanti all’interno di una massa di documenti.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione annulla una sentenza per motivazione apparente?
La Corte cassa la sentenza, cioè la annulla, e rinvia la causa a un altro giudice di pari grado (in questo caso, un’altra sezione della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado). Quest’ultimo dovrà riesaminare la parte della controversia colpita dal vizio di motivazione e decidere nuovamente, questa volta fornendo una motivazione completa ed effettiva che rispetti i requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati