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Motivazione apparente: Cassazione annulla sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale per vizio di motivazione apparente. I giudici d’appello si erano limitati a confermare la decisione di primo grado senza analizzare criticamente i motivi del contribuente, rendendo impossibile ricostruire l’iter logico della decisione. La causa è stata rinviata per un nuovo esame che rispetti l’obbligo di fornire una motivazione effettiva e non solo formale.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione Apparente: perché la Cassazione può annullare la decisione di un giudice

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 2227/2025, offre un importante chiarimento su un vizio che può rendere nulla una sentenza: la motivazione apparente. Questo principio è fondamentale perché garantisce il diritto delle parti a comprendere le ragioni di una decisione e a poterla impugnare efficacemente. Il caso in esame riguarda un contenzioso tributario, ma le sue implicazioni si estendono a ogni ambito del diritto.

I Fatti di Causa: dall’accertamento al ricorso

La vicenda nasce da un avviso di accertamento con cui l’Amministrazione Finanziaria rettificava il reddito di un imprenditore individuale per gli anni 2009 e 2010, aumentandolo in modo significativo. Il contribuente impugnava l’atto, ma il suo ricorso veniva rigettato sia in primo grado (Commissione Tributaria Provinciale) sia in appello (Commissione Tributaria Regionale). La CTR, in particolare, si limitava a confermare la pronuncia precedente. Ritenendo la sentenza d’appello gravemente viziata, il contribuente decideva di ricorrere alla Corte di Cassazione.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della motivazione apparente

Il motivo principale del ricorso si fondava sulla nullità della sentenza d’appello per violazione delle norme che impongono al giudice di motivare le proprie decisioni (art. 132 c.p.c. e art. 36 D.Lgs. 546/92). Secondo il ricorrente, i giudici di secondo grado non avevano realmente esaminato le critiche mosse alla sentenza di primo grado, ma si erano limitati a un’adesione acritica e formale, utilizzando una motivazione apparente.

In pratica, la sentenza d’appello non spiegava perché le argomentazioni del contribuente fossero infondate, né forniva un proprio percorso logico-giuridico. Questa mancanza rendeva impossibile comprendere il thema decidendum (l’oggetto della decisione) e controllare la logicità del ragionamento del giudice.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo del ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: una sentenza è nulla quando la motivazione è del tutto assente o si traduce in una motivazione apparente. Questo vizio si concretizza quando le argomentazioni sono:

* Inconciliabili o perplesse: Affermazioni contraddittorie che rendono incomprensibile la decisione.
Puramente formali: Un mero rinvio alla sentenza di primo grado (per relationem*) senza un’analisi critica dei motivi d’appello.
* Generiche: Considerazioni astratte che non si confrontano con le specifiche censure e prove portate dalla parte.

Nel caso specifico, la CTR si era limitata a un generico accenno alle consulenze contestate dall’Agenzia e a un vago riferimento alle difese dell’ufficio, definendo le critiche dell’appellante come “ampiamente illustrate” ma senza mai entrare nel merito. Questo comportamento, secondo la Cassazione, non permette di ritenere che la corte d’appello abbia effettivamente vagliato le questioni sollevate. Citando la propria giurisprudenza (Cass. n. 24452/2018), la Corte ha affermato che la semplice condivisione della motivazione impugnata non è sufficiente se non è il frutto di un esame e di una valutazione dell’infondatezza dei motivi di gravame.

Le Conclusioni: annullamento con rinvio e importanza del principio

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Piemonte, in diversa composizione. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso, attenendosi al principio per cui ogni decisione deve essere supportata da una motivazione reale, effettiva e comprensibile, che dia conto dell’analisi critica delle argomentazioni delle parti.

Questa pronuncia rafforza il diritto costituzionale a una decisione motivata (art. 111 Cost.), ricordando a tutti i giudici che il loro compito non è semplicemente confermare o riformare, ma spiegare in modo chiaro e logico il perché delle loro scelte. Per i cittadini e le imprese, ciò rappresenta una garanzia fondamentale di trasparenza e di tutela dei propri diritti.

Cos’è la “motivazione apparente” e perché rende nulla una sentenza?
La motivazione apparente si ha quando il ragionamento del giudice, pur essendo presente sulla carta, è talmente generico, contraddittorio o tautologico da non permettere di capire il percorso logico che ha portato alla decisione. Rende nulla la sentenza perché viola l’obbligo costituzionale di motivare i provvedimenti giurisdizionali, impedendo di fatto il controllo sulla logicità della decisione e il pieno esercizio del diritto di difesa.

Un giudice d’appello può semplicemente confermare la sentenza di primo grado senza aggiungere proprie argomentazioni?
No. Un giudice d’appello non può limitarsi a un’adesione acritica alla sentenza di primo grado (motivazione “per relationem”). Deve dimostrare di aver esaminato e valutato criticamente i motivi di appello proposti, illustrando le ragioni per cui li ritiene infondati. In caso contrario, la sua motivazione risulterebbe apparente e la sentenza sarebbe nulla.

Quali sono le conseguenze dell’annullamento di una sentenza per vizio di motivazione?
Quando la Corte di Cassazione annulla una sentenza per vizio di motivazione, “cassa con rinvio”. Ciò significa che la sentenza annullata perde ogni efficacia e il processo torna al giudice del grado precedente (in questo caso, la Corte di giustizia tributaria di secondo grado), ma in diversa composizione. Questo nuovo collegio dovrà decidere nuovamente la controversia, attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione, e quindi fornendo una motivazione completa ed effettiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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