LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Motivazione apparente: Cassazione annulla sentenza

Una contribuente si è vista respingere un appello contro un avviso di accertamento fiscale. La Corte di Cassazione, con la sentenza 14667/2024, ha annullato la decisione del giudice di secondo grado perché basata su una motivazione apparente. La corte ha stabilito che limitarsi a confermare la sentenza precedente senza analizzare specificamente i motivi di appello equivale a un’assenza di motivazione, rendendo la sentenza nulla. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione Apparente: Quando la Sentenza del Giudice è Nulla

Il diritto a una decisione giusta passa anche attraverso il diritto a una decisione comprensibile. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14667 del 24 maggio 2024, ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento: una sentenza è nulla se la sua giustificazione è solo di facciata. Questo vizio, noto come motivazione apparente, si verifica quando il giudice non spiega realmente le ragioni della sua scelta, ma si nasconde dietro formule generiche e superficiali. Analizziamo un caso emblematico che ha visto la Suprema Corte intervenire per ben due volte a tutela dei diritti di una contribuente.

Il caso: la doppia censura della Corte di Cassazione

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento fiscale con cui l’Agenzia delle Entrate contestava a una contribuente una maggiore imposta (IRPEF) derivante dalla plusvalenza realizzata con la vendita di un terreno. La contribuente impugnava l’atto, ma il suo appello veniva respinto dalla Commissione Tributaria Regionale (CTR).

Già una prima volta, la Corte di Cassazione aveva annullato la decisione della CTR, la quale aveva erroneamente dichiarato l’appello inammissibile per ‘mancanza di motivi specifici’. La Suprema Corte aveva chiarito che, nel processo tributario, riproporre le argomentazioni iniziali contro l’atto impositivo è sufficiente per contestare la sentenza di primo grado. Di conseguenza, il caso era stato rinviato alla CTR per un nuovo esame nel merito.

Tuttavia, anche nel secondo giudizio, la CTR rigettava nuovamente l’appello della contribuente. Ed è qui che emerge il vizio centrale della questione.

La decisione della Corte sulla motivazione apparente

La contribuente ha presentato un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando, tra le altre cose, la nullità della sentenza per motivazione apparente. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, giudicando la motivazione della CTR del tutto inadeguata e al di sotto del ‘minimo costituzionale’.

Il giudice del rinvio, infatti, si era limitato ad affermare che ‘la decisione di primo grado deve essere pienamente confermata in quanto la motivazione (…) può essere condivisa non presentando essa vizi tali da indurre il Collegio a discostarsene’. Una formula di stile, vuota di contenuto, che non entrava minimamente nel merito delle critiche sollevate dalla contribuente nel suo atto di appello.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha richiamato i suoi più importanti precedenti in materia (tra cui le sentenze a Sezioni Unite n. 8053/2014 e n. 22232/2016) per spiegare cosa si intende per motivazione apparente. Non si tratta di una motivazione semplicemente ‘insufficiente’, ma di una motivazione che:

* Esiste solo graficamente, ma non rende percepibile il fondamento della decisione.
* Utilizza argomentazioni così generiche da essere applicabili a qualsiasi controversia.
* Aderisce acriticamente alla decisione di primo grado senza esaminare le censure specifiche mosse dall’appellante.

In pratica, il giudice d’appello non può limitarsi a dire ‘sono d’accordo con il giudice precedente’. Ha il dovere di analizzare i motivi di gravame e spiegare perché questi non sono fondati. Ignorare questo dovere, specialmente dopo che la Cassazione ha già indicato la via da seguire, costituisce una violazione di legge che rende la sentenza radicalmente nulla.

Le conclusioni

La sentenza in commento rappresenta un importante monito per i giudici di merito e una garanzia fondamentale per i cittadini. Il diritto di difesa, sancito dall’articolo 111 della Costituzione, non si esaurisce nella possibilità di presentare le proprie argomentazioni, ma include il diritto a vederle seriamente esaminate e a ricevere una risposta logica e comprensibile. Una decisione basata su una motivazione apparente non è una decisione, ma un atto arbitrario. Per questo motivo, la Corte ha cassato per la seconda volta la sentenza e ha rinviato la causa a un’altra sezione della Corte di giustizia tributaria, affinché finalmente la vicenda venga esaminata nel merito, con la cura e l’attenzione che ogni processo richiede.

Quando una motivazione di una sentenza è considerata ‘apparente’?
Una motivazione è ‘apparente’ quando, pur essendo scritta, non permette di comprendere il percorso logico-giuridico seguito dal giudice perché utilizza argomentazioni generiche, stereotipate o si limita a un’adesione acritica alla decisione di un altro giudice, senza analizzare i punti specifici del dibattito processuale.

In un appello tributario, è sufficiente riproporre le stesse argomentazioni del primo grado?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che, dato il carattere ‘devolutivo pieno’ dell’appello nel processo tributario, la riproposizione delle ragioni di impugnazione contro l’atto impositivo, in contrapposizione a quanto deciso dal primo giudice, assolve l’onere di specificità dei motivi di appello.

Cosa succede se un giudice d’appello ignora le indicazioni fornite dalla Corte di Cassazione in un giudizio di rinvio?
La nuova sentenza emessa dal giudice di rinvio è nulla e può essere nuovamente annullata dalla Corte di Cassazione. Il giudice del rinvio ha l’obbligo di attenersi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione. Ignorarli, come nel caso di specie, e limitarsi a una motivazione apparente, costituisce una grave violazione di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati