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Motivazione apparente: annullata sentenza tributaria

Un accertamento fiscale emesso nei confronti di un socio, basato sulla presunzione di distribuzione di utili da parte di una società a ristretta base, era stato annullato in appello. La Corte di Cassazione ha però cassato questa decisione a causa di una motivazione apparente, poiché i giudici di secondo grado non avevano fornito una spiegazione concreta e comprensibile delle ragioni della loro scelta, limitandosi a un generico riferimento all’annullamento dell’accertamento societario. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione Apparente: perché una sentenza può essere annullata se non è ben spiegata

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un importante spunto di riflessione sul dovere del giudice di esporre in modo chiaro e comprensibile le ragioni della propria decisione. Il caso in esame riguarda un accertamento fiscale a un socio di una S.r.l. e dimostra come una motivazione apparente possa portare all’annullamento di una sentenza, anche se la conclusione potrebbe sembrare corretta a prima vista. Vediamo insieme i dettagli di questa vicenda.

I Fatti del Caso: La Presunzione di Utili e l’Accertamento Fiscale

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Amministrazione Finanziaria a un contribuente, socio al 70% di una società a responsabilità limitata a ristretta base. L’Agenzia Fiscale, dopo aver accertato maggiori ricavi non dichiarati per circa 120.000 Euro in capo alla società, ha presunto che tali somme fossero state distribuite ai soci come utili “extracontabili”. Di conseguenza, ha recuperato a tassazione, ai fini IRPEF per l’anno 2014, la quota di reddito di capitale spettante al socio, pari a oltre 42.000 Euro.
Il contribuente ha impugnato l’atto, ma la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) ha respinto il suo ricorso, confermando la legittimità della presunzione di distribuzione degli utili.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

In appello, il contribuente ha sollevato nuovamente le sue difese, aggiungendo un elemento cruciale: nel frattempo, la stessa Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva annullato l’avviso di accertamento emesso nei confronti della società.
La CTR ha riformato la sentenza di primo grado e ha accolto l’appello del socio. Nella sua decisione, ha richiamato il “principio della inscindibilità delle posizioni di soci e società”, affermando che, essendo stato annullato l’atto presupposto (l’accertamento alla società), anche l’atto conseguente (l’accertamento al socio) doveva subire la stessa sorte. La sentenza si limitava a menzionare genericamente di aver visionato “gli elementi documentati e le prove esibite dal socio”.

Il Ricorso per Cassazione e l’Impatto della Motivazione Apparente

L’Amministrazione Finanziaria ha proposto ricorso per Cassazione contro la decisione della CTR, lamentando la nullità della sentenza per violazione di legge. Il motivo principale era che la CTR aveva fornito una motivazione apparente, limitandosi ad aderire alla decisione di annullamento dell’avviso societario senza indicare le specifiche ragioni di tale adesione e senza una valutazione autonoma del caso.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, ritenendo il motivo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito che, a seguito delle riforme legislative, il controllo sulla motivazione in sede di legittimità è limitato al rispetto del “minimo costituzionale”. Una sentenza è nulla solo quando la motivazione è totalmente assente, oppure è meramente apparente.
Una motivazione è “apparente” quando, pur esistendo graficamente, utilizza argomentazioni così generiche, apodittiche o tautologiche da non rendere percepibile il ragionamento seguito dal giudice. Nel caso specifico, la CTR si era limitata a un’affermazione generica sugli effetti dell’annullamento dell’accertamento societario, senza alcuna valutazione prognostica sulla stabilità di quella decisione (che non era ancora definitiva) e senza specificare quali documenti o prove fornite dal socio fossero stati determinanti. Questa modalità espositiva, secondo la Corte, non permette di comprendere l’iter logico-giuridico seguito e si traduce, di fatto, in un’assenza di motivazione.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Campania, in diversa composizione, per un nuovo esame. Il nuovo giudice dovrà valutare il caso nel merito, rispettando i principi esposti e fornendo una motivazione completa e non apparente. Questa ordinanza sottolinea un principio fondamentale: non basta decidere, è essenziale spiegare il perché della decisione in modo chiaro e logico. Una motivazione solo di facciata equivale a nessuna motivazione e rende la sentenza invalida.

Quando una motivazione è considerata “apparente”?
Secondo la Corte di Cassazione, una motivazione è apparente quando, pur essendo presente nel testo della sentenza, non rende percepibile il fondamento della decisione. Questo accade se contiene argomentazioni obiettivamente inidonee a far conoscere il ragionamento del giudice, perché generiche, contraddittorie, perplesse o basate su affermazioni apodittiche.

Se l’accertamento fiscale di una società viene annullato, l’accertamento al socio viene annullato automaticamente?
Non automaticamente. La sentenza chiarisce che il giudice che valuta l’accertamento del socio deve fornire una motivazione specifica. Non può limitarsi a prendere atto dell’annullamento dell’accertamento societario (soprattutto se non definitivo), ma deve spiegare le ragioni per cui quell’annullamento si estende anche alla posizione del socio, basandosi su una valutazione autonoma e, se necessario, prognostica.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Commissione Tributaria Regionale in questo caso?
La Corte ha annullato la decisione perché la motivazione era meramente apparente. I giudici regionali si sono limitati ad affermare che l’annullamento dell’accertamento societario comportava l’annullamento di quello del socio, con un generico riferimento a ‘elementi documentati’, senza spiegare il ragionamento logico-giuridico alla base di tale conclusione. Questa mancanza di una spiegazione concreta ha reso la sentenza nulla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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