LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Motivazione accertamento: quando è valida per relationem

Una società immobiliare ha impugnato un avviso di rettifica per imposta di registro, contestando la rivalutazione di alcuni terreni. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la motivazione dell’avviso di accertamento è legittima anche se non allega gli atti comparativi, a condizione che ne riproduca il contenuto essenziale, permettendo così al contribuente di comprendere le ragioni della pretesa fiscale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione avviso di accertamento: la Cassazione chiarisce i requisiti di validità

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale nel contenzioso tributario: i requisiti di validità della motivazione dell’avviso di accertamento, in particolare quando questa avviene per relationem, cioè tramite il rinvio ad altri documenti. Questa pronuncia offre importanti chiarimenti sulla distinzione tra l’obbligo di motivazione dell’atto e l’onere della prova in giudizio, definendo i confini entro cui l’operato dell’Amministrazione Finanziaria può ritenersi legittimo. Il caso analizzato riguarda la rideterminazione del valore di alcuni terreni ai fini dell’imposta di registro.

I fatti di causa

Una società operante nel settore immobiliare acquistava due terreni. Successivamente, l’Agenzia delle Entrate notificava alla società un avviso di rettifica e liquidazione, con cui rideterminava il valore venale dei beni, richiedendo una maggiore imposta di registro. L’Ufficio basava la sua valutazione su una perizia interna che faceva riferimento ad atti di compravendita di immobili considerati simili, senza però allegare tali atti all’avviso.
La società impugnava l’atto, lamentando, tra le altre cose, un difetto di motivazione dovuto proprio alla mancata allegazione dei documenti comparativi, sostenendo che ciò le impediva di esercitare pienamente il proprio diritto di difesa. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respingevano le doglianze della contribuente, la quale decideva quindi di ricorrere per Cassazione.

La questione giuridica: la validità della motivazione per relationem

Il cuore della controversia verteva sull’interpretazione dell’art. 7 della Legge 212/2000 (Statuto dei Diritti del Contribuente) e dell’art. 52, comma 2-bis, del d.P.R. 131/1986 (Testo Unico sull’Imposta di Registro). La società ricorrente sosteneva che la mancata allegazione degli atti notarili usati per la comparazione rendesse nullo l’avviso per vizio di motivazione. Secondo la sua tesi, solo l’accesso diretto a tali documenti avrebbe permesso una difesa completa.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendo i motivi infondati. I giudici hanno ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: la motivazione dell’avviso di accertamento può essere redatta per relationem, ossia mediante riferimento a elementi contenuti in altri atti.

Tuttavia, per essere valida, questa tecnica deve rispettare una condizione fondamentale: l’atto di accertamento deve riprodurre il “contenuto essenziale” del documento richiamato. Questo serve a garantire che il contribuente, prima, e il giudice, poi, siano messi in condizione di comprendere le ragioni della pretesa fiscale senza dover reperire autonomamente i documenti esterni.

Nel caso specifico, l’avviso di accertamento e la relazione di stima in esso richiamata riportavano le caratteristiche essenziali dei beni utilizzati per la comparazione, come la tipologia, l’ubicazione esatta e il valore al metro quadrato. Secondo la Corte, queste informazioni erano sufficienti a costituire quel “contenuto essenziale” richiesto dalla legge, adempiendo così all’obbligo di motivazione. L’obbligo di allegazione fisica degli atti, precisa la Corte, scatta solo se tale contenuto essenziale non viene riprodotto nell’avviso. I giudici hanno inoltre operato una netta distinzione tra il piano della motivazione, che è un requisito formale di validità dell’atto, e quello della prova, che attiene al successivo giudizio. La completezza della motivazione permette al contribuente di difendersi; la fondatezza della pretesa, invece, dovrà essere provata dall’Amministrazione Finanziaria in sede processuale, utilizzando tutti i mezzi di prova necessari.

Le conclusioni

La decisione in esame conferma che la validità della motivazione di un avviso di accertamento non dipende dalla completezza documentale allegata, ma dalla chiarezza e sufficienza delle ragioni esposte, anche se tramite rinvio. Per il contribuente, ciò significa che la contestazione di un atto impositivo non può fondarsi unicamente sulla mancata allegazione dei documenti comparativi, se l’avviso permette di comprendere il percorso logico-giuridico seguito dall’Ufficio. La difesa dovrà piuttosto concentrarsi sul merito della pretesa, contestando ad esempio l’effettiva similarità dei beni comparati o la correttezza dei criteri di stima adottati, come onere probatorio a carico dell’Amministrazione in sede contenziosa.

Quando è valida la motivazione di un avviso di accertamento che si basa su altri documenti non allegati?
È valida quando l’avviso di accertamento riproduce il “contenuto essenziale” degli atti richiamati, in modo da consentire al contribuente e al giudice di individuare i luoghi specifici del documento esterno che costituiscono le ragioni della pretesa fiscale.

L’Agenzia delle Entrate deve sempre allegare gli atti di compravendita usati come confronto per la valutazione di un immobile?
No. L’obbligo di allegazione non sussiste se l’avviso di accertamento riporta il contenuto essenziale di tali atti, come ad esempio la tipologia del bene, la sua ubicazione e il valore di riferimento. L’allegazione è necessaria solo in assenza di tale riproduzione.

Il giudice tributario deve rispondere a ogni singolo argomento difensivo presentato dal contribuente?
No. Il giudice non è tenuto a dare conto di ogni singolo argomento difensivo, essendo sufficiente che esponga in modo conciso gli elementi di fatto e di diritto posti a fondamento della sua decisione. Gli argomenti non espressamente esaminati si intendono implicitamente disattesi se incompatibili con la motivazione della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati