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Motivazione accertamento catastale: la Cassazione rinvia

Una società impugna un avviso di accertamento che rettifica il numero di vani catastali di un immobile. La Corte di Cassazione, di fronte a un contrasto giurisprudenziale sull’obbligo di motivazione dell’accertamento catastale, sospende la decisione in attesa di una pronuncia nomofilattica su un caso analogo, che chiarirà i requisiti di validità di tali atti.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Motivazione Accertamento Catastale: la Cassazione Sospende il Giudizio in Attesa di una Decisione Nomofilattica

L’ordinanza interlocutoria n. 15353/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per il contenzioso tributario: i requisiti della motivazione accertamento catastale. In particolare, la Corte si interroga su quale debba essere il livello di dettaglio richiesto all’Amministrazione Finanziaria quando rettifica il numero di vani e la rendita proposti dal contribuente tramite la procedura Docfa. La decisione di sospendere il giudizio evidenzia un contrasto giurisprudenziale che necessita di una soluzione unitaria per garantire la certezza del diritto.

I Fatti di Causa: Dalla Proposta Docfa alla Rettifica dell’Ufficio

Una società immobiliare presentava una dichiarazione Docfa per un proprio immobile, frutto dell’accorpamento di diverse unità precedenti, proponendo un classamento basato su 24,5 vani catastali. L’Amministrazione Finanziaria, tuttavia, non riteneva congrua tale valutazione e notificava un avviso di accertamento con il quale rettificava la consistenza dell’immobile, portando il numero dei vani a 30 e, di conseguenza, rideterminando al rialzo la rendita catastale.

La società impugnava l’atto, dando il via a un contenzioso che sarebbe giunto fino al massimo grado di giudizio.

Il Contenzioso nei Gradi di Merito

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) respingeva il ricorso della società. La Commissione Tributaria Regionale (CTR), invece, accoglieva l’appello della contribuente. Secondo i giudici di secondo grado, l’avviso di accertamento dell’Ufficio era illegittimo perché non rendeva comprensibile il criterio logico-giuridico seguito per aumentare il numero dei vani da 24,5 a 30. La CTR valorizzava, al contrario, la documentazione prodotta dalla società, tra cui una perizia giurata che esplicitava il metodo di calcolo utilizzato per arrivare alla consistenza di 24,5 vani.

La Questione della Motivazione Accertamento Catastale in Cassazione

L’Amministrazione Finanziaria ricorreva per cassazione, lamentando principalmente due aspetti:

1. La violazione delle norme sull’onere della prova e sulla motivazione degli atti tributari, sostenendo che la rettifica si basava sui dati forniti dalla stessa contribuente.
2. La motivazione apparente della sentenza della CTR, che non avrebbe spiegato perché il calcolo della società fosse da preferire a quello dell’Ufficio.

La questione centrale posta all’attenzione della Suprema Corte riguarda quindi l’obbligo di motivazione accertamento catastale quando la rettifica non riguarda la classe o la categoria dell’immobile, ma unicamente il numero dei vani, un elemento di fatto essenziale per la determinazione della rendita.

Le Motivazioni della Sospensione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, non entra nel merito della vicenda. Rileva, piuttosto, l’esistenza di un contrasto interpretativo all’interno della stessa Sezione Tributaria.

Da un lato, un orientamento (Cass. n. 3104/2021) sembra meno rigoroso, suggerendo che la motivazione possa essere più sintetica. Dall’altro, un indirizzo più recente e rigoroso (Cass. n. 12278/2021) afferma che, in caso di rideterminazione del numero dei vani, non basta indicare i dati oggettivi dell’immobile. L’Ufficio deve spiegare le ragioni del diverso calcolo, poiché la divergenza non nasce da una diversa valutazione tecnica degli stessi elementi, ma dalla diversa considerazione di un dato di fatto fondamentale, quale è la consistenza dell’immobile.

Poiché una questione identica è già stata rimessa a una pubblica udienza per la sua rilevanza nomofilattica (ovvero per stabilire un principio di diritto uniforme), la Corte ha ritenuto opportuno rinviare la causa a nuovo ruolo, in attesa che tale contrasto venga risolto.

Conclusioni

Questa ordinanza interlocutoria, pur non decidendo la controversia, ha il merito di mettere in luce un’incertezza normativa di grande impatto pratico. La futura decisione a cui la Corte fa riferimento sarà fondamentale per definire con chiarezza i confini dell’obbligo di motivazione degli atti di accertamento catastale. Per i contribuenti, ciò si tradurrà in una maggiore o minore tutela rispetto ad atti che possono avere conseguenze economiche significative. Per l’Amministrazione Finanziaria, rappresenterà una guida chiara su come redigere avvisi di accertamento che siano a prova di annullamento.

Qual è la questione giuridica principale di questa ordinanza?
La questione principale è se, in caso di rettifica del numero di vani catastali proposti dal contribuente con procedura Docfa, l’Amministrazione Finanziaria debba fornire una motivazione dettagliata che spieghi il diverso calcolo, o se sia sufficiente la mera indicazione dei dati oggettivi e della nuova consistenza attribuita.

Perché la Corte di Cassazione ha deciso di rinviare la causa?
La Corte ha rinviato la causa perché ha rilevato l’esistenza di due orientamenti giurisprudenziali contrastanti all’interno della stessa Sezione su questo specifico punto. Per evitare decisioni difformi e garantire la certezza del diritto, ha preferito attendere la risoluzione di questo contrasto in un’altra causa, già pendente, che ha una valenza nomofilattica (cioè, destinata a stabilire un principio di diritto vincolante).

Cosa significa questo rinvio per le parti del processo?
Per le parti coinvolte, il rinvio significa che il loro processo è temporaneamente sospeso. La decisione finale sul loro caso dipenderà dal principio di diritto che la Corte di Cassazione stabilirà nella causa pilota. In pratica, il loro destino processuale è legato a quello di un altro giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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