LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Mediazione tributaria: sospensione e atti riscossione

La Cassazione ha stabilito che durante il periodo di sospensione per la mediazione tributaria, l’agente di riscossione può notificare un’ingiunzione di pagamento. Tale atto è considerato preparatorio e non esecutivo, quindi non viola la sospensione legale, che impedisce solo l’avvio dell’esecuzione forzata come il pignoramento. Il ricorso dei contribuenti contro un consorzio di bonifica è stato quindi respinto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Mediazione tributaria: sospensione e atti di riscossione

L’istituto della mediazione tributaria e la sospensione dei termini processuali rappresentano uno strumento cruciale per deflazionare il contenzioso e favorire un dialogo tra Fisco e contribuente. Tuttavia, i confini di questa sospensione non sono sempre chiari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla legittimità degli atti di riscossione emessi durante questo periodo, chiarendo la distinzione fondamentale tra atti preparatori e atti esecutivi.

I fatti di causa: contributi consortili e opposizione

Il caso ha origine dall’opposizione di due contribuenti a delle ingiunzioni di pagamento emesse da un agente di riscossione per conto di un Consorzio di bonifica. Le ingiunzioni riguardavano contributi irrigui relativi a un fondo agricolo. I contribuenti sostenevano che tali atti fossero illegittimi perché notificati durante il periodo di 90 giorni previsto per la mediazione tributaria, un lasso di tempo in cui le attività di riscossione dovrebbero essere, a loro avviso, sospese.

La Commissione Tributaria Regionale aveva respinto la tesi dei contribuenti, affermando che la sospensione non impedisse all’agente di riscossione di agire, data la sua diversa funzione rispetto all’ente impositore. I contribuenti hanno quindi proposto ricorso in Cassazione.

Il nodo della questione: i limiti della sospensione nella mediazione tributaria

La questione centrale sottoposta alla Suprema Corte era se la sospensione legale dei termini, prevista dall’art. 17-bis del D.Lgs. 546/1992, impedisca la notifica di un’ingiunzione di pagamento o se, invece, si limiti a bloccare solo la fase esecutiva vera e propria, come il pignoramento. I ricorrenti insistevano sulla nullità insanabile dell’atto, in quanto emesso in violazione di una norma con finalità pubblicistica, volta a garantire la serenità del procedimento di mediazione.

La natura degli atti di riscossione

La Corte ha iniziato la sua analisi richiamando la consolidata giurisprudenza sulla natura degli atti nel procedimento di riscossione coattiva. Nel sistema disciplinato dal d.P.R. 602/1973, la notifica della cartella di pagamento (o di un atto analogo come l’ingiunzione in esame) svolge una duplice funzione:

1. Titolo esecutivo: È l’atto che accerta il diritto del creditore e legittima l’avvio dell’esecuzione forzata.
2. Precetto: È l’intimazione al debitore di pagare entro un determinato termine, con l’avvertimento che, in caso contrario, si procederà con l’esecuzione.

Questo atto, pur essendo un presupposto indefettibile per l’esecuzione, non dà inizio alla fase esecutiva. La fase di espropriazione forzata vera e propria comincia solo con l’atto di pignoramento.

La sospensione della mediazione tributaria non blocca gli atti preliminari

Sulla base di questa distinzione, la Corte ha concluso che la mediazione tributaria e la sospensione ad essa collegata operano sulla fase esecutiva e non su quella meramente preparatoria. La norma (art. 17-bis, comma 9-bis) stabilisce che “la riscossione e il pagamento delle somme dovute […] sono sospesi”.

Secondo gli Ermellini, questa sospensione impedisce all’ufficio di procedere all’affidamento del carico, all’iscrizione a ruolo o, in generale, all’avvio dell’esecuzione forzata. Tuttavia, non impedisce la notifica di un atto che, come l’ingiunzione di pagamento, si limita a formalizzare la pretesa e a intimare il pagamento. Quest’ultimo è un atto “riscossivo” ma non “esecutivo” in senso stretto. Di conseguenza, il primo motivo di ricorso è stato ritenuto infondato.

La questione delle spese di lite

I ricorrenti avevano anche lamentato la condanna alle spese, sostenendo che il Consorzio avesse fornito la prova decisiva del beneficio fondiario solo nel giudizio d’appello. Anche questo motivo è stato respinto. La Corte ha ribadito che la regolamentazione delle spese di lite rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Il sindacato di legittimità è ammesso solo nel caso estremo in cui le spese vengano poste a carico della parte totalmente vittoriosa, violando il principio della soccombenza, cosa che non era avvenuta nel caso di specie.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione sulla distinzione tra la fase di riscossione e la fase di esecuzione. La notifica di un’ingiunzione di pagamento, sebbene funzionale alla riscossione, è un atto che precede l’esecuzione forzata. La sospensione prevista dalla normativa sulla mediazione tributaria ha lo scopo di congelare l’aggressione al patrimonio del contribuente (pignoramenti), non di impedire all’ente creditore di formalizzare la propria pretesa attraverso atti preliminari. Pertanto, l’azione dell’agente di riscossione è stata ritenuta legittima.

Le conclusioni

In definitiva, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità delle ingiunzioni di pagamento. Questa pronuncia offre un importante chiarimento pratico: la sospensione durante la mediazione tributaria non crea una “zona franca” in cui nessun atto può essere notificato. Essa blocca l’avvio dell’esecuzione forzata, ma non gli atti preparatori che la precedono. I contribuenti devono quindi essere consapevoli che, anche durante la pendenza della mediazione, possono ricevere atti come ingiunzioni o cartelle, la cui validità non è inficiata dalla sospensione legale.

Durante la mediazione tributaria, l’agente della riscossione può inviare un’ingiunzione di pagamento?
Sì. Secondo la Corte, l’ingiunzione di pagamento è un atto preliminare alla riscossione, non un atto di esecuzione forzata. La sospensione prevista dalla legge per la mediazione tributaria blocca solo gli atti esecutivi (come il pignoramento), non quelli preparatori.

Qual è la differenza tra un atto di riscossione e un atto esecutivo nel contesto fiscale?
Un atto di riscossione, come la cartella di pagamento o l’ingiunzione, serve a notificare il debito e a intimare il pagamento, funzionando come titolo esecutivo e precetto. Un atto esecutivo, invece, è quello che dà inizio all’espropriazione forzata dei beni del debitore, come il pignoramento.

Se una parte produce una prova decisiva solo in appello, può chiedere la compensazione delle spese di lite?
No, non necessariamente. La Corte ha chiarito che la valutazione sull’opportunità di compensare le spese rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Il sindacato della Cassazione è limitato alla sola violazione del principio della soccombenza (cioè quando le spese vengono addebitate alla parte vincitrice).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati