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Mandato senza rappresentanza: costi e IVA per consorzi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16654/2025, ha chiarito il regime fiscale dei consorzi che operano con mandato senza rappresentanza. L’ordinanza stabilisce che i costi sono deducibili solo se ne viene provata l’esistenza e l’inerenza all’attività. Inoltre, l’IVA non può essere detratta dal consorzio, ma deve essere trasferita ai consorziati, che sono i reali soggetti passivi. La Corte ha rigettato il ricorso di un consorzio, confermando l’avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate per la non corretta gestione di costi e IVA.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Mandato senza rappresentanza e Fisco: la Cassazione detta le regole per i Consorzi

La gestione fiscale dei consorzi rappresenta un terreno complesso, specialmente quando questi operano attraverso un mandato senza rappresentanza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito principi cruciali in materia di deducibilità dei costi e detrazione dell’IVA, offrendo chiarimenti indispensabili per gli operatori del settore. La pronuncia sottolinea come una scorretta impostazione contabile possa portare a pesanti riprese fiscali, vanificando i vantaggi della struttura consortile.

I fatti di causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte nasce dal ricorso di un consorzio contro un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate. L’amministrazione finanziaria contestava, per l’anno d’imposta 2013, la deducibilità di alcuni costi per mancanza di inerenza e la detrazione di una consistente quota di IVA. Secondo il Fisco, il consorzio, agendo come mandatario senza rappresentanza delle imprese consorziate, aveva gestito in modo errato il ribaltamento dei costi e dei ricavi, trattenendo per sé una parte dei corrispettivi che invece dovevano essere interamente trasferiti alle consorziate esecutrici dei lavori. La Corte di giustizia tributaria di secondo grado aveva confermato la tesi dell’Agenzia, spingendo il consorzio a ricorrere in Cassazione.

La questione della deducibilità dei costi e il mandato senza rappresentanza

Il primo motivo di ricorso del consorzio riguardava la presunta illegittimità della ripresa a tassazione dei costi per difetto di inerenza. La Corte di Cassazione ha rigettato questa doglianza, evidenziando un punto fondamentale: la ragione principale del mancato riconoscimento della deducibilità non era la presunta antieconomicità dei costi, ma la carenza di prova sulla loro stessa esistenza e correlazione con l’attività.

La sentenza impugnata aveva infatti accertato che il consorzio aveva fornito una documentazione insufficiente, generica e priva di elementi certi, come un accordo non firmato e report sommari. In materia fiscale, l’onere della prova dell’inerenza dei costi spetta sempre al contribuente. Quest’ultimo deve dimostrare non solo che il costo esiste, ma anche la sua precisa natura e la sua destinazione alla produzione. La sola indicazione di un costo in fattura non basta se non è supportata da prove concrete che ne attestino la connessione con l’attività d’impresa.

La gestione dell’IVA nel mandato senza rappresentanza

Il secondo e più rilevante profilo della decisione riguarda la gestione dell’IVA. La Corte ha ribadito con forza il meccanismo fiscale che governa il mandato senza rappresentanza tra consorzio e consorziate. In questo schema:
1. Il consorzio fattura l’intero importo della prestazione al cliente finale.
2. Le imprese consorziate, che hanno eseguito i lavori, fatturano al consorzio un importo corrispondente.

La regola fiscale impone una perfetta coincidenza tra quanto fatturato dal consorzio al terzo e quanto fatturato dalle consorziate al consorzio. Qualsiasi differenza è illegittima, salvo che non corrisponda a provvigioni o servizi specifici resi dal consorzio, che devono essere comunque oggetto di apposita fatturazione. Nel caso di specie, il consorzio aveva trattenuto una parte dei ricavi per coprire i propri costi di funzionamento, senza ribaltarli correttamente. Questo comportamento, secondo la Corte, viola il principio di neutralità dell’IVA, poiché il diritto alla detrazione dell’imposta spetta al soggetto che effettua la prestazione (la consorziata) e non all’intermediario (il consorzio).

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha concluso che il comportamento del consorzio ha generato una illegittima detrazione dell’IVA. Tale imposta avrebbe dovuto essere “trasferita” ai consorziati attraverso il corretto meccanismo di fatturazione. Agendo come mandatario senza rappresentanza, il consorzio avrebbe dovuto ribaltare integralmente tutti i ricavi e i costi, inclusi quelli di funzionamento, imputandoli pro quota ai singoli consorziati. Solo questi ultimi, infatti, avrebbero avuto il diritto di detrarre la relativa IVA. La decisione del giudice di merito di confermare la legittimità dell’atto impositivo è stata quindi ritenuta logica e conforme ai principi di diritto consolidati. L’erroneo comportamento contabile, sebbene il consorzio sostenesse non aver arrecato danno all’erario, ha invece alterato il corretto funzionamento del tributo, giustificando la ripresa fiscale.

Le conclusioni

L’ordinanza offre due importanti lezioni pratiche per i consorzi e le imprese che vi partecipano. In primo luogo, ribadisce l’importanza cruciale di una documentazione precisa e completa per dimostrare l’inerenza dei costi deducibili. In secondo luogo, e con maggiore enfasi, chiarisce che nel mandato senza rappresentanza il consorzio è un mero “schermo” dal punto di vista fiscale per quanto riguarda l’IVA. La neutralità del tributo è garantita solo da un integrale e trasparente ribaltamento di costi e ricavi. Qualsiasi deviazione da questo schema espone a un elevato rischio di contenzioso tributario con conseguenze economiche significative.

Quando un costo è considerato deducibile per un’impresa?
Un costo è fiscalmente deducibile quando è inerente all’attività d’impresa. Il contribuente ha l’onere di provare non solo l’esistenza e l’ammontare del costo, ma anche la sua specifica connessione con l’attività produttiva di ricavi, fornendo adeguata documentazione giustificativa.

Come deve gestire l’IVA un consorzio che opera con mandato senza rappresentanza?
Il consorzio deve assicurare una perfetta coincidenza tra l’importo fatturato al cliente finale e il totale degli importi fatturati dalle imprese consorziate al consorzio stesso. Deve “ribaltare” integralmente costi e ricavi, poiché il diritto alla detrazione dell’IVA spetta alle singole consorziate che hanno eseguito le prestazioni, non al consorzio.

L’antieconomicità di un costo ne causa automaticamente l’indeducibilità?
No, la sola sproporzione di un costo rispetto ai ricavi (antieconomicità) non è di per sé sufficiente a renderlo indeducibile. Tuttavia, secondo la giurisprudenza, può costituire un “elemento sintomatico” del difetto di inerenza, ovvero un indizio che, insieme ad altri elementi, può giustificare un accertamento da parte dell’amministrazione finanziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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