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Mandato al difensore: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1490/2024, ha stabilito che il mandato al difensore nel processo tributario non richiede formule sacramentali. Il caso riguardava un accertamento sintetico in cui gli atti difensivi di una contribuente erano stati invalidati in appello per un vizio di forma della procura. La Suprema Corte ha cassato la decisione, affermando che la volontà di conferire la difesa, desumibile dall’atto, prevale sul formalismo, garantendo così il diritto di difesa.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Mandato al difensore: la Cassazione privilegia la sostanza sulla forma

Nel processo tributario, la corretta formalizzazione degli atti è cruciale, ma non deve mai trasformarsi in un ostacolo al diritto di difesa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, chiarendo i criteri di validità del mandato al difensore. Questa decisione sottolinea come l’intenzione delle parti di costituire un rapporto difensivo debba prevalere su interpretazioni eccessivamente formalistiche della procura, garantendo così la piena tutela del contribuente.

I fatti del caso: un accertamento e un problema di rappresentanza

Il caso trae origine da due avvisi di accertamento sintetico, basati sul cosiddetto “redditometro”, notificati a una contribuente per gli anni d’imposta 2006 e 2007. L’Agenzia delle Entrate contestava un maggior reddito IRPEF sulla base delle spese e degli incrementi patrimoniali registrati. La contribuente si opponeva, ma la Commissione Tributaria Regionale (CTR) accoglieva solo parzialmente le sue ragioni.

Un punto cruciale della decisione di secondo grado era di natura procedurale: la CTR aveva dichiarato nulle le controdeduzioni depositate dalla contribuente. Il motivo? La delega conferita al professionista che la assisteva era stata interpretata come limitata alla sola discussione orale della causa, e non anche al deposito degli atti scritti. Di conseguenza, tutte le argomentazioni e le prove documentali contenute in quell’atto non erano state prese in considerazione ai fini della decisione.

La questione del mandato al difensore nel processo tributario

La controversia è quindi approdata in Cassazione, sollevando una questione fondamentale per chiunque affronti un contenzioso fiscale: quali sono i requisiti di validità del mandato al difensore? È necessario utilizzare formule specifiche e rigide, oppure è sufficiente che la volontà di essere rappresentati e difesi emerga chiaramente dal contesto dell’atto?

La contribuente, con il suo primo motivo di ricorso, ha sostenuto la violazione dell’art. 12 del D.Lgs. 546/1992, affermando che la sottoscrizione congiunta (sua e del professionista) e la delega a “illustrare e discutere le osservazioni” dovevano essere intese come un incarico difensivo completo, valido anche per il deposito delle controdeduzioni.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente la tesi della ricorrente, ritenendo il primo motivo di ricorso fondato e assorbendo gli altri. I giudici hanno chiarito che il conferimento del mandato ad litem, anche nel processo tributario, non richiede l’uso di “espressioni sacramentali”. È sufficiente che dal contesto dell’atto si possa desumere in modo inequivocabile la volontà di conferire al difensore i poteri e le facoltà processuali necessarie.

La Corte ha specificato che una delega a “illustrare e discutere le osservazioni formulate in riferimento al presente ricorso” non può essere interpretata in modo restrittivo, come se fosse limitata alla sola fase orale. Al contrario, deve essere intesa come riferita a tutte le attività difensive connesse a quell’atto, inclusa la sua formale presentazione in giudizio (costituzione tramite deposito delle controdeduzioni).

L’errore della CTR, secondo la Cassazione, è stato quello di scindere artificiosamente il processo in fasi distinte, ritenendo che la procura valesse solo per la discussione e non per il deposito degli scritti. Una simile interpretazione, oltre che illogica, lede gravemente il diritto di difesa, poiché impedisce al giudice di esaminare il merito delle argomentazioni della parte. Di conseguenza, la sentenza è stata cassata con rinvio.

Le conclusioni: la prevalenza della sostanza sulla forma

Questa ordinanza consolida un principio di civiltà giuridica: la sostanza deve prevalere sulla forma. Nel conferire il mandato al difensore, ciò che conta è la chiara volontà della parte di farsi assistere e rappresentare. Un’interpretazione eccessivamente formalistica delle norme procedurali si traduce in una violazione del diritto costituzionale alla difesa. La decisione della Cassazione rappresenta quindi una garanzia fondamentale per i contribuenti, assicurando che le loro ragioni possano essere sempre esaminate nel merito, senza essere respinte per cavilli procedurali che non incidono sulla sostanza del rapporto difensivo.

È necessaria una formula specifica per conferire il mandato al difensore nel processo tributario?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non sono richieste espressioni sacramentali. È sufficiente che la volontà di conferire i poteri difensivi sia chiaramente desumibile dal contesto dell’atto e dalle sottoscrizioni presenti.

Una procura che autorizza a ‘discutere’ la causa vale anche per depositare gli atti scritti?
Sì. Secondo la Corte, una delega a ‘illustrare e discutere’ le osservazioni difensive deve essere interpretata in senso ampio, includendo anche l’attività di deposito delle controdeduzioni e la costituzione in giudizio, non potendosi limitare alla sola fase orale.

Cosa succede se un giudice ritiene invalida una procura e non considera gli atti di difesa?
La sentenza emessa in questo modo è viziata e deve essere annullata (cassata). La mancata considerazione degli atti difensivi a causa di un’errata interpretazione della procura lede il diritto di difesa della parte, e il processo deve essere rinviato a un altro giudice per un nuovo esame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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