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Litisconsorzio necessario: la Cassazione chiarisce

Una società ha impugnato una cartella di pagamento sostenendo vizi relativi all’atto presupposto. L’Agente della riscossione ha eccepito la nullità del giudizio per la mancata partecipazione dell’Ente impositore, invocando il litisconsorzio necessario. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che in materia tributaria non sussiste un litisconsorzio necessario tra Agente della riscossione ed Ente impositore. Spetta all’Agente, se convenuto in giudizio, l’onere di chiamare in causa l’Ente titolare del credito per non rispondere delle conseguenze della lite, senza che il giudice debba ordinarlo d’ufficio.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Litisconsorzio necessario: chi citare in giudizio contro una cartella di pagamento?

Quando si riceve una cartella di pagamento, sorge spesso un dubbio cruciale: chi bisogna citare in giudizio? L’Agente della riscossione che ha inviato l’atto o l’Ente impositore titolare del credito? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, chiarendo i confini del litisconsorzio necessario nel processo tributario e semplificando la difesa del contribuente.

I Fatti di Causa

Una società si vedeva notificare una cartella di pagamento per omesso versamento di ritenute Irpef e addizionali, a seguito di un controllo automatizzato della dichiarazione dei redditi. La società impugnava la cartella dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale, contestando diverse irregolarità, tra cui la mancata notifica degli atti prodromici. Il giudice di primo grado accoglieva le ragioni della contribuente e annullava l’atto.

L’Appello e la questione del litisconsorzio necessario

L’Agente della riscossione proponeva appello, sostenendo una tesi prettamente procedurale: a suo dire, il giudizio di primo grado era nullo. Il motivo? La mancata partecipazione al processo dell’Ente impositore (titolare del credito), che, secondo l’appellante, avrebbe dovuto essere un litisconsorte necessario. La Commissione Tributaria Regionale, tuttavia, respingeva il gravame, ritenendo infondata la tesi del litisconsorzio necessario. La questione è quindi giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agente della riscossione, offrendo un’analisi chiara e definitiva sulla questione. Il punto centrale della decisione si basa sull’interpretazione dell’art. 39 del D.Lgs. n. 112 del 1999.

Secondo tale norma, quando l’Agente della riscossione è citato in giudizio per questioni che non riguardano esclusivamente la regolarità o la validità dei propri atti esecutivi (come nel caso di contestazioni sulla pretesa tributaria stessa), deve chiamare in causa l’Ente creditore. In mancanza, l’Agente risponde delle conseguenze della lite.

La Corte ha sottolineato due aspetti fondamentali:
1. Non è un obbligo per il giudice: La norma non prevede che il giudice debba ordinare l’integrazione del contraddittorio, come avviene nei casi di litisconsorzio necessario previsti dall’art. 14 del D.Lgs. 546/1992. La chiamata in causa è un onere a carico dell’Agente della riscossione, non un presupposto di validità del processo.
2. Libertà di scelta per il contribuente: Il contribuente che impugna una cartella esattoriale per vizi che riguardano l’atto presupposto (ad esempio, la sua mancata notifica) può agire indifferentemente nei confronti dell’Ente impositore o dell’Agente della riscossione.

In sostanza, la facoltà di coinvolgere l’Ente impositore è rimessa alla scelta strategica dell’Agente della riscossione, il quale, se non lo fa, si assume il rischio di una condanna senza potersi rivalere sull’ente titolare del credito. Il processo, però, rimane valido anche in assenza di quest’ultimo.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione conferma un principio fondamentale a tutela del contribuente. Non esiste un’ipotesi di litisconsorzio necessario tra Agente della riscossione ed Ente impositore quando vengono contestati vizi che inficiano la pretesa tributaria alla base della cartella. Il contribuente ha la libertà di scegliere quale dei due soggetti convenire in giudizio, semplificando notevolmente l’avvio dell’azione legale. L’onere di coinvolgere l’altro soggetto per gestire internamente le responsabilità ricade interamente sull’Agente della riscossione, senza che ciò possa paralizzare o invalidare l’azione del cittadino.

Quando si impugna una cartella di pagamento, è obbligatorio citare in giudizio sia l’Agente della riscossione che l’Ente impositore?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che non sussiste un’ipotesi di litisconsorzio necessario. Il contribuente può agire indifferentemente nei confronti dell’uno o dell’altro soggetto quando contesta vizi che attengono alla pretesa tributaria.

Cosa succede se il contribuente cita in giudizio solo l’Agente della riscossione per un vizio dell’atto presupposto?
Il processo è perfettamente valido. L’Agente della riscossione ha l’onere, ma non l’obbligo, di chiamare in causa l’Ente impositore. Se non lo fa, risponderà personalmente delle conseguenze negative del giudizio, come l’annullamento della cartella.

Perché in questi casi non si configura un litisconsorzio necessario?
Perché la normativa specifica (art. 39, D.Lgs. n. 112/1999) disciplina questa situazione come un onere a carico dell’Agente della riscossione, non come un presupposto di validità del processo che il giudice deve rilevare d’ufficio. La legge non impone la partecipazione congiunta delle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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