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Liquidazione spese processuali: la Cassazione decide

Una società ha contestato l’importo delle spese legali liquidate a suo favore dopo l’annullamento di un accertamento fiscale. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33646/2024, ha accolto il ricorso, chiarendo i criteri per la corretta liquidazione spese processuali. In particolare, ha stabilito che i compensi per la fase cautelare e per quella di trattazione vanno riconosciuti e che l’accoglimento parziale della richiesta non configura soccombenza reciproca tale da giustificare la compensazione delle spese d’appello.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Liquidazione Spese Processuali: i Chiarimenti della Cassazione

La corretta liquidazione spese processuali è un aspetto cruciale di ogni contenzioso, anche quando la questione principale si risolve prima di una sentenza di merito. Con la recente ordinanza n. 33646/2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per fare chiarezza su alcuni punti fondamentali riguardanti il calcolo dei compensi legali nel processo tributario, in particolare per la fase cautelare e di trattazione, e sul concetto di soccombenza reciproca.

I Fatti di Causa

Una società s.r.l. si vedeva notificare un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. La società impugnava l’atto e, successivamente, l’ente impositore procedeva al suo annullamento in autotutela, determinando la cessazione della materia del contendere.
Il giudice di primo grado, applicando il principio della soccombenza virtuale, condannava l’Amministrazione finanziaria al pagamento delle spese legali, liquidando un importo ritenuto esiguo dalla società. Quest’ultima proponeva appello, lamentando che l’importo fosse stato calcolato vicino ai minimi tariffari e senza riconoscere tutte le fasi processuali svolte. La Commissione Tributaria Regionale accoglieva solo parzialmente il gravame, rideterminando le spese ma escludendo il compenso per la fase cautelare e per quella istruttoria/trattazione, e compensando interamente le spese del secondo grado.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

La società ricorreva in Cassazione, sollevando due questioni principali:
1. La violazione delle norme sulla liquidazione spese processuali, per aver escluso il compenso per la fase cautelare e quella di trattazione.
2. L’errata applicazione dell’istituto della soccombenza reciproca per giustificare la compensazione delle spese del giudizio d’appello.

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza impugnata e offrendo importanti principi di diritto.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha analizzato dettagliatamente i motivi di doglianza, fornendo una guida chiara sulla corretta interpretazione delle norme.

Il Compenso per la Fase Cautelare

I giudici di legittimità hanno stabilito che, ai sensi dell’art. 15, comma 2-quater, del D.Lgs. 546/92, il giudice deve provvedere sulle spese della fase cautelare con l’ordinanza che decide sull’istanza. Tuttavia, se ciò non avviene, il giudice del merito deve liquidarle con la sentenza che definisce il giudizio. L’assenza di una pronuncia nell’ordinanza cautelare non implica un’automatica compensazione delle spese, che devono invece essere regolate nella decisione finale. Pertanto, la Commissione Tributaria Regionale aveva errato nell’escludere tale compenso.

Il Compenso per la Fase Istruttoria/Trattazione

Allo stesso modo, la Corte ha censurato l’esclusione del compenso per la fase di trattazione. È stato chiarito che le norme professionali (D.M. 55/2014) prevedono un compenso unitario per la fase istruttoria e di trattazione. Questo compenso spetta al legale della parte vittoriosa anche solo per la semplice trattazione della causa, a prescindere dallo svolgimento di specifiche e complesse attività istruttorie. La produzione di documenti, ad esempio, rientra in questa fase. L’esclusione di tale voce dalla liquidazione spese processuali è stata quindi ritenuta illegittima.

Soccombenza Reciproca e Compensazione delle Spese

Infine, la Corte ha accolto anche il secondo motivo di ricorso. Richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sent. n. 32061/2022), ha ribadito che l’accoglimento in misura ridotta di un’unica domanda (in questo caso, la richiesta di una maggiore somma a titolo di spese legali) non integra gli estremi della soccombenza reciproca. Quest’ultima si configura solo in presenza di una pluralità di domande contrapposte o di un’unica domanda articolata in più capi, alcuni accolti e altri respinti. Di conseguenza, la compensazione integrale delle spese del giudizio d’appello disposta dalla CTR era ingiustificata.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida tre principi fondamentali in materia di liquidazione spese processuali nel contenzioso tributario:
1. Spese Cautelari: Devono essere sempre liquidate, o nell’ordinanza cautelare stessa o, in mancanza, nella sentenza di merito. Il silenzio non equivale a compensazione.
2. Spese di Trattazione: Sono dovute per la gestione complessiva della causa e non possono essere negate solo perché non sono state compiute attività istruttorie complesse.
3. Soccombenza Reciproca: Non sussiste quando il giudice accoglie la domanda ma liquida un importo inferiore a quello richiesto. Tale situazione può al massimo giustificare una compensazione parziale, ma non integrale, e solo se motivata da altre gravi ed eccezionali ragioni.

Se il giudice della fase cautelare non si pronuncia sulle spese, queste si intendono compensate?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che le spese della fase cautelare devono essere liquidate con la sentenza di merito, e l’assenza di una pronuncia specifica nell’ordinanza cautelare non ne implica la compensazione.

È dovuto il compenso per la fase istruttoria/trattazione se non sono state svolte attività investigative complesse?
Sì. Secondo la Corte, il compenso per questa fase è unitario e spetta per la semplice trattazione della causa, a prescindere dall’effettivo svolgimento di attività a contenuto istruttorio specifico.

L’accoglimento solo parziale di una richiesta di liquidazione spese legali costituisce soccombenza reciproca?
No. La Corte, richiamando un principio delle Sezioni Unite, ha stabilito che l’accoglimento in misura ridotta di un’unica domanda non configura un’ipotesi di soccombenza reciproca e, pertanto, non può giustificare di per sé la compensazione integrale delle spese del grado di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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