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Liquidazione spese legali: la fase istruttoria si paga

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21750/2025, ha annullato la decisione di una Corte di giustizia tributaria che, nella liquidazione delle spese legali, aveva escluso il compenso per la fase istruttoria. La Suprema Corte ha ribadito che il giudice del rinvio è vincolato al principio di diritto da essa enunciato e che la trattazione del processo legittima sempre il compenso per la fase istruttoria, anche in assenza di attività probatoria formale. Di conseguenza, ha cassato la sentenza e rideterminato le spese in favore del contribuente.

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Pubblicato il 22 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Liquidazione spese legali: la fase istruttoria va sempre compensata

La corretta liquidazione delle spese legali rappresenta un momento cruciale alla fine di ogni contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il compenso per la fase istruttoria è sempre dovuto, anche quando non vi è stata un’attività di raccolta prove formale. Questa decisione rafforza la tutela del lavoro dell’avvocato e chiarisce i doveri del giudice che decide sulle spese.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce da un ricorso di un contribuente contro l’Agenzia delle Entrate Riscossione. Dopo una prima vittoria in Cassazione, il caso era stato rinviato alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado del Lazio con il compito specifico di rideterminare le spese legali per i vari gradi di giudizio.

Tuttavia, il giudice del rinvio, nel calcolare i compensi, aveva deciso di escludere la remunerazione per la “fase istruttoria”, sostenendo che non fossero state svolte attività probatorie specifiche. Questa decisione riduceva significativamente l’importo dovuto al contribuente, portandolo al di sotto dei minimi tariffari previsti dal D.M. 55/2014, e si poneva in aperto contrasto con le indicazioni fornite dalla stessa Corte di Cassazione nel precedente giudizio.

Il contribuente, ritenendo la decisione ingiusta e illegittima, ha presentato un nuovo ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte sulla Liquidazione Spese Legali

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del contribuente, cassando la sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno censurato duramente l’operato del giudice di secondo grado, sottolineando come questo si fosse discostato senza alcuna valida ragione dal “principio di diritto” precedentemente affermato dalla stessa Cassazione.

Il punto centrale della decisione è che la “fase istruttoria” non deve essere intesa solo come l’assunzione di prove (testimoni, consulenze tecniche), ma comprende tutta l’attività di trattazione della causa, come lo studio degli atti avversari, la preparazione di memorie e la gestione del processo. Pertanto, questa fase è sempre presente e merita un compenso.

Poiché non erano necessari ulteriori accertamenti, la Corte ha deciso la causa nel merito, procedendo direttamente a una nuova e corretta liquidazione delle spese legali, includendo il compenso per la fase istruttoria e condannando l’Agenzia delle Entrate Riscossione al pagamento di tutte le spese dei vari giudizi.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un pilastro del nostro ordinamento processuale: il vincolo del giudice del rinvio al principio di diritto enunciato dalla Cassazione (art. 384 c.p.c.). Il giudice a cui viene rimandata una causa non ha la facoltà di rimettere in discussione le regole giuridiche stabilite dalla Suprema Corte. Può discostarsene solo in casi eccezionali, come una successiva dichiarazione di incostituzionalità della norma applicata, cosa che non era avvenuta nel caso di specie.

La Corte ha affermato che il giudice di merito si era posto in “consapevole contrasto” con un principio consolidato, secondo cui “in materia di spese di giustizia, la trattazione del processo, anche in assenza di istruzione probatoria, legittima il diritto al compenso della relativa fase”. L’esclusione di tale compenso, quindi, non era solo un errore di calcolo, ma una vera e propria violazione di legge.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, riafferma con forza che il compenso per la fase istruttoria è un elemento quasi sempre dovuto nella liquidazione delle spese legali, poiché la gestione e lo studio della causa costituiscono un’attività professionale imprescindibile. In secondo luogo, serve da monito per i giudici di merito: i principi enunciati dalla Corte di Cassazione non sono semplici suggerimenti, ma direttive vincolanti che devono essere scrupolosamente seguite nel giudizio di rinvio. Per i cittadini e i loro difensori, questa decisione rappresenta una garanzia fondamentale per ottenere il giusto ristoro delle spese sostenute per far valere i propri diritti.

Un giudice di grado inferiore può ignorare un principio di diritto stabilito dalla Corte di Cassazione?
No. Il giudice del rinvio è vincolato al principio di diritto enunciato dalla Corte di Cassazione e deve uniformarsi ad esso, a meno che la norma di riferimento non sia stata nel frattempo dichiarata incostituzionale o modificata da una nuova legge (ius superveniens).

Il compenso per la fase istruttoria è dovuto anche se non vengono assunte prove formali come testimoni o consulenze?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che la “trattazione del processo”, anche in assenza di una formale istruzione probatoria, legittima il diritto al compenso per la relativa fase. Questa fase include attività come lo studio degli atti, la redazione di memorie e la gestione generale della causa.

Cosa succede se un giudice liquida le spese al di sotto dei minimi tariffari senza una motivazione?
La liquidazione delle spese al di sotto dei minimi tariffari è illegittima se non supportata da una specifica e adeguata motivazione. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che l’esclusione ingiustificata di un’intera fase processuale (quella istruttoria) costituisse una violazione delle norme sui compensi professionali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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