Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 7683 Anno 2024
Civile Ord. Sez. 5 Num. 7683 Anno 2024
Presidente: PAOLITTO LIBERATO
Relatore: COGNOME
Data pubblicazione: 21/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n. 07846/2022 proposto da:
NOME COGNOME, rappresentato e difeso da se stesso, ed elettivamente domiciliato presso il suo studio in Roma, INDIRIZZO;
-ricorrente –
Contro
RAGIONE_SOCIALE;
-intimata – avverso la sentenza n. 13452/22/21 RAGIONE_SOCIALE Commissione tributaria Provinciale di Roma, depositata il 06/12/2021;
Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 19/01/2024 dal AVV_NOTAIO.
Oggetto:
,
Ritenuto che
La Commissione tributaria provinciale di Roma (CTP), con sentenza n. 13452/22/21, depositata il 06/12/2021, emessa in sede di giudizio di ottemperanza ex art 70 d.lgs. 31 dicembre 1992 n. 546, condannava RAGIONE_SOCIALE a pagare, a favore di NOME COGNOME, le spese del relativo giudizio liquidate in €. 400 ,00 (oltre oneri).
Avverso tale sentenza il COGNOME ha proposto ricorso per cassazione affidato ad un unico motivo.
RAGIONE_SOCIALE‘RAGIONE_SOCIALE non si è costituita .
Considerato che
NOME COGNOME lamenta, ex art 360, primo comma, n. 3 cod.proc.civ., la violazione e falsa applicazione dell’art. 4 del d.m. 5 aprile 2014 n.55 come aggiornato dal d.m. n.37 del 2018 del RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE Giustizia e delle tabelle 12 dei parametri ad esso allegati, nonché dell’art.15 del d.lgs. 31 dicembre 1992 n. 546.
Il ricorrente censura la sentenza di merito nella parte in cui ha provveduto alla liquidazione complessiva delle spese di lite in violazione dei valori minimi applicabili (risultando il valore RAGIONE_SOCIALE controversia pari ad €. 1.500,00) e senza indicare le diverse fasi del giudizio; liquidazione che, poi, non ha reso possibile alla parte di verificarne l’eventuale correttezza
Il ricorso è fondato.
2.1 La questione in esame discende dalla riformulazione operata dall’art. 1, comma 1, lettera a) del d.m. 8 marzo 2018, n. 37 (per le liquidazioni delle spese a far tempo dal 27 aprile 2018), e che permane a seguito del d.m. 13 agosto 2022, n. 147 dell’art. 4, comma 1, del d.m. 10 marzo 2014, n. 55.
2.2. Nella iniziale formulazione dell’art. 4, comma 1, del d.m. n. 55 del 2014, era stabilito che, ai fini RAGIONE_SOCIALE liquidazione del compenso, il giudice dovesse tener conto dei « valori medi di cui alle tabelle allegate, che, in applicazione dei parametri generali, possono essere aumentati, di regola, fino all’80 per cento, o diminuiti fino al 50 per cento. Per la fase istruttoria l’aumento è di regola fino al 100 per cento e la diminuzione di regola fino al 70 per cento ».
Vigendo questo testo, la giurisprudenza aveva affermato che l ‘ esercizio del potere discrezionale del giudice, contenuto tra il minimo e il massimo dei parametri previsti dal d.m. n. 55 del 2014, non è soggetto al controllo di legittimità, mentre la motivazione è doverosa allorquando il giudice decida di aumentare o diminuire ulteriormente gli importi da riconoscere, non sussistendo più il vincolo legale RAGIONE_SOCIALE inderogabilità dei minimi tariffari, fermo soltanto per la riduzione dei valori minimi stabiliti in forza delle percentuali di diminuzione il limite dell ‘ art. 2233, comma 2, c.c., il quale preclude di liquidare somme praticamente simboliche, non consone al decoro RAGIONE_SOCIALE professione (ex plurimis e da ultimo Cass. n. 28325 del 2022).
2 .3. Sulla base RAGIONE_SOCIALE modifica operata dall’art. 1, comma 1, lettera a) del d.m. n. 37 del 2018 – applicabile alla presente fattispecie l’art. 4, comma 1, dispone invece che i valori medi «possono essere diminuiti in ogni caso non oltre il 50 per cento» (nel senso dell’inderogabilità delle ‘riduzioni massime’ in conseguenza delle modifiche introdotte dal d.m. n. 37 del 2018, vedi Cass. nn. 9690 e 1421 del 2021).
Va da ultimo precisato che la Corte di Giustizia (cfr. sentenza 427/2017) ha affermato che «l’articolo 101, paragrafo 1, TFUE, in combinato disposto con l’articolo 4, paragrafo 3, TUE, dev’essere interpretato nel senso che una normativa nazionale che, da un lato, non consenta all’avvocato e al proprio cliente di pattuire un onorario d’importo inferiore al minimo stabilito da un regolamento adottato da un’organizzazione di categoria dell’ordine forense, a pena di procedimento disciplinare a carico dell’avvocato medesimo e, dall’altro, non autorizzi il giudice a disporre la rifusione degli onorari d’importo inferiore a quello minimo, è idonea a restringere il gioco RAGIONE_SOCIALE concorrenza nel mercato interno ai sensi dell’articolo 101, paragrafo 1, TFUE, ma che spetta comunque al giudice del rinvio verificare se tale normativa, alla luce delle sue concrete modalità applicative, risponda effettivamente ad obiettivi legittimi e se le restrizioni così stabilite siano limitate a quanto necessario per garantire l’attuazione di tali legittimi obiettivi». Nella specie, i nuovi parametri risultano predisposti dal CNF ma adottati dal RAGIONE_SOCIALE, previo parere del
Consiglio di Stato e pertanto da un organo statale per scopi di interesse generale correlati all’esigenza di garantire la trasparenza e l’unitarietà nella determinazione dei compensi professionali.
2.4. Deve pertanto affermarsi che, ai fini RAGIONE_SOCIALE liquidazione delle spese processuali a carico RAGIONE_SOCIALE parte soccombente, nella vigenza dell’art. 4, comma 1, del d.m. n. 55 del 2014, come modificato dal d.m. n. 37 del 2018, il giudice non può in nessun caso, salvo specifica pattuizione, diminuire oltre il 50 per cento i valori medi di cui alle tabelle allegate.
2.5 Nella specie la liquidazione operata dalla RAGIONE_SOCIALE risulta in contrasto con tali principi, in quanto lesiva dei minimi tariffari tenuto conto del valore RAGIONE_SOCIALE controversia e dei valori medi ad essa applicabili.
Pertanto il ricorso del contribuente va accolto e la sentenza impugnata va cassata con rinvio alla Corte di RAGIONE_SOCIALE tributaria di primo grado di Roma, in