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Legittimazione socio: ricorso nullo dopo la cancellazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex socio contro un avviso di accertamento fiscale. La decisione si fonda sulla carenza di legittimazione del socio a seguito della cancellazione della società dal registro delle imprese. A causa di un differimento quinquennale degli effetti dell’estinzione per fini fiscali, solo il liquidatore o il legale rappresentante può agire in giudizio per conto della società, privando così i soci di tale potere.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Legittimazione Socio: Chi Difende la Società Cancellata?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale del diritto tributario e societario: la legittimazione del socio a impugnare atti fiscali dopo che la società è stata cancellata dal Registro delle Imprese. La pronuncia stabilisce che, a seguito della cancellazione, il singolo socio perde il potere di agire in giudizio per conto dell’ente estinto, anche se non immediatamente per le questioni fiscali. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Il Contesto della Controversia

Il caso ha origine da un avviso di accertamento per Ires e Iva relativo all’anno 2011, notificato a una società a responsabilità limitata. L’Amministrazione Finanziaria contestava l’emissione di fatture per operazioni ritenute inesistenti. La società aveva inizialmente ottenuto ragione in primo grado, ma la Commissione Tributaria Regionale aveva successivamente accolto l’appello dell’ente impositore, confermando la validità dell’accertamento.

Nel frattempo, la società era stata cancellata d’ufficio dal Registro delle Imprese. Nonostante ciò, un ex socio decideva di ricorrere in Cassazione contro la sentenza di secondo grado. L’Amministrazione Finanziaria e il pubblico ministero eccepivano l’inammissibilità del ricorso per carenza di legittimazione attiva del socio.

La Decisione della Corte: La Carenza di Legittimazione del Socio

La Suprema Corte ha accolto l’eccezione, dichiarando il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione degli effetti della cancellazione della società dal Registro delle Imprese, alla luce della normativa speciale in materia fiscale.

Il Differimento Quinquennale degli Effetti dell’Estinzione

La Corte richiama l’articolo 28, comma 4, del D.Lgs. n. 175/2014, il quale introduce una sorta di ‘sopravvivenza’ quinquennale della società ai soli fini fiscali. Sebbene la cancellazione dal Registro delle Imprese estingua la società sul piano civilistico (art. 2495 c.c.), per l’amministrazione finanziaria e gli altri enti creditori, gli effetti di tale estinzione sono posticipati di cinque anni. Questo meccanismo è stato introdotto per evitare che la cancellazione della società diventi uno strumento per eludere le pendenze tributarie.

Chi Può Agire in Giudizio per la Società Cancellata?

Durante questo periodo di ‘ultrattività’ fiscale, la società continua a essere un soggetto passivo d’imposta. Di conseguenza, la sua rappresentanza legale, sia sostanziale che processuale, non scompare ma rimane in capo a chi la deteneva prima della cancellazione, tipicamente il liquidatore. È quest’ultimo, e non i singoli soci, a conservare il potere di ricevere notifiche di atti impositivi e, soprattutto, di impugnarli in giudizio, conferendo mandato ai legali. I soci, pertanto, sono privi della legittimazione del socio ad agire autonomamente.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di una logica stringente. Il differimento quinquennale degli effetti dell’estinzione è una disposizione di natura sostanziale che incide direttamente sulla capacità processuale. Poiché la società continua a ‘esistere’ per il fisco, i poteri di rappresentanza previsti dal codice civile vengono conservati in capo al liquidatore. Ammettere un’autonoma iniziativa processuale del socio creerebbe una duplicazione di poteri e una potenziale conflittualità, contraria ai principi di certezza del diritto. Gli effetti previsti dall’art. 2495, comma 2, c.c. (la successione dei soci nei debiti sociali) sono quindi posticipati anche ai fini della validità degli atti del contenzioso tributario.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza ha implicazioni pratiche di notevole rilievo. Per i soci di società cancellate, è fondamentale comprendere che non possono agire in prima persona per contestare pretese fiscali rivolte alla società. L’unica via è quella di agire attraverso il liquidatore o l’ex rappresentante legale, che mantiene i suoi poteri per il quinquennio successivo alla cancellazione. Per l’Amministrazione Finanziaria, la pronuncia conferma la corretta individuazione del soggetto legittimato a ricevere gli atti e a resistere in giudizio. In definitiva, la decisione rafforza il principio secondo cui la gestione delle pendenze fiscali di una società, anche dopo la sua formale cancellazione, deve seguire canali procedurali ben definiti, escludendo l’iniziativa individuale e non coordinata dei singoli soci.

Un socio può impugnare un avviso di accertamento notificato a una società dopo la sua cancellazione dal Registro delle Imprese?
No, il singolo socio non ha la legittimazione per impugnare l’atto. Secondo la Corte, questo potere spetta esclusivamente al liquidatore o a chi rappresentava legalmente la società al momento della cancellazione.

Perché la cancellazione di una società non ne determina l’immediata estinzione ai fini fiscali?
Perché l’art. 28, comma 4, del D.Lgs. n. 175/2014 stabilisce un differimento di cinque anni degli effetti dell’estinzione nei confronti dell’amministrazione finanziaria e degli altri enti creditori, per garantire la riscossione di tributi e contributi.

Chi ha il potere di rappresentare una società cancellata nelle controversie tributarie?
Il liquidatore o l’ex rappresentante legale conserva tutti i poteri di rappresentanza sostanziale e processuale della società per il periodo di cinque anni successivo alla cancellazione, inclusa la facoltà di conferire mandato per le liti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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