LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Legittimazione al rimborso: chi può richiederlo?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4302/2024, ha chiarito un punto cruciale in materia di diritto tributario: la legittimazione al rimborso di un’imposta versata indebitamente spetta unicamente al soggetto che ha materialmente effettuato il pagamento (‘solvens’), e non a qualunque soggetto co-obbligato. Il caso riguardava una società, parte di un’associazione temporanea d’imprese, che chiedeva il rimborso parziale dell’imposta di registro su un lodo arbitrale, imposta che però era stata versata dall’altra società partner. La Corte ha respinto il ricorso, affermando che essere ‘contribuente’ non è sufficiente per agire in ripetizione, se non si è anche colui che ha eseguito il versamento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Legittimazione al Rimborso: Decide chi Paga, non chi Deve

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 4302/2024) ha ribadito un principio fondamentale in materia fiscale, cruciale per aziende e professionisti: la legittimazione al rimborso di un’imposta non dovuta spetta esclusivamente a chi ha materialmente eseguito il versamento. Essere semplicemente coobbligati al pagamento non conferisce, di per sé, questo diritto. Analizziamo questa importante decisione per comprenderne le implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce da una richiesta di rimborso dell’imposta di registro avanzata da una società (che chiameremo Società Alfa), facente parte di un’Associazione Temporanea di Imprese (ATI) con un’altra azienda (Società Beta). L’ATI aveva ottenuto un lodo arbitrale favorevole che condannava un ente appaltante al pagamento di diverse somme.

Sulle somme liquidate dal lodo, era stata versata l’imposta proporzionale di registro. Il punto chiave è che il pagamento materiale dell’imposta fu effettuato interamente dalla Società Beta, in qualità di capogruppo-mandataria dell’ATI.

Successivamente, a seguito di una verifica fiscale, l’Amministrazione Finanziaria ‘ripensò’ la natura di alcune di quelle somme, qualificandole non più come risarcitorie (soggette a registro) ma come corrispettivi contrattuali (soggetti a IVA). Di conseguenza, la Società Alfa emise fattura con IVA per la sua quota di competenza e richiese il rimborso della corrispondente imposta di registro, ritenuta ormai indebita. La richiesta, di fronte al silenzio dell’Agenzia delle Entrate, è stata impugnata in tribunale. I giudici di merito, tuttavia, hanno dichiarato la domanda inammissibile proprio per difetto di legittimazione al rimborso.

La Decisione della Corte: La Legittimazione al Rimborso spetta al Solvens

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, rigettando il ricorso della Società Alfa. Il ragionamento della Suprema Corte si fonda su una distinzione netta tra due figure giuridiche:

1. Il Contribuente: il soggetto che la legge individua come obbligato al pagamento del tributo. Nel caso di specie, entrambe le società dell’ATI erano coobbligate in solido.
2. Il Solvens: il soggetto che materialmente esegue il versamento all’erario.

Secondo la Corte, il diritto alla restituzione di quanto indebitamente pagato (azione di ripetizione dell’indebito, art. 2033 c.c.) ha natura personale e restitutoria. Esso sorge unicamente tra chi ha effettuato il pagamento (il solvens) e chi lo ha ricevuto (l’Amministrazione Finanziaria).

Il Principio dell’Indebito Oggettivo nel Diritto Tributario

La Corte ha chiarito che la disciplina fiscale, in particolare l’art. 77 del d.P.R. 131/86 (Testo Unico sull’Imposta di Registro), si allinea perfettamente con il principio civilistico generale. La norma stabilisce che il rimborso deve essere richiesto ‘dal contribuente’. Tuttavia, questo termine va interpretato in senso sostanziale: il ‘contribuente’ legittimato alla richiesta è colui che, essendo obbligato, ha anche adempiuto all’obbligazione, subendo l’effettivo depauperamento patrimoniale. La sola qualità di coobbligato solidale non è sufficiente a fondare la legittimazione al rimborso se non si è stati anche gli esecutori del pagamento.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato le argomentazioni della ricorrente punto per punto. Innanzitutto, ha stabilito che la posizione di co-obbligato solidale (contribuente) e quella di esecutore del pagamento (solvens) operano su piani distinti. La prima definisce chi è tenuto al versamento nei confronti del fisco; la seconda individua chi ha il diritto a chiedere la restituzione. Nel caso in esame, il pagamento era stato pacificamente effettuato dalla Società Beta. Pertanto, solo quest’ultima avrebbe potuto chiedere il rimborso.

Inoltre, il fatto che la Società Alfa fosse stata la destinataria del successivo ‘ripensamento’ erariale, che ha portato all’assoggettamento a IVA delle somme, non sposta i termini della questione. Questo evento successivo non può modificare retroattivamente la titolarità del diritto al rimborso dell’imposta di registro, che è sorto al momento del pagamento originario e in capo a chi lo ha effettuato. La Corte sottolinea che la Società Alfa avrebbe potuto, eventualmente, rivalersi sulla Società Beta nell’ambito dei loro rapporti interni, ma non poteva agire direttamente contro l’Erario per la restituzione di una somma da essa non versata.

Le Conclusioni

La sentenza n. 4302/2024 offre un’indicazione pratica di grande rilevanza: nei rapporti giuridici caratterizzati da obbligazioni solidali, come quelli tra società in ATI, consorzi o altre forme di collaborazione imprenditoriale, è fondamentale prestare la massima attenzione a chi effettua i pagamenti fiscali. La legittimazione al rimborso è un diritto che segue il flusso finanziario. Per evitare di perdere il diritto alla restituzione di imposte non dovute, le parti devono regolare con chiarezza nei loro accordi interni le modalità di pagamento e di eventuale rivalsa. In assenza di un pagamento diretto, la via per recuperare le somme è quella del regresso nei confronti del coobbligato che ha effettuato il versamento e che, a sua volta, è l’unico titolato a presentare istanza di rimborso all’Amministrazione Finanziaria.

Chi ha diritto a chiedere il rimborso di un’imposta non dovuta?
Secondo la Corte di Cassazione, il diritto al rimborso spetta esclusivamente al soggetto che ha materialmente eseguito il pagamento (il ‘solvens’), in quanto è colui che ha subito il depauperamento patrimoniale.

Se più soggetti sono obbligati in solido a pagare un’imposta, possono tutti chiedere il rimborso?
No. Anche in presenza di un’obbligazione solidale, la legittimazione a chiedere il rimborso è riconosciuta solo al coobbligato che ha effettivamente versato la somma all’erario.

Essere il destinatario di un successivo accertamento fiscale su una somma già tassata dà diritto a chiedere il rimborso della prima imposta?
No. Il diritto a chiedere il rimborso di un’imposta (in questo caso, di registro) è legato unicamente a chi ha effettuato il pagamento originario. Un successivo atto impositivo (ad esempio per l’IVA) a carico di un altro soggetto non trasferisce a quest’ultimo la legittimazione a chiedere il rimborso della prima imposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati