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IVA su accise energia: quando è dovuta l’imposta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24139/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di IVA su accise energia. L’imposta sul valore aggiunto non è dovuta sulle accise per la fornitura di energia elettrica se il fornitore non ha effettivamente trasferito tale costo sul consumatore finale. Nel caso specifico, l’Agenzia delle Entrate richiedeva a una società energetica il pagamento dell’IVA su accise non versate, ma la Corte ha respinto la pretesa, sottolineando che l’onere della prova della traslazione dell’imposta grava sull’Amministrazione finanziaria.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

IVA su accise energia: quando è dovuta secondo la Cassazione

La questione del calcolo dell’IVA su accise energia è un tema complesso che tocca fornitori e consumatori finali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale: l’IVA sulle accise è dovuta solo se queste sono state effettivamente ‘traslate’, ovvero addebitate, al consumatore. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore energetico ha ricevuto un avviso di accertamento dall’Agenzia delle Entrate per l’omesso versamento dell’IVA relativa alle accise sull’energia elettrica fornita ai consumatori finali per l’anno 2013. L’importo contestato ammontava a oltre 96.000 euro.

Dopo una prima decisione sfavorevole, la Commissione Tributaria Regionale ha accolto l’appello della società. I giudici di secondo grado hanno stabilito che le accise rientrano nella base imponibile IVA solo a condizione che siano state concretamente trasferite sul consumatore finale. Poiché l’Agenzia delle Entrate non aveva fornito la prova di tale trasferimento, l’avviso di accertamento è stato ritenuto illegittimo per carenza di motivazione.

L’Agenzia ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che le accise dovessero essere sempre incluse nella base imponibile IVA, indipendentemente dalla loro effettiva rivalsa sul cliente.

L’Ordinanza della Cassazione e l’IVA su accise energia

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione di secondo grado e consolidando un principio di diritto fondamentale. La Corte ha ribadito che la base imponibile IVA è costituita dal corrispettivo realmente percepito dal soggetto passivo.

Il Principio della Traslazione dell’Onere

Il punto centrale della decisione è la distinzione tra il diritto di rivalsa e l’obbligo di rivalsa. Per le accise sull’energia, la normativa conferisce al fornitore il diritto, ma non l’obbligo, di addebitare il costo delle accise al consumatore finale.

Di conseguenza, solo se il fornitore esercita questo diritto e l’onere economico dell’accisa viene effettivamente trasferito nel prezzo finale pagato dal cliente, l’accisa stessa diventa parte del corrispettivo e, quindi, entra a far parte della base imponibile su cui calcolare l’IVA.

Le Motivazioni della Decisione sull’IVA su accise energia

La Corte ha fondato il suo ragionamento su normative nazionali ed europee, in particolare sull’art. 78 della Direttiva IVA 2006/112/CE. Tale direttiva stabilisce che nella base imponibile devono essere comprese imposte, dazi e prelievi, ad eccezione dell’IVA stessa. Tuttavia, la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha precisato che deve esistere un legame diretto tra l’imposta (l’accisa) e la cessione del bene (l’energia).

Questo legame si concretizza quando l’imposta diventa un elemento del costo del prodotto venduto, ovvero quando viene pagata dal consumatore finale come parte del prezzo. Se, come nel caso di specie, non vi è prova che l’accisa sia stata addebitata al cliente, non si può sostenere che essa faccia parte del corrispettivo percepito dal fornitore.

In altre parole, non si può imporre al fornitore di pagare l’IVA su una somma (l’accisa) che non ha incassato dal cliente ma che ha sostenuto come costo proprio. Farlo significherebbe tassare un costo anziché un ricavo, snaturando il meccanismo dell’Imposta sul Valore Aggiunto.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione stabilisce in modo chiaro che l’onere di dimostrare l’effettiva traslazione delle accise sul consumatore finale spetta all’Amministrazione Finanziaria. In assenza di tale prova, la pretesa di un’eventuale maggiore IVA su accise energia è infondata. Questa decisione rappresenta una tutela importante per le imprese del settore energetico, chiarendo che l’IVA si applica solo sul valore effettivamente aggiunto e scambiato tra le parti e non su costi che rimangono a carico del fornitore.

Le accise sull’energia elettrica sono sempre incluse nella base imponibile dell’IVA?
No, sono incluse nella base imponibile IVA solo a condizione che il costo delle accise sia stato effettivamente e concretamente trasferito (traslato) dal fornitore al consumatore finale.

Chi deve provare che le accise sono state addebitate al consumatore finale in caso di contenzioso?
L’onere della prova spetta all’Amministrazione Finanziaria. È l’Agenzia delle Entrate che deve dimostrare che il fornitore ha esercitato il suo diritto di rivalsa e ha addebitato le accise al cliente.

La rivalsa delle accise sul consumatore è un obbligo per il fornitore di energia?
No, la sentenza chiarisce che la rivalsa è un diritto del fornitore, non un obbligo. Se il fornitore sceglie di non esercitare tale diritto, l’accisa rimane un costo a suo carico e non entra a far parte della base imponibile su cui si calcola l’IVA.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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