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IVA per cassa: requisiti formali e onere della prova

Un contribuente si è visto negare l’applicazione del regime dell’IVA per cassa a causa di omissioni formali nella dichiarazione IVA e sulle fatture. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni di merito, ha stabilito che i requisiti formali, in particolare quelli dichiarativi, sono essenziali per accedere al beneficio. Il comportamento concludente del contribuente non è sufficiente a sanare la totale mancanza degli adempimenti previsti dalla legge, poiché questi sono necessari per garantire la trasparenza e il controllo da parte dell’Amministrazione finanziaria. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

IVA per Cassa: Requisiti Formali Inderogabili secondo la Cassazione

Il regime dell’IVA per cassa, introdotto per sostenere la liquidità di piccole e medie imprese, permette di posticipare il versamento dell’imposta al momento dell’incasso. Tuttavia, l’accesso a questo beneficio non è automatico e richiede il rispetto di precisi adempimenti formali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 31918/2024) ha ribadito con forza questo principio, chiarendo che il solo comportamento concludente del contribuente non è sufficiente a sanare l’omissione dei requisiti dichiarativi previsti dalla legge.

I Fatti del Caso: Un’Opzione Contesa

La controversia nasce da un avviso di accertamento con cui l’Amministrazione finanziaria recuperava l’IVA su una fattura emessa da un contribuente nell’anno d’imposta 2013. Il professionista riteneva di aver legittimamente applicato il regime dell’IVA per cassa, differendo il pagamento dell’imposta. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, contestava tale applicazione sulla base di diverse inadempienze formali:

* Mancata compilazione del rigo specifico (VE36, col. 2) nella dichiarazione IVA annuale, destinato a comunicare l’opzione per il regime di cassa.
* Omissione sulla fattura dell’annotazione che specificasse l’applicazione del regime speciale e del riferimento normativo (art. 32-bis del d.l. 83/2012).
* Mancata indicazione dell’IVA a debito differita nelle dichiarazioni degli anni successivi.

Nonostante queste mancanze, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione al contribuente, ritenendo che i presupposti oggettivi per l’applicazione del regime sussistessero e che la sua condotta fosse, nel complesso, coerente con la volontà di avvalersene.

La Decisione della Corte di Cassazione e il valore del regime dell’IVA per cassa

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame. I giudici di legittimità hanno sottolineato come i giudici di merito abbiano errato nel sottovalutare l’importanza degli adempimenti formali, considerandoli mere formalità superabili.

Le Motivazioni: L’Importanza degli Adempimenti Dichiarativi

La Corte ha chiarito che i requisiti formali, specialmente quelli da assolvere in sede di dichiarazione annuale, non sono un orpello burocratico, ma costituiscono l’essenza stessa dell’opzione per un regime fiscale derogatorio come quello dell’IVA per cassa. La ratio di tali obblighi è consentire all’Amministrazione finanziaria di avere un quadro chiaro e immediato delle scelte fiscali del contribuente e di esercitare efficacemente la propria funzione di controllo.

Nello specifico, la Cassazione ha evidenziato due errori fondamentali nella decisione impugnata:

1. Errata valutazione delle prove: La corte d’appello aveva affermato che la fattura contenesse le annotazioni necessarie, un’affermazione contestata dall’Agenzia e che, secondo la Cassazione, potrebbe configurare un travisamento della prova.
2. Mancata considerazione della totalità degli obblighi: Anche a voler prescindere dalla fattura, i giudici di merito non hanno dato il giusto peso alla mancata compilazione della dichiarazione IVA del 2013 e alle omissioni nelle dichiarazioni successive (2014 e 2016). Questi adempimenti sono considerati cruciali e la loro totale omissione non può essere sanata da un generico ‘comportamento concludente’.

In sostanza, per la Suprema Corte, sebbene il comportamento del contribuente sia un elemento da valutare, esso deve essere ancorato all’osservanza di almeno alcune delle formalità richieste. La completa inerzia dichiarativa svuota di significato l’opzione e ne impedisce il riconoscimento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Professionisti e Imprese

La sentenza rappresenta un importante monito per tutti i contribuenti che intendono avvalersi del regime dell’IVA per cassa. Ne emerge che:

* Gli adempimenti formali non sono facoltativi: La compilazione corretta della dichiarazione IVA e l’indicazione in fattura sono passaggi obbligati e fondamentali per esercitare validamente l’opzione.
* La coerenza non basta: Non è sufficiente agire ‘come se’ si fosse scelto il regime di cassa. La volontà deve essere manifestata nelle forme e nei modi previsti dalla normativa.
* L’onere della prova è a carico del contribuente: Spetta a chi vuole beneficiare del regime speciale dimostrare di aver rispettato scrupolosamente tutte le prescrizioni normative, sia sostanziali che formali.

Questa pronuncia rafforza il principio di certezza del diritto e di leale collaborazione tra fisco e contribuente, ricordando che l’accesso a regimi fiscali di favore è subordinato a una trasparenza e a una diligenza che non ammettono scorciatoie.

È sufficiente un comportamento concludente per applicare il regime dell’IVA per cassa?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, sebbene il comportamento del contribuente sia un elemento di valutazione, non può sopperire alla totale omissione dei requisiti formali obbligatori, come la corretta compilazione della dichiarazione IVA.

Quali sono gli adempimenti formali ritenuti essenziali per il regime dell’IVA per cassa?
La sentenza sottolinea l’importanza cruciale di comunicare l’opzione nella prima dichiarazione annuale IVA successiva alla scelta, compilando gli appositi campi del modello (quadro VE), oltre a riportare la specifica annotazione sulle fatture emesse e a gestire correttamente il debito IVA differito nelle dichiarazioni future.

L’omessa compilazione del quadro VE della dichiarazione IVA impedisce l’accesso al regime agevolato?
Sì. Secondo la Corte, la mancata compilazione del quadro VE (nello specifico, il rigo 36, col. 2) è un’omissione grave che, insieme ad altre inadempienze, rende illegittima l’applicazione del regime dell’IVA per cassa, in quanto impedisce all’Amministrazione finanziaria di venire a conoscenza della scelta operata dal contribuente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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